falso
Ha numerosissime occorrenze, e copre un campo semantico assai vasto. E adoperato sia come attributo che come predicato; talvolta anche come sostantivo.
Significa " non vero ", " erroneo ", in Cv IV Le dolci rime 15 giudicio falso e vile, così commentato: falso, cioè rimosso da la veritade, e vile, cioè da viltà d'animo affermato e fortificato (II 14); e ancora: io così li giudico falsi e vani (XV 18), ove per vani, che compare in Le dolci rime 75, vale la spiegazione sanza midolla di veritade (XV 10). Si rileverà anche l'iterazione sinonimica di Cv IV XIV 15 ragione... falsa ed erronea (e si ricorderà Le dolci rime 45-46 fu... in diffinire errato, con riferimento all'opinione di Federico II, per il quale la nobiltà sarebbe antica possession d'avere / con reggimenti belli (vv. 23-24), e l'equivalenza dei vv. 42-43 prima dice non vero, / e, dopo 'l falso, parla non intero, nonché l'opposizione di Pd VI 21 tu vedi / ogne contradizione e falsa e vera.
L'aggettivo ha lo stesso significato in Vn XXV 1, Cv IV Le dolci rime 76 (ripreso in XV 8), III 9, VIII 6 (due volte) e 7, X 4, XV 5, 7 e 12, XVI 6 (3 volte), in cui è adoperato con valore predicativo; Rime LXXXIII 31, Cv I XI 4, IV IX 6, X 5, e Pd XIII 119, con valore attributivo. È sostantivo in Cv I II 10, IV Le dolci rime 47, II 15 (tre volte) e 16. Spesso è unito a ‛ opinione ': Cv I XI 5, III III 12, V 7 (Queste oppinioni sono riprovate per false, che ritorna quasi identico in IX 10), IV Le dolci rime 37 (ripreso in VII 2), I 7, XV 1, XVI 1(falsissima e dannosissima oppinione). Si parlerà così di falsa matera di dubbio, quando non s'intuisce la pur inoppugnabile verità di un fatto perché le sue ragioni non si attingono (Pg XXII 29) e di falso imaginar che equivale insomma a " preconcetto erroneo " (Pd I 89); vi è la preziosità di una contrapposizione concettosa in Pg XV 117, ove si parla del rientrare in sé di D. dopo una visione estatica, della cui natura, illusoria sul piano dei sensi ma vera su quello concettuale, egli prende coscienza: io riconobbi i miei non falsi errori. Con valore sostantivale, oltre che in alcuni luoghi su indicati, ricorre con particolare efficacia in Pd II 62, ove Beatrice può annunciare a D., a proposito delle sue ipotesi sulle macchie lunari: Certo assai vedrai sommerso / nel falso il creder tuo, per cui valga un rinvio a ‛ falsificare '. Sembra avere invece piuttosto il senso di " ingiusto ", in Cv I XI 4, per la sua opposizione a ‛ diritto ': colui che è cieco del lume de la discrezione sempre va nel suo giudicio secondo il grido, o diritto o falso.
Significa " deludente " " illusorio ", in Pg XXX 131, ove si parla di imagini di ben... false, / che nulla promession rendono intera, raggiungendo l'aggettivo il campo semantico di ‛ fallace ' (v.): cfr. XXXI 35 e Pd I 135, oltreché Detto 107; " ingannevole " è il senso dell'aggettivo in falso veder (If II 48), locuzione che indica ciò per cui un cavallo può adombrarsi.
Significa " bugiardo ", " mendace ", nell'iterazione sinonimica di If I 72 (vi si fa parola degli dèi falsi e bugiardi, per aver creduto nei quali Virgilio si trova all'Inferno), oltreché in Cv I II 8, ove si parla di falsa testimonianza; equivale a " mentire " la locuzione dire f. ' (Cv I II 10 e If XXX 115). A " finto " equivale in Fiore LXIX 7: qui si parla dei falsi sembianti con cui soltanto si può vincere Malabocca, donde la scintillante ripresa di CXXXI 10, ove si rappresenta Falsembiante che, assunti l'aspetto e le vesti di un uomo di chiesa, chiede ospitalità proprio a Malabocca, il quale conobbe ben Sembiante, / ma non ch'e' fosse Falso (risonanza ben diversa ha invece il parlare di D. in If XVIII 49 O tu che l'occhio a terra gette, / se le fazion che porti non son false, / Venedico se' tu Caccianemico). Il termine si specifica nel senso di " impostore ", " truffatore ", " disonesto ", laddove si sostiene che nel giudicare sé stesso ciascuno ha nel suo giudicio le misure del falso mercatante, che compera con l'una e vende con l'altra (Cv I II 9); la stessa accezione ha in If XXX 97, ove s'indica come la falsa ch'accusò Gioseppo (si noti l'uso sostantivale al femminile) la moglie di Putifarre, e al verso successivo si parla del falso Sinon greco di Troia; in Cv IV XII 4 e 5 con false traditrici si allude alle ricchezze, che vengono definite false meretrici, piene di tutti difetti (§ 8). Cfr. ancora falsi profeti (IV XVI 10, traduzione da Matt. 7, 15); falsi animali, a voi ed altrui crudi (Rime CVI 101).
Questo significato è bene attestato negli autori due e trecenteschi: Bonagiunta, in Molto si fa brasmare 47, esclama: " Strugga Dio li noiosi, / Li falsi iscaunoscenti, / che viven odiosi "; il Compagni (Cron. III 42): " O iniqui cittadini, che tutto il mondo avete corrotto e viziato di mali costumi e falsi guadagni! "; ma prima ancora Arnaut Daniel, in Si.m fos Amors de ioi 41, aveva inveito: " Fals lausengier, fuocs las lengas vos arga "; Bernart de Ventadorn, in Can par la flors josta l vert folh 26, chiama la sua donna " la fausa de mala merce ".
Ha valore anfibologico (" finta " è la vacca di legno e " disonesta " Pasifae che per godere del coito con il toro di Poseidone vi si nasconde), laddove si parla del Minotauro come de l'infamia di Creti... / che fu concetta ne la falsa vacca (If XII 13).
In Fiore CLXII 4 la vecchia definisce gli uomini falsi [cioè " ingannatori "] e rei; in Rime LXXXIII 112 s'impreca contro i falsi cavalier, malvagi e rei: f., cioè solo apparentemente cavalieri, in quanto si oppongono a ‛ leggiadria ', cioè alla nobiltà di costumi.