Fano
Città della Marca d'Ancona, situata presso il confine con la Romagna. Di origine romana, il suo nome deriva da Fanum Fortunae, tempio ivi costruito in memoria della sconfitta subita da Asdrubale al Metauro (207 a. C.).
Importante centro di collegamento fra l'interno e la costa, durante il primo Medioevo fece parte della Pentapoli marittima; passata quindi per breve tempo sotto il dominio longobardo, fu compresa da Pipino nelle ‛ restituzioni ' alla Chiesa. Durante la sua larvata soggezione ai pontefici F. si costituì in libero comune, prima retto dai consoli, quindi dal podestà, estendendo il suo dominio nel territorio circostante fino a comprendere Fossombrone. Le contese intestine fra le maggiori famiglie dettero agio ai podestà, e particolarmente ai Malatesta di Rimini, che miravano a estendere la loro sfera d'influenza, d'impadronirsi della città; questi infatti, riconosciuti come vicari pontifici, dal 1355 la tennero in loro dominio fino al 1463, allorché Pio II la riconquistò e la fece direttamente soggetta, stabilendovi un governatore.
La prima menzione che fa D. di F. si riferisce specificamente alla presa di potere dei Malatesta nella città: nella nona bolgia del cerchio ottavo dell'Inferno infatti Pier da Medicina profetizza l'uccisione dei due esponenti delle principali fazioni fanesi Guido del Cassero e Angiolello da Carignano (i due miglior da Fano) per opera di Malatestino Malatesta (quel traditor che vede pur con l'uno, If XXVIII 76-90). Altra menzione di F. è in Pg V 71, nel corso dell'episodio di Iacopo del Cassero, il quale si rivolge a D.: ti priego, se mai vedi quel paese / che siede tra Romagna e quel di Carlo, / che tu mi sie di tuoi prieghi cortese / in Fano..., affinché gli ottenga preghiere nella sua città al fine di abbreviargli la purgazione. Sulla base di questi due passi così precisi anche quanto alla topografia, molti commentatori hanno supposto una visita di D. alla città. In effetti però non abbiamo alcun dato sicuro che possa sia escludere sia confermare una presenza di D. a F.; comunque, avvalorando la tradizione di una sua visita a Gubbio e a Fonte Avellana, si può porre in questa occasione una visita alla città marchigiana. D'altra parte il suo richiamo al vento di Focara (If XXVIII 89-90) può essere indice di un'esperienza personale, come sostiene lo stesso Bassermann. Anche l'accenno alla decadenza di Senigallia (Pd XVI 73-75) può far supporre una conoscenza personale che potrebbe avvalorare l'ipotesi di una visita di D. a F., così come una visita a Cattolica. Inoltre, considerando i due episodi riguardanti F., può essere significativa l'insistenza di D. nel sottintendere una sua futura presenzà nella città, per quanto sia il Bassermann che il Del Lungo spieghino l'interesse dantesco per F. in funzione della figura di Iacopo dal Cassero, il che può essere valido solo per quanto riguarda il passo del Purgatorio.
Per quanto riguarda la tradizione dantesca in F. è da mettere in evidenza che fra Giovanni de' Bertoldi da Serravalle, autore nel 1415 di un commento alla Commedia, fu vescovo di F. dal 1429 al 1445; e che un altro vescovo della città, fra Giovanni de Tonsis, fece, alla fine del secolo XV, un commento alla Commedia che, conservato nel convento dei francescani di F., fu da questi prestato agl'inizi del '500 all'umanista Melchiorre Delfico che lo smarrì con tutto il suo bagaglio.
Bibl. - Oltre ai testi citati nelle Bibl. di Angiolello Da Carignano; Cattolica; Del Cassero, Guido; Del Cassero, Iacopo, si veda: P.M. Amiani, Memorie istoriche della città di Fano, I, Fano 1751, 229-230; I. Del Lungo, D. ne' tempi di D., Bologna 1888, 432; Bassermann, Orme 237-238, 247, 452; P. Borgogelli-Ottaviani, Fra' Giovanni de' Bertoldi da Serravalle, in " Studia Picena " VII (1931) 97-107; ID, Fra' Giovanni de' Tonsis da Fano, ibid 139-149; M. Natalucci, D. e le Marche, Bologna 1967, passim.