familiare (famigliare)
È adoperato sia come aggettivo che come sostantivo. Come aggettivo vale " che concerne la famiglia ", " domestico ": cura familiare e civile (Cv I I 4; e v. anche il § 13, dove ‛ cura ' è in una persuasiva integrazione del Witte, accettata dagli editori posteriori). Nell'occorrenza di Cv II XV 5, riferito a intelletto assume il senso di " familiarizzato " col ragionamento filosofico, abituato a filosofare.
Come sostantivo indica " chi appartiene alla famiglia ", e quindi, per estensione, " frequentatore assiduo " di una compagnia o di qualcuno; è applicato metaforicamente alla lingua latina nelle sue relazioni con gli amici de lo volgare: E non è contradizione ciò che dire si potrebbe, che lo latino conversa con alquanti amici del volgare; ché però non è familiare di tutti, e così non è conoscente de li amici perfettamente (I VI 11; v. per analogia VE I X 3, XVII 6). Ancora nel corso di un parlare figurato, uno spiritel d'amor gentile si fa f. dell'anima dantesca a significare non solo la sua intrinsechezza, ma anche la sua vittoria su di essa: e così si può questo intendere maggiormente, e conoscere la sua vittoria, quando dice già ‛ anima nostra ', facendosi familiare di quella (Cv II X 4; cfr. Voi che 'ntendendo 40-42).
Il f. d'Ippocrate, in Pg XXIX 136 L'un si mostrava alcun de' famigliari / di quel sommo Ipocràte, è personificazione degli Atti degli Apostoli, attribuiti a s. Luca, medico e quindi " seguace ", " discepolo " d'Ippocrate.
Nel caso di s. Domenico, messo e famigliar di Cristo (Pd XII 73), alcuni commentatori (Casini, Chimenz, Fallani) danno al vocabolo questo stesso valore di " discepolo "; altri (Porena, Sapegno, Mattalia) gli attribuiscono il significato di " servo ", accettando l'antica glossa del Buti, " quia bonus servus facit voluntatem domini sui "; altri ancora (Scartazzini, Torraca, Del Lungo) gli serbano l'accezione generica di " domestico ", più su indicata, atta a mettere in rilievo l'intimità dei rapporti spirituali stretti dal santo con Cristo.