fame
Sensazione viscerale stimolata dal bisogno del cibo, avvertita a distanza varia dal pasto, dapprima nella forma lieve di appetito, poi in quella definita di f., caratterizzata dal desiderio di cibo, da dolori crampiformi all’epigastrio (morsi della f.), da malessere e debolezza generali che possono culminare nel deliquio. Con sign. più ampio, insufficienza o mancanza di cibo, in conseguenza di particolari condizioni socio-economiche, estesa talora a intere popolazioni, che ha come conseguenza la denutrizione e l’insorgere di malattie varie (➔ atrepsia, carenza, kwashiorkor). Dolori da f.: nei soggetti affetti da malattia ulcerosa, i dolori urenti avvertiti all’epigastrio a stomaco vuoto, che si calmano dopo l’ingestione di cibo.
La sensazione di f. viene mediata da un sistema a feedback molto complesso, attivato da stimoli periferici che agiscono a livello del sistema nervoso. Gli stimoli sono costituiti da molecole-segnale (provenienti soprattutto dall’apparato gastroenterico, ma anche da tessuti differenti) e da fibre del sistema nervoso vegetativo con differenti mediatori (adrenergiche, dopaminergiche, ecc.). I centri nervosi che integrano i segnali di f. si trovano nell’ipotalamo: il nucleo ventromediale, centro della sazietà (la cui asportazione bilaterale provoca iperfagia), e il nucleo ipotalamico laterale, che costituisce il centro della fame (lesioni in quest’area provocano anoressia). Sono coinvolte anche altre strutture cerebrali sottocorticali, quali le amigdale, il sistema limbico e parti del bulbo. Le modificazioni del livello di glucosio nel sangue costituiscono il principale segnale (a una glicemia bassa corrisponde f.), che viene integrato da altre molecole-segnale, come il neuropeptide Y, la leptina del tessuto adiposo e l’ormone gastrico grelina. La sensazione di f. può essere aumentata o inibita da numerosi fattori, quali il livello d’attività fisica, gli stati emotivi, alcune sostanze chimiche. Deviazioni patologiche della sensazione normale di f. sono la bulimia, l’anoressia e la sitofobia.
Il problema della f., o comunque di una carenza alimentare, si pone quando ci si trova di fronte al mancato o insufficiente apporto di tutte o di alcune sostanze necessarie alla vita: le conseguenze della f. abbracciano uno spettro di situazioni che va dalla deficienza cronica al decesso. Se da una parte gli sforzi umani e il progresso sociale tendono a cancellare la f. acuta, rimangono in evidenza casi frequenti e gravi di f. specifica. Forme specifiche, a volte occulte (➔ malnutrizione), di f. sono presenti anche in gruppi umani considerati più avanzati, e ciò sia a causa della monotonia alimentare delle società industriali e post-industriali, sia a causa dell’impiego generalizzato di alimenti concentrati, purificati o raffinati, sia infine a causa di squilibri territoriali e sociali.