famoso
Qualifica persona o cosa che ha grande fama; e poiché il concetto di fama (v.) è in D. connesso al possesso di doti positive o all'esercizio della virtù, anche nell'aggettivo si conserva implicito il rapporto tra celebrità e merito, com'è evidente in If I 89 aiutami da lei, famoso saggio: la funzione di Virgilio, di liberatore dalla minaccia e dall'impedimento delle tre fiere (senza dire di quella di guida nel viaggio, che qui ha il suo prologo) è tale che all'appellativo ‛ saggio ' o ‛ maestro di sapienza ' si addice l'efficacia complementare di quell'attributo, che agisce anche in direzione dei valori più soggettivi dell'antico poeta.
Così in Pg XXI 87 famoso assai, ma non con fede ancora, dove f. ha funzione di predicato e si lega alle precedenti indicazioni del v. 85 (col nome che più dura e più onora) e alla seguente conferma del v. 91 (Stazio la gente ancor di là mi noma): ma la risonanza etica dell'aggettivo si rende evidente nella contrapposizione con la mancanza di fede (ma non...).
In Vn XXIV 3 una gentile donna, la quale era di famosa bieltade, è la stessa dote della bellezza ad assumere la qualificazione; ma anche in questa attestazione, se si pensi alla disponibilità allegorica del personaggio o alla stilnovistica fusione di bellezza fisica e di nobiltà morale, non si può trascurare il rapporto con la virtù. Anche in Cv I III 4 la bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, nonostante l'inclinazione decorativa dei due superlativi, l'aggettivo si addice all'apposizione figlia di Roma, nella quale, come si sa, il riferimento alle virtù morali e civili è essenziale.
Significa più genericamente la condizione di celebrità, in Cv I IV 7 quando questi cotali veggiono la persona famosa, incontanente sono invidi (" Famoso religioso in bonitate, Don Ranieri d'Arezzo ", Guittone Lettere 4 1), e dell'autorità che da quella deriva, in Vn III 9 propuosi di farlo sentire a molti li quali erano famosi trovatori in quel tempo, e Cv IV XXIX 1.