FALCONIERI
Famiglia ad ampio sviluppo consortile, probabilmente originaria di Fiesole ed affermatasi in Firenze fin dagli inizi del sec. XIII, di orientamento guelfo e così "possente casa di popolo" da esser compresa fra quelle dei "grandi" di Firenze le cui discordie provocarono i provvedimenti di Giano Della Bella (G. Villani, Cronica, VIII, capp. 1 e 39). Insediati nel quartiere di S. Giovanni, sesto di Por S. Piero, i F. furono tra i maggiori protagonisti della vita politica fiorentina nella seconda metà del Duecento e nei primissimi anni del Trecento.
Cambio di Guido, consigliere nel 1251 e degli Anziani nel 1254, fece parte dell'ambasceria inviata da Firenze al papa Alessandro IV nel 1259 e fu uno dei capitani dell'esercito fiorentino nella prima spedizione di Montaperti. Chiarissimo fu consigliere nel 1256; Guido di Cambio di Guido e Geri di Tuccio lo furono nel 1278. Nel 1282 conseguì il priorato Falco; furono poi priori Bandino di Cambio nel 1283-1284, e nel 1286 e nel 1290; Forese nel 1284; Cambio di Forese nel 1287; Gaddo di Forese nel 1292, nel 1299-1300 e nel 1301; Guido di Forese nel 1301. Questi stessi ed altri membri della famiglia parteciparono ad ambascerie e ricoprirono numerose cariche all'interno e all'esterno della città. Così, ad esempio, il membro più noto della famiglia, il già citato Bandino, genero di Folco Portinari, oltre che priore fu consigliere nel 1282, nel 1285, nel 1291, nel 1293 e nel 1301, fu podestà di Bergamo nel 1294 e fece parte di una missione diplomatica in Lombardia nel 1296. Schieratisi all'inizio del Trecento con la parte bianca, i F. persero gradatamente peso politico; per tutto il resto del Trecento, infatti, subirono ripetute proscrizioni e ottennero solo una volta il priorato. Nel corso del Quattrocento ottennero il priorato appena quattro volte e conseguirono per una volta soltanto, nel 1498, il gonfalonierato.
Le fortune economiche della famiglia si fondarono sulla mercatura e sulla banca. Dediti (insieme con compagnie come quelle degli Spini, dei Peruzzi e degli Antella) a complesse operazioni di scambi mercantili, di prestito, di deposito e di trasferimento di denaro a livello internazionale fin da prima della metà del Duecento, i F. appaiono ancora in posizioni di rilievo negli ultimi anni del secolo. A partire almeno dal 1235 essi risultano iscritti all'arte di Calimala nella quale ricopersero posizioni di rilievo: il già ricordato Guido di Cambio di Guido fu dei consoli di quest'arte nel 1278 e nel 1281; e Cambino lo fu nel 1292. L'adesione all'arte del cambio di alcuni membri della famiglia è rivelatrice, tuttavia, di un precoce allargamento degli interessi della casata al settore finanziario. Particolarmente attivo nel commercio dei panni, fin dall'inizio del secolo, fu Chiarissimo, venuto a morte intorno al 1265: a lui era intitolata una compagnia nel 1256. Nel quinto decennio del Duecento i F. avevano una filiale a Bologna e di qui, in collegamento, fra gli altri, con i Pepoli, operavano nelle fiere di Champagne. Una "apotheca" dei F. è attestata a Firenze nel 1260. Stretti legami con l'Inghilterra (dove essi, alleati ai Bardi, ai Frescobaldi, ai Mozzi e ai Cerchi neri, erano rappresentati dal citato Cambino), con le Fiandre (fiere di Ypres) e con famiglie principesche europee sono testimoniati fra l'ottavo e il nono decennio del secolo. Per quanto riguarda l'Italia, nel 1276 i F. ricevettero denaro in deposito da Obizzo (II) d'Este e nel 1282 parteciparono a prestiti al pontefice Martino IV. A Firenze ebbero rapporti economici con la Parte guelfa e risultano esser stati assai attivi nel ventennio 1280-1300. Non pochi dei F. operarono in Francia nello stesso periodo, come quel Tuccio che nel 1289 è testimoniato in Alvernia e a Cahors a fianco di Cepparello Dietaiuti, il ser Ciappelletto del Boccaccio; o come quel Nerino che nel 1299-1300 era in Provenza; o come quel Guido che, sempre verso la fine del Duecento (1296-1300), risiedeva a Parigi ed era tassato per cifre che lo collocavano ai vertici della colonia dei "lombardi". Guido si muoveva, anche, e soprattutto, al servizio delle finanze regie, in un'area che si estendeva dalla Champagne alla Normandia e alla Provenza, in collegamento con i Franzesi, con Baldo Fini, altro banchiere fiorentino, e soprattutto, con il lucchese Bettino Cassinelli, maestro della Zecca sotto Filippo il Bello. Ancora nel 1322 un Cionaccio viveva in un castello di sua proprietà nella diocesi di Carpentras.
Legati politicamente alle maggiori famiglie del popolo grasso, ma anche alleati, per via di matrimoni, ad alcune casate magnatizie, i F. non ebbero difficoltà ad inserirsi, oltre che nelle corti regie, anche presso la Curia papale, agendo, per lo più, all'interno di "cartelli" di mercanti e di società di cui non erano eponimi. I registri pontifici testimoniano ad esempio di due ingenti prestiti, il primo di 16.000, il secondo di 20.000 fiorini, che Forese, insieme con altri finanzieri, fra cui spiccano i Franzesi, concesse, intorno al 1295-96, rispettivamente ai cluniacensi ("pro negotiis apud Sedem apostolicam promovendis et expediendis") e, su richiesta di Bonifacio VIII, al re di Sicilia Carlo II d'Angiò: a rimborso di quest'ultimo prestito furono assegnati ai banchieri fiorentini i frutti delle decime di numerose diocesi italiane. Fu in qualità di socio dei Mozzi che il già ricordato Cambino partecipò, nel 1298, a due prestiti (uno di 12.000 fiorini, garantito su beni dei templari, ed uno di 10.000, garantito su beni dei cluniacensi) per il finanziamento della guerra contro i Colonnesi e, nel 1302, a un prestito di 1.000 fiorini a favore del vescovo di Worcester.
Le fortune finanziarie dei F. (d'altronde giudicati dal Masi "banchieri, ma di poca entità") sembrano declinare con il sec. XIV, anche se essi, forti di un cospicuo patrimonio immobiliare urbano, e, fra l'altro, proprietari di ampi tiratoi, rimasero attivi nel commercio della lana: nel 1333, ad esempio, Piero era impegnato a ottenere la consegna di una partita di lana dall'Inghilterra attraverso le Fiandre, la Germania e le Alpi.
I servizi finanziari resi alla Sede apostolica aprirono anche ai F. la strada per la carriera ecclesiastica di Curia: fu il caso, ad esempio, di Falconieri di Giovanni che, chierico e familiare di Iacopo Caetani, cardinale di S. Giorgio in Velabro, nel 1325 ottenne un canonicato nella cattedrale di Palencia, in Spagna; e di Niccolò, che nel 1324 era in Inghilterra come rettore di una chiesa nei pressi di Cambridge. I legami con la Chiesa risultano comunque già molto stretti nel corso del sec. XIII. I F. erano stati tra i finanziatori della costruzione della chiesa e del monastero della Ss. Annunziata di Firenze (nel cui cortile fu murato il loro stemma) e, d'altro canto, donne della famiglia erano state accolte nell'aristocratico convento di S. Iacopo di Ripoli. Potrebbe esser per questo non del tutto priva di fondamento la tradizione, risalente al sec. XV, secondo la quale sarebbero appartenuti alla loro famiglia i santi Alessio e Giuliana Falconieri.
Ritenuto fratello di Chiarissimo e morto più che centenario nel 1310, Alessio fu uno dei sette fondatori dell'Ordine dei servi di Maria: beatificato nel 1717, fu dichiarato santo nel 1888. Giuliana, pretesa figlia di Chiarissimo, fondò nel 1305 le Mantellate, il terz'Ordine femminile dei servi di Maria. Venerata nella chiesa fiorentina della Ss. Annunziata, fu canonizzata nel 1737.
In età moderna altri uomini di Chiesa (fra cui due cardinali) appartennero ad un ramo della famiglia trasferitosi a Roma agli inizi del secolo XVII. I F. si estinsero in Firenze all'inizio del secolo XIX.
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