FALERII NOVI
. Quando nel 241 a. C. i Romani distrussero Falerii (v. falerii veteres) e ne deportarono gli abitanti in località meno forte naturalmente, fu scelto all'uopo un punto a 6 km. dall'antica città oltre il profondo Fosso Maggiore, sulla via Amerina, diverticolo della Flaminia. Questa città ha conservato il vecchio nome leggermente alterato, collegato alla chiesa romanica del XII secolo (della quale si ammirano tuttora le belle rovine), di S. Maria di Fàlleri. La località, abbandonata nel Medioevo, corrisponde alla Falerii Novi romana. La cinta muraria (metà del sec. III) pressoché intatta, di forma trapezoidale, misura 2108 metri di circuito, ed è il più bell'esempio di fortificazione di quel periodo. Da un lato un fiumicello, detto ora Rio del Purgatorio, forma una profonda valle, dall'altro le mura si innalzano sulla pianura e sono visibili dalla linea Roma-Civita Castellana-Viterbo. Si riconoscono circa 50 torri e 9 porte, fra le quali notevoli quelle dette di Giove (ad occidente) e del Bove (a scirocco). L'interno della città fu appena saggiato e meriterebbe una totale esplorazione; vi si segnalarono resti del teatro e del foro; mentre fuori delle mura si riconosce l'area dell'anfiteatro. Notevole è anche la rete stradale che si può riconoscere nel prossimo territorio, con ponti, tra i quali perfettamente conservato quello tra Falerii Novi e Sutri, dalla Via Amerina. In tutti i dintorni e specialmente lungo la strada tra Falerii Novi e Falerii Veteres, vi sono avanzi di tombe monumentali a camera, scavate nella roccia. Fra il 1885 e il 1891 fu rivelato tutto il territorio falisco; ma il lavoro è rimasto sospeso e inedito. Anche dopo il 219 Falerii conservò il suo foedus con Roma, ed ebbe allora come magistrati dei praetores. Dopo la guerra sociale divenne municipio ed ebbe come magistrati supremi i quattuorviri.
Bibl.: L. Canina, Antica Etruria marittima, I, Roma 1846, tavv. XII-XV; A. Della Seta, Italia antica, 2ª ed., Bergamo 1927, fig. 206, p. 199 (porta detta di Giove); G. Dennis, Cities and cemeteries of Etruria, Londra 1883, s. v. Ducati, Storia dell'Arte Etrusca, Firenze 1927, fig. 409; Studi Etruschi, I, p. 467, tav. LXIII e LXVII a.