fanciullo (fanciulla)
Le non molte occorrenze dei due sostantivi sono, tranne una in Cv IV VI 19 (dove appare in una traduzione da Eccl. 10, 16-17, Guai a te, terra, lo cui re è fanciullo), nella seconda cantica.
In Pg XV 3 Quanto tra l'ultimar de l'ora terza / e 'l principio del di par de la spera / che sempre a guisa di fanciullo scherza, sia il verbo ‛ scherzare ' che il paragone a guisa di fanciullo si prestano alle più varie interpretazioni.
Nemmeno si è sicuri sull'individuazione della spera, e si propone il globo solare, il cielo del Sole e il cielo stellato, sebbene si tratti di un fenomeno visibile (par), e debba quindi verosimilmente riferirsi al globo solare. Per lo scherzare fanciullesco del sole si propongono varie soluzioni: il suo continuo movimento, il tremolare dei suoi raggi, e finalmente il variare del suo movimento apparente tra i tropici; quest'ultima appare forse l'interpretazione meno insoddisfacente. Le altre due occorrenze di Pg XXVII 45 e XXXI 64 (al plurale) fanno parte della rappresentazione efficacissima di due momenti della vita del bambino: uno scherzo bonario lanciato al riottoso convinto dall'offerta di un frutto, come al fanciul si fa ch'è vinto al pome, e il momento della riflessione e della vergogna dopo il malfatto (Quali fanciulli, vergognando, muti / con li occhi a terra stannonsi).
Due occorrenze di ‛ fanciulla ', in Pg XVI 86 e XVII 34; la prima fa parte di un paragone (cfr. Pg XV 3), attraverso il quale si cerca di rappresentare la semplicità dell'anima appena uscita di mano al suo creatore, e la letizia che le viene da Dio: a guisa di fanciulla / che piangendo e ridendo pargoleggia; l'altra occorrenza descrive l'apparizione di Lavinia (surse in mia visïone una fanciulla) tra le visioni estatiche della cornice degli irosi.