Famiglia
Ha talora in D. il senso oggi diffuso di " comunità domestica " costituita dai coniugi e dai figli, ma anche da altri congiunti, tutti sottomessi all'autorità del ‛ pater familias ': Si consideremus unam domum, cuius finis est domesticos ad bene vivere praeparare, unum oportet esse qui regulet et regat, quem dicunt pater familias, vel eius locumtenentem (Mn I V 5); onde, con amplificazione del concetto all'intero genere umano, Adamo appare come il maggiore padre di famiglia (Pd XXXII 136).
Per D., come del resto per Aristotele, i nuclei comunitari della f. non sono in grado di assicurare la felicità del corpo sociale; ma mentre il filosofo greco assegna tal fine alla città, D. lo delega, com' è noto, alla monarchia universale. Tuttavia egli parla della f. con convinto senso della sua necessità - un uomo a sua sufficienza richiede compagnia dimestica di famiglia (Cv IV IV 2) - e con caldi accenti, dove forse è avvertibile la nostalgia dell'esule. In tale alone sentimentale è immersa la rievocazione della Firenze antica (L'una vegghiava a studio de la culla / ...l'altra, traendo a la rocca la chioma, / favoleggiava con la sua famiglia / d'i Troiani, di Fiesole e di Roma, Pd XV 125, dove famiglia comprende forse, latinamente, anche la servitù: v. oltre); quella Firenze che non avea case di famiglia vòte (XV 106), si voglia preferire l'una o l'altra delle interpretazioni che Benvenuto discute: " exponunt aliqui quia tunc nondum erant factae expulsiones partium... Sed ista expositio licet videatur consona, non tamen est vera. Ideo exponatur et verius... quia tempore suo stabant duae et tres familiae in una angusta domo; nunc autem e contra unus florentinus cum uxore et duobus filiis tenent palatium amplum, in quo commode starent decem familiae ", la seconda delle quali sembra più probabile, anche se non è da escludere una terza ipotesi, cioè che la vuotezza delle case dipendesse da penuria di figliolanza conseguente alla corruzione dei costumi. Vedi anche gli esempi di Fiore XCV 12 e CVIII 6, intonati al consueto registro realistico e ironico. Per la normale estensione del vocabolo all'insieme dei servi, nella frase di Ciampolo (Poi fui famiglia del buon re Tebaldo, If XXII 52), la locuzione ‛ esser f. ' equivale a " esser membro di una servitù numerosa ", probabilmente in voluta corrispondenza, come notò il Foscolo, con servo del v. 49 (Mia madre a servo d'un segnor mi puose), che è il " servitore unico ".
Come nel latino di Mn II V 16 (citato da Cicerone) vale una volta " stirpe ", " casata ": O Bretinoro, ché non fuggi via, / poi che gita se n'è la tua famiglia / e molta gente per non esser ria ? (Pg XIV 113), dov'è allusione assai probabile ai Mainardi (cfr. v. 97), sebbene il Buti pensi alla f. di Guido del Duca che ebbe stretti legami con i conti di Bertinoro.
Con allargamento del campo semantico e in luoghi poetici, f. indica, in relazione con Dio, le anime del cielo quarto o del Sole: Tal era quivi la quarta famiglia / de l'alto Padre (Pd X 49), e v. anche Pg XV 29; in relazione con Amore, l'insieme di coloro che ne sentono l'influenza e lo riconoscono a proprio signore: Amore / io segna d'eccellente sua famiglia / ne la beata corte (Rime CVI 30), " lo considera fra i familiari più importanti " (Pernicone).
Altrove denota una " schiera di persone " della stessa condizione, o accomunate dalla stessa sorte: i filosofi dell'antichità formano la filosofica famiglia che attornia il maestro di color che sanno (If IV 132); la famiglia da cui D. è adocchiato (XV 22) è quella dei peccatori di sodomia, mentre la sì fatta famiglia menzionata da Mastro Adamo (XXX 88) comprende i falsari della moneta.
Può anche significare " l'insieme dei cittadini ", " la popolazione di una città ", e nel caso specifico gli abitanti di Roma che nel loro parlare non usano più il ‛ voi ': Dal ‛ voi ' che prima a Roma s'offerie, / in che la sua famiglia men persevra, / ricominciaron le parole mie (Pd XVI 11); simile qualificazione semantica ha la parola nel latino di VE I XIX 4 illud [volgare] quod unius solius familiae proprium est, il volgare municipale, proprio di una sola comunità cittadina; il Pézard dà invece al passo del Paradiso un'altra interpretazione: " la gent d'Église, la Rome pontificale qui moins que toute autre puissance italienne est disposée à respecter l'empire ".
Vale anche " ordine religioso ", sia che si riferisca all'ordine francescano ancora in formazione e risultante dei primi seguaci del santo (sen va quel padre... / con la sua donna e con quella famiglia / che già legava l'umile capestro, Pd XI 86), sia che alluda al già riconosciuto e approvato ordine domenicano: La sua famiglia... si mosse dritta / coi piedi a le sue orme, XII 115.