falsificare
Il significato proprio del verbo è quello di " contraffare "; f. ha costruzione riflessiva (usando la quale s'introduce con ‛ in ' il termine che indica la forma che assume chi si contraffà), oppure è costruito con in sé (allora è all'accusativo il personaggio che si imita contraffacendolo).
La prima costruzione ricorre in If XXX 41, ove di Mirra si dice che riuscì a farsi amare incestuosamente dal padre falsificando sé in altrui forma (si noterà di passaggio che Ovidio [Met. X 439] allude solo al fatto che Mirra espose al padre i suoi sentimenti come parlando di un'altra persona: " nomine mentito veros exponit amores "); la seconda al v. 44 del medesimo canto, dove si dice che Gianni Schicchi acconsentì a falsificare in sé Buoso Donati, / testando e dando al testamento norma, e assicurandosi come compenso la più bella cavalla dell'armento dei Donati.
Ha invece il senso di " indurre in errore ", in Cv IV I 7, ove si parla della falsa oppinione che si crea nella gente a forza di sostenere la tesi errata che la nobiltà si trasmetta per nascita: errore che per mala consuetudine e per poco intelletto era tanto fortificato, che [l'] oppinione, quasi di tutti, n'era falsificata.
Il significato opposto di " dimostrare erroneo ", " confutare ", è in Pd II 84, dove, parlando delle macchie della luna, Beatrice, respinta la prima di due ipotesi prese in esame, si accinge a confutare la seconda: Questo non è: però è da vedere / de l'altro; e s'elli avvien ch'io l'altro cassi, / falsificato [cioè sommerso / nel falso, vv. 61-62] fia lo tuo parere.