FALERA
In latino questo nome è usato solamente al plurale (phalerae). Le f. sono dischi metallici spesso lavorati a rilievo, con funzione ornamentale. Gli antichi le usavano molto, sia per assicurare, sia per ornare le bardature dei cavalli. In Grecia (ϕάλαρα) si riconoscono su rilievi pergameni, su vasi dipinti, nel mosaico pompeiano di Alessandro, e sono ricordate nelle fonti (Herod., i, 215; Eurip., Suppl., 586; Xen., Hell., iv, 1, 39; Polyb., xxxi, 3, 6; Athen., xii, 550 a; Pollux, On., x, 54). Anche in Roma erano molto usate (Plut., Sert., 19; Liv., xxx, 17: equi phalerati; xxxii, 52: f. argentee; Apul., Met., x, 18; f. in oro). Quattro f. argentate da Xanten sono nel British Museum, del diametro di cm 10,5, decorate con busti e a niello; una reca l'iscrizione Plinio praefec. Le possiamo vedere riprodotte principalmente sui monumenti funerari dell'esercito romano. Spesso queste f. venivano donate ad amici e a guerrieri valorosi, ed in Roma, al tempo di Polibio, si donavano al cavaliere che avesse riportato le spoglie di un nemico ucciso.
Tra i dona militaria troviamo infatti ricordate: torques, armillae, phalerae (Salì., Iug., 85, 29; Verg., ix, 458; Suet., Aug., 25; Tac., Hist., i, 57: balteos phalerasque insignia armorum argento decora; Sil. It., Punica, xv, 251 ss.: phaleris hic pectora fulget) Scipione a. 146; Gell., ii, 11: L. Sicinius Dentatus aveva ricevuto 25 falere). Nell'età imperiale romana le f. venivano concesse, oltreché ai soldati singoli, anche ad ali e coorti. Sui monumenti romani le vediamo rappresentate, normalmente, in numero di nove: erano disposte su tre linee, assicurate alle corregge incrociate sulla corazza, e sempre poste negli angoli. Venivano pure disposte sulle insegne di reparti decorati. Erano già usate in età preromana, come dimostrano alcune f. trovate in Abruzzo appunto negli strati preromani. Queste sono in bronzo, decorate con minuti disegni graffiti o traforati. Quelle del periodo romano sono conosciute in originali e in riproduzioni su monumenti funerari.
Come fossero collocate le f. ci indicano bene le celebri f. argentee di Lauersfort, in Renania, conservate nell'Antiquarium di Berlino. Le placche sono nove, secondo il numero già indicato: sono decorate con motivi figurati a sbalzo, molto rilevati. Otto di esse sono discoidali, una è semilunata. Questa presenta una decorazione con un duplice corpo di sfinge alata con unica testa; delle altre otto una rappresenta una maschera di Medusa, un'altra una maschera leonina. Un'altra ancora è decorata con un busto di satirello: sul rovescio è inciso il nome dell'ufficiale cui tutte quelle decorazioni appartenevano e cioè M. Flavi Festi. Sul rovescio di ciascuna placca si legge la parola Medami, che pare sia il nome dell'orafo.
Inoltre vanno ricordate le f. scolpite sulla famosa stele sepolcrale del centurione M. Celio, morto nel 9 d. C., durante la campagna di Varo. Il petto del centurione è fregiato di cinque f. di cui una, quella centrale, è decorata con una maschera di Medusa, altre due con maschere dionisiache. Dietro le spalle dello stesso centurione sono scolpite altre due f. a testa leonina. E questo motivo lo si può ritrovare su numerosissimi monumenti funerarî ritrovati in Germania.
Le f. che servivano per ornamento di cavalli erano naturalmente più semplicemente decorate; ad esempio, a cerchi concentrici. F. di questo tipo sono conservate nel Museo Carnuntino di Bad Deutsch-Altenburg, e provengono da Carnuntum. In alcuni monumenti sepolcrali più modesti sono rappresentate solamente le f., in maniera schematica, come simbolo del personaggio ivi onorato, senza la figura del personaggio stesso.
Bibl.: E. Saglio, in Dict. Ant., IV, p. 425, s. v. Phalerae; A. Reni, De phaleris et de argenteis earum exemplis, 1860; O. Jahn, Die Lauerfsforter Phalerae, Bonn 1860; Dognée, Les phalères des guerriers romains, Caen 1867; L. Lindenschmit, Tracht und Bewaffung der öm. Heeres während der Kaiserzeit, 1882; A. v. Domaszewski, Die Fahnen in römischen Heere, 1885; H. Hofmann, Rom. Militärgrabsteine der Donauländer, 1905; P. Steiner, Die dona militaria, in Bonner Jahrbücher, CXIV-CXV, 1906, p. 12 ss.; F. Matz, Die Lauersforter Phalerae, in 92. Winckelmannspr., 1932; Fr. Lammert, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, cc. 1659-1662, s. v. Phalerae; S. Reinach, Rép. Rel., I, p. 176 ss.; Germania Romana, Bamberga 1944, 30, fasc. 3° e 5°.