FANAGORIA (Φαναγόρεια, Phanagorīa)
Città greca posta sulla costa orientale del Bosforo Cimmerio. Fu fondata da coloni di Teo, dal cui leggendario capo, Fanagora, avrebbe preso il nome. La sua giacitura, al passaggio fra la palude Meotide e il Ponto Eusino, la fece rapidamente prosperare, al pari di Panticapeo. Già nel sec. VI a. C. essa era fiorente e intratteneva commerci con la Grecia: tale prosperità continuò nei secoli seguenti: a cominciare dal IV coniò moneta. La sua costituzione comprendeva una bulé e degli arconti, che erano i capi della città. Nelle sue vicinanze era un tempio assai venerato della Dea Madre asiatica, che i Greci assimilarono ad Afrodite, cui diedero l'epiteto di Apaturos. I re del Bosforo ne fecero la loro capitale asiatica: da essa scoppiò la rivolta che segnò la fine di Mitridate. Sotto Augusto prese il nome di Agrippia Caesarea; fu distrutta dagli Unni nel sec. VI. I resti della città, non molto cospicui, sono presso la località di Sennaja: ivi si sono rinvenute numerose epigrafi, tracce di edifici e soprattutto tombe a tumulo con suppellettile, il maggior numero delle quali appartiene al periodo fra il sec. IV e il III a. C., e all'età romana.
Bibl.: E. H. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913; M. Rostovzeff, Skythien und der Bosphorus, I, Berlino 1931, p. 236 segg.