FALLOUX, Alfred-Pierre, conte di
Uomo politico francese, nato ad Angers il 7 maggio 1811, morto a Parigi il 6 gennaio 1886. Crebbe in un ambiente eminentemente cattolico; e dei principî fin d'allora da lui professati diede saggio con due opere: Histoire de Louis XVI (Parigi 1840) e Histoire de saint Pie V pape (ivi 1846), e con scritti dati a luce nelle Annales de charité. Nel 1846 fu eletto deputato per il dipartimento della Maine-et-Loire, sedendo naturalmente all'estrema destra, senza che questo gl'impedisse, dopo la rivoluzione del febbraio 1848, di accettare il nuovo regime repubblicano, invitando altresì i suoi amici politici a imitare il suo esempio. Nell'elezione a deputato per l'assemblea costituente riuscì ultimo in una lista di tredici. Relatore nella questione degli ateliers nazionali, dei quali invocò l'immediato scioglimento, fu più tardi uno dei più energici sostenitori della spedizione francese contro la repubblica romana, promossa dal ministero Odilon-Barrot, del quale egli faceva parte come ministro dell'Istruzione pubblica; e sembra che i suoi consigli influissero molto sul principe Luigi Napoleone, presidente della repubblica, per indurlo a darvi esecuzione. Durante il suo ministero, che ebbe dieci mesi di vita (20 dicembre 1848-30 ottobre 1849), il F. preparò la legge sul pubblico insegnamento che reca il suo nome, per quanto fosse resa esecutiva dal suo successore. Riuscito eletto all'assemblea legislativa, il F. prese viva parte alle discussioni parlamentari, specialmente criticando la politica del presidente, da cui si era allontanato, non approvando le nuove direttive di lui nei riguardi del pontefice. Non fu però troppo perseguitato dopo il colpo di stato del 2 dicembre, e visse ritirato dalla vita politica nei suoi possedimenti, attendendo a studî storici e talvolta polemici in favore del potere temporale del papa. Scrisse infatti: Mad. Swetchine, sa vie et ses øuvres (Parigi 1859); Question italienne, du devoir dans les circonstances actuelles (id. 1860); Convention du 15 septembre (id. 1864); Itinéraire de Turin à Rome (ivi 1865), ecc. Nel 1856 era entrato all'Académie, succedendo al Mole; nel 1869 si presentò candidato alle elezioni a deputato, ma non riuscì, e in quelle dell'anno successivo fu pure soccombente. Caduto l'impero, fu di quel gruppo che propose al conte di Chambord il riconoscimento del tricolore (1872), provocando l'esasperazione dei legittimisti puri. E poiché conservò sempre il suo umore di polemista, quando gli fu attribuita la paternità della lettera del Dupanloup al conte di Chambord (1873), egli insorse a dichiarare che era un legittimista provato, ma non già intransigente né cieco. Negli ultimi suoi anni di vita il F., che aveva quasi rotto qualunque relazione col partito politico al quale aveva per tanti anni appartenuto, polemizzò col vescovo d'Angers, che volle colpirlo della scomunica minore; se non che, il nunzio pontificio a Parigi ebbe l'accortezza di dichiararla come nulla e non avvenuta. Dopo la morte furono pubblicati i suoi Mémoires (Parigi 1883).
Bibl.: E. Veuillot, Le comte de F. et ses mémoires, Parigi 1890; M.-C.-A. De Meaux, Éloge de M. de F., Parigi 1888; Dorlisheim, Le comte de F., Parigi 1904; H. Michel, La Loi F., 4 janvier 1849, Parigi 1906.