PANDOLFINI, Famiglia
PANDOLFINI, famiglia di cantanti italiani dei secoli XIX e XX.
Francesco, baritono, nacque a Termini Imerese, presso Palermo, il 22 novembre 1833.
Dopo gli studi a Firenze con il maestro Sebastiano Ronconi, esordì nel 1859 a Pisa nella Gemma di Vergy di Donizetti, iniziando una brillante carriera che lo portò nei principali teatri della penisola. Nel 1861 debuttò al Comunale di Bologna, nel 1862 al Carlo Felice di Genova, nel 1865 al Regio di Torino e poi al San Carlo di Napoli, ritornandovi con regolarità fino al termine della carriera. All’inizio degli anni Settanta, che rappresentarono il momento più alto della sua parabola artistica, Francesco fu alla Scala, dove tra l’altro venne impegnato nella ripresa della versione definitiva della Forza del destino, subentrando a Luigi Colonnese, che nel 1869 aveva tenuto a battesimo il personaggio di Don Carlos di Vargas, e nella prima rappresentazione della versione definitiva dell’Aida, il 9 febbraio del 1872, nei panni di Amonasro. Verdi fece pressioni perché l’editore Giulio Ricordi scritturasse il cantante: mise però subito in chiaro che la parte, breve e priva di arie, non poteva essere affatto mutata per compiacere le eventuali richieste di un artista di questo nome. Francesco Pandolfini accettò l’offerta e tra l’autunno e l’inverno 1871 soggiornò a Genova, dove Verdi si ritirava nella brutta stagione, per preparare la parte sotto la direzione del compositore stesso. Confermato per la stagione 1873-74, fu protagonista della prima esecuzione milanese della seconda versione del Macbeth (Parigi 1865). Dal 1872 agli anni Ottanta fu ripetutamente al São Carlos di Lisbona e al teatro Real di Madrid: qui nella stagione 1878-79 cantò in Rigoletto, Gli Ugonotti, Ernani, L’africana, Linda di Chamounix, Aida, Lucrezia Borgia, I puritani, Le donne curiose di Usiglio e in Don Giovanni; dall’1881 al 1882, oltre ai titoli consueti del suo repertorio, cantò anche in Guglielmo Tell, L’ebrea, L’africana, Faust; infine ritornò nella stagione 1885-86 con I puritani, Linda e Il barbiere di Siviglia. Nel 1876 fu agli Italiens di Parigi, dove comparve nell’Aida, nel Trovatore, nella Forza del destino, nel 1882 al Covent Garden di Londra, e si esibì nella Salle Garnier di Montecarlo.
Il repertorio di Francesco Pandolfini comprendeva i titoli più significativi della produzione romantica: oltre le già citate, Il giuramento di Mercadante, e La favorita, Maria di Rohan e Poliuto di Donizetti, nonché, dello stesso autore, la parte del basso nella Lucrezia Borgia (il Duca Alfonso). Ci aggiungeva poi le più ragguardevoli figure del teatro verdiano, dal Don Carlo dell’Ernani all’Amonasro dell’Aida. Negli ultimi anni mise in repertorio anche l’Alfio della Cavalleria rusticana, benché il verismo, con le sue esigenze vocali e stilistiche, gli rimanesse sostanzialmente alieno. Il 7 aprile 1866 al San Carlo di Napoli fu Virginio nella prima assoluta della Virginia di Mercadante, e il 7 marzo 1874 alla Scala di Milano fu Arnoldo nella prima dei Lituani di Ponchielli. Terminò la carriera negli anni Novanta, anche se non è certo quando avvenne l’addio alle scene. Morì a Milano il 15 febbraio 1916.
Francesco Pandolfini deve essere considerato uno dei maggiori baritoni d’ogni tempo, incarnazione perfetta del tipo del baritono grand seigneur, particolarmente adatto a sostenere personaggi verdiani che guardavano ai modelli del grand opéra, lasciandosi alle spalle lo stile più brusco e veemente delle opere giovanili. Alla voce morbida, pastosa, altisonante, che sembrava prendere a modello quella di Francesco Graziani, aggiungeva il gesto nobile, il fraseggio aristocratico che si confaceva a personaggi come Renato di Un ballo in maschera, Don Carlo dell’Ernani, ma anche ad Amonasro, che solo in seguito, dagli anni Novanta in poi, con l’avvento del verismo, venne interpretato con foga virulenta e selvaggia. Il suo stile di canto e la sua recitazione puntavano a una raffigurazione ideale, ma non per questo meno incisiva, come emerge dalla recensione della «Gazzetta musicale di Milano», l’indomani dell’Aida scaligera: «Nel Duetto del III Atto con Aida e nel Terzetto che segue Pandolfini fu così vigoroso nell’azione, così efficace nell’accento, così corretto nel canto che meglio non si poteva desiderare» (11 febbraio 1872).
Angelina, soprano, figlia di Francesco, nacque a Spoleto il 21 agosto 1871. Come il fratello Francesco (Franco), iniziò sotto la guida del padre gli studi, che completò a Parigi con Jules Massart. Dopo il debutto nel 1894, a Modena, Margherita nel Faust, e dopo una tournée a Malta, avviò una carriera che presto conobbe i primi significativi successi. Nel 1896 trionfò al Comunale di Bologna nella Bohème (Mimì) diretta da Arturo Toscanini; nella stessa parte, che fu poi uno dei suoi cavalli di battaglia, si presentò alla Scala il 15 marzo 1897 per la prima milanese sotto la direzione di Leopoldo Mugnone e a fianco del mitico Fernando De Lucia, all’Argentina di Roma, al Pagliano di Firenze, al Sociale di Como e al Rossini di Venezia. Nel 1898-99 Toscanini, allora direttore artistico alla Scala, la volle per Eva nei Maestri cantori di Wagner e per Alice nel Falstaff verdiano, anche se per lettera il compositore aveva anticipato a Giulio Ricordi le sue riserve sulla scelta della Pandolfini per la parte. Nel 1900 cantò Tosca e Fedora al San Carlo di Napoli con De Lucia. Nel 1902 fu scritturata al Lirico di Milano per la prima assoluta di Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, a fianco di Enrico Caruso nella parte di Maurizio di Sassonia: vi ottenne un successo personale, le cui ragioni furono ben sintetizzate da uno dei critici più severi dell’epoca, Giovan Battista Nappi: «è Adriana per eccellenza in ogni riposta intenzione drammatica e musicale. Sostenne e vinse il raffronto con le attrici più insigni che rappresentavano e rappresentano questa parte. Colla vibrazione calda e sincera della voce, colle dolcissime modulazioni, coll’arte del fraseggiare, colla dizione adamantina, essa ci ha fatto ritornare ai bei tempi della purissima arte canora italiana […] Questa parte terribile per estensione, per intensità di voce, per forza drammatica, domanda un’artista di prim’ordine. Cilea può dirsi fortunato d’aver trovato quella che ha realizzato i suoi legittimi ideali. Nella scena del delirio e della morte, essa fu non meno grande di Eleonora Duse e di Sarah Bernhardt» (La Perseveranza, 7 novembre 1902). L’accostamento di Angelina Pandolfini alle due celeberrime attrici sottolinea il fascino della cantante, che nel teatro lirico portava gli atteggiamenti tipici delle ‘divine’ del teatro, fornendo come loro un modello alle grandi attrici del cinema muto.
Con la sua arte la Pandolfini contribuì al successo dell’Adriana Lecouvreur: nel 1903 la cantò al São Carlos di Lisbona, ancora con Enrico Caruso, e al teatro Verdi di Trieste. Nel dicembre del 1907 al Politeama di Genova fu l’eroina eponima in Marcella di Giordano e in Gloria di Cilea. Nel 1908 comparve al Real di Madrid nel Mefistofele e nell’Otello. Cantò fino al 1909, quando dopo il matrimonio si ritirò dalle scene, dedicandosi all’insegnamento. Morì a 88 anni a Lenno, sul Lago di Como, il 15 luglio 1959.
Il suo repertorio fu quello di un soprano lirico votato alla produzione della Giovane Scuola, che si andava allora imponendo sui palcoscenici. Brillò in Puccini, di cui cantò Manon Lescaut, La bohème, Tosca, Madama Butterfly. Oltre che con Adriana Lecouvreur, al verismo si accostò con Pagliacci e Cavalleria rusticana. Partecipò alla prima assoluta della Figlia di Iorio di Franchetti nel marzo del 1906 alla Scala di Milano. Ebbe in repertorio La traviata, all’epoca considerata la prima opera realistica del melodramma italiano, ma interpretò con pertinenza anche Desdemona e il ruolo eponimo di Aida. A Wagner si accostò, oltre che con i citati Maestri Cantori, con la parte di Sieglinde nella Valchiria.
Nel 1903 a Milano registrò per la G&T cinque facciate con tre brani d'opera (Io son l’umile ancella, da Adriana Lecouvreur; Deh, vieni non tardar, da Le nozze di Figaro; L’altra notte in fondo al mare, da Mefistofele), e due romanze (All'ombra di quel faggio di Wilhelm Taubert e la Chanson di Florian di Benjamin Godard). L’aneddotica vuole che la cantante, all’ascolto dei suoi dischi, incisi con la tecnica rudimentale dell’epoca, rimanesse scandalizzata, desse ordine di distruggere le matrici e dopo il matrimonio incaricasse il marito di eliminare quante più copie potesse. Per la loro rarità questi dischi sono molto ricercati dai collezionisti, anche se effettivamente all’ascolto risultano alquanto deludenti: è improbabile che rendano giustizia alla voce e all’arte di Angelina Pandolfi.
Con Cesira Ferrani e Maria Farneti, deve essere considerata uno dei migliori esempi del tipo di soprano lirico venuto in auge nell’èra della Giovane Scuola e di Puccini. Era capace di un canto vibrante, ricco di espansione; rispetto a quello delle due illustri colleghe, il suo lirismo si improntò ad atteggiamenti più aristocratici, al cui effetto dovette contribure anche il fascino delle figura.
Assai scarse sono le notizie biografiche per Francesco (Franco), tenore, figlio di Francesco e fratello di Angelica: non si conosce la data né il luogo di nascita. Compì gli studi sotto la guida del padre e fu in carriera tra il 1890 e il 1915. Debuttò nel 1891 al Carcano di Milano, Alfredo nella Traviata. Alla fine dell’anno e in quello successivo fu in Spagna a Bajadoz e al teatro Campoamor di Oviedo. Tra 1893 e 1894 si esibì nei Pagliacci a Faenza, a Genova, al Lirico di Milano (qui accanto alla Nedda della celebre Fanny Torresella). Dopo una stagione al São Carlos di Lisbona (inverno 1894-95), fu di nuovo in Italia: nel 1896 ancora al Lirico di Milano cantò nella Manon di Massenet, e nella parte di Nicia alla prima italiana della Frine di Camille Saint-Saëns, sotto la direzione di Rodolfo Ferrari, accanto a Sybil Sanderson, in una delle sue rare apparizioni in Italia. Tra 1897 e 1898 compì una tournée in Egitto con presenze al teatro del Kedivè al Cairo e al teatro Zizinia di Alessandria. Nel 1897 al San Carlo di Napoli si alternò a Fernando De Lucia in Cavalleria rusticana e in Carmen. Tra 1899 e 1901 fu al teatro Imperiale di Varsavia, alla Kroll-Oper di Berlino e al Municipale di Odessa; a fine anno si produsse a Madrid. Da allora le sue tracce si fanno sempre più scarse e nel 1906, dopo un Werther al Liceu di Barcellona, non se ne ebbero più notizie.
Per la Gramophone Record incise una sola facciata, L’anima ho stanca (Adriana Lecouvreur).
Il suo repertorio comprendeva parti di lirico leggero, come Almaviva nel Barbiere di Siviglia, Elvino nella Sonnambula, parti più schiettamente liriche come Alfredo nella Traviata, il Duca di Mantova nel Rigoletto, Rodolfo nella Bohème. Frequentò il genere del drame lyrique con Des Grieux in Manon, Don José in Carmen, che diede anche al San Carlo di Napoli nel febbraio 1897, Werther in Massenet, Guglielmo nella Mignon di Thomas. Il Leopoldo nell’Ebrea di Halévy lascerebbe supporre un buon registro acuto. Rimane invece difficile da spiegare la presenza di Canio, protagonista dei Pagliacci, parte drammatica, frequentata da voci baritonali, decisamente, inadatta a un tenore lirico o lirico leggero.
Francesco Pandolfini non conseguì i risultati artistici del padre e della sorella e rimase confinato in un’attività di secondo piano; è ignota la data di morte.
Fonti e Bibl: S. Farina, Dopo la prima rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi, in Gazzetta musicale di Milano, 11 febbraio 1872; G.B. Nappi, Adriana Lecouvreur, in La Perseveranza, 7 novembre 1902; R. Celletti, P., in Enc. dello Spettacolo, VII, Roma, 1960, col. 1559 s.; P., A. in Le Grandi voci, Roma 1964; M. Henstock, Fernando De Lucia, London 1990, pp. 223, 240, 251 s., 303, 305, 308, 316; G. Landini, I grandi cantanti di casa Sonzogno, in Casa Sonzogno. Testimonianze, saggi e cronologie, a cura di Mario Morini - Nandi Ostali - Piero Ostali jr., I, Milano 1995, p. XXX; M. Scott, The Record of singing to 1914, London, 1977, pp. 112, 148-150; J. Turina Gómez, Historia del Teatro Real, Madrid 1997, pp. 130, 144, 151; H. Sachs, Toscanini, Torino 1981, pp. 80, 85; S. Aiello - G. Albergamo, Cantanti lirici siciliani, Palermo 2002, pp. 129-133; F. P., in R. Marcocci, http://www.lavoceantica.it/Tenore/Pandolfini%20Francesco.htm (sito dedicato alle voci minori dell’inizio del secolo XX; 12 gennaio 2018); J. Commons, Virginia, in Virginia, volume di accompagnamento all’edizione discografia della Virginia di S. Mercadante, London 2009, pubblicata da Opera Rara, ORC 39; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, p. 285.