Vedi FALERII NOVI dell'anno: 1960 - 1994
FALERII NOVI (v. vol. IIIl, p. 569)
Benché l'area urbana e le immediate vicinanze siano state oggetto di nuovi scavi (1968-1970, 1988), le conoscenze sulla città restano parziali. Una più accurata lettura delle fonti epigrafiche ha permesso di ricostruire, almeno in parte, la vita civile, religiosa ed economica di Falerii Novi.
Soddisfatta la primaria necessità della defensio con la costruzione delle mura (verosimilmente 240-230 a.C.), il centro abitato, impostato secondo uno schema ippodameo ad assi ortogonali N-S/E-O (di cui restano tracce), si sviluppò obbedendo alle consuete esigenze della religio (edifìci di culto) e della opportunitas (acquedotto, rete fognaria, foro, portici, terme, ecc.). Se si eccettua il testo con grafia sinistrorsa, oggi perduto, incluso nel mosaico pavimentale di un'edicola appaltata dai pretori della colonia alla fine del III sec. a.C. (CIL, XI, 3156a = Supplemento. Italica, I, p. 122), tutte le fonti monumentali ed epigrafiche note indicano che uno; sviluppo urbanistico importante si ebbe a conclusione delle guerre civili del I sec. a.C. Tali fonti registrano qualche ulteriore intervento nel corso dell'impero. Il teatro presenta almeno due fasi costruttive: la prima ascrivibile forse al II sec. a.C., con largo impiego di peperino nella cavea (sorretta da muri radiali) e nell'orchestra, e ima seconda, giulio-claudia, consistente in restauri in laterizio, e nel rifacimento del podio e della scena con colonne corinzie di marmo bianco, africano, giallo antico; delle sculture ornamentali si conservano due Sileni dormienti (Louvre), che abbellivano altrettante fontane, e una grande statua muliebre con cornucopia (Berlino). L'anfiteatro, edificato extra moenia con blocchi di tufo, forse nell'ultimo quindicennio del I sec. a.C., da una coppia di patroni (un Priscus e un anonimo centurione primipilo della Legio IX Hispana: CIL, XI, 3112 e 3122), ha le dimensioni di m 54,3 x 32,7. Appaiono incerti l'originaria destinazione (curia?) e i successivi impieghi (sede dei magistri augustales?) del grande edificio pubblico recentemente messo in luce all'incrocio fra cardo e decumanus, a ridosso dell'area del foro.
Altre costruzioni sono note da epigrafi, ma restano prive di ubicazione: a un edificio di culto a pianta circolare sembrano appartenere le antefisse con la pòtnia theròn (Louvre) e un bel busto votivo femminile di terracotta (disperso, già Collezione Campana); tempia e porticus restaurati o costruiti da Gaio Mammio (CIL, XI, 3124, età augustea); una cella caldana costruita da C. Nummius Verus sotto Traiano e facente forse parte delle locali terme (rimane un enigma l'eventuale connessione con l'epigrafe [ex the]rmis Falerianis incisa sopra un piedistallo di statua trovato a Roma: CIL, VI, 29806), probabilmente le stesse viste da Garrucci, nelle quali, tra la fine del III e il IV-V sec., furono eseguiti lavori col reimpiego di lastre contenenti le dediche a Gallieno; il portico innalzato nel II sec. a spese del quattuorviro C. Iulius Severus (CIL, XI, 3123). Lavori di manutenzione stradale hanno interessato in varie epoche sia la Via Augusta nel tratto extramuraneo, fra la porta occidentale, detta Cimina, e quella meridionale nota come Annia, sia la Via Sacra (cfr. CIL, XI, 3126, 3188). Di incerta datazione (I-II sec.) è il frammento anonimo che ricorda l'opera di ricostruzione dalle fondamenta e di arredo di un edificio sacro cadente, aedes o aedicula (CIL, XI, 3137).
Altri frammenti non sono collegabili a specifici monumenti: p.es. il grande (cm 90 x 190) bassorilievo di Palazzo Primoli, notevole per il pregio artistico e la rarità del tema compositivo, o la statua loricata dell'Ermitage (sono perdute la Venere e l'Esculapio citati dall'umanista Martin de Smet).
Imponenti necropoli affiancano l'abitato verso S ed E nelle località Tre Camini e Pratoro. Talune tombe gentilizie sono scavate interamente nel tufo e talvolta dotate di un portico anteriore. Numerosi sono anche i mausolei d'epoca imperiale, lungo le strade e a ridosso delle mura nei tratti Ν ed E.
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