FALERIO (etnico Faleriensis)
Città del Piceno meridionale, oggi Falerone, sulla sinistra del fiume Tenna, a circa 20 miglia dall'Adriatico, sulla via che da Asculum conduceva ad Urbs Salvia, nella regione V Augustea.
Menzionata da Plinio (Nat. hist., iii, 13), e dal Liber Coloniarum (p. 256), ha l'etnico Falerienses e Falerionenses.
Colonia, secondo il Mommsen sarebbe stata fondata da Augusto dopo la battaglia di Azio. Era iscritta alla tribù Velina. Come magistrati conosciamo i II viri, aediles (quattorviri et decuriones dal rescritto di Domiziano dell'82 d. C.) ed il quaestor publicae pecuniae ed il suo Senato con i decuriones. Tra i sacerdoti sono presenti gli augures, il flamen Augusti, l'haruspex ed una sacerdos divae Faustinae.
L'antica città si stendeva sul luogo dell'attuale frazione Piane di Falerone a circa km 1,500 dall'odierna Falerone, ed occupava un perimetro di oltre due miglia; il terreno è in leggero pendio al centro di un territorio densamente abitato sin dall'età picena, come è attestato dalle necropoli di Belmonte Piceno, di Montegiorgio, Penna S. Giovanni, facenti corona all'ubertosa piana.
Cospicui sono gli avanzi monumentali, tra i quali il teatro costruito nel 43 d. C. e successivamente ampliato, da considerarsi tra i monumenti meglio conservati della regione; ed a circa m 300, verso O, l'anfiteatro, di cui resta un notevole tratto del settore di N-E.
La strada provinciale faleriense segna ancora, con lievi spostamenti, la direttrice del decumanus mentre un viottolo tortuoso tra i due monumenti suddetti indica il tracciato dell'arteria principale, il cardo, da identificarsi con molta probabilità con la Via nova (iscrizione C. I. L., ix, 5438) che, lastricata nel 119, dalla sommità del Vico Lungo, ed in linea retta, passava attraverso il Foro pecuario andando sino all'arco congiunto al Campidoglio. Sono visibili nella strada del Pozzo gli avanzi di un serbatoio pressochè rettangolare chiamato volgarmente "Bagno della Regina" e poco lontano si hanno i resti di una cisterna.
Da un'iscrizione sappiamo che il territorio era limitato da quello di Fermo e che ricevette una colonia di veterani sotto Augusto. Fu sede vescovile. Negli anni 492-6 troviamo menzionato un anonimo Episcopus Falerionensis.
Bibl.: C. I. L., IX, p. 517, nn. 5420-5518; E. H. Bunbury, in Smith, Dict. of Greek and Roman Geography; Nissen, Italische Landeskunde, 1902, II, p. 423; E. De Ruggiero, Diz., s. v.; C. Hülsen, in Pauly-Wissowa, VI, 1909, c. 1971, s. v.; G. De Minicis, Memoria sopra il Teatro ed altri Monumenti dell'antica Faleria nel Piceno, Falerone 1910; P. Bonvicini, Il teatro ed altri monumenti di F. Picena, in Studia Picena, XXII, 1954.