fantasia
Facoltà della mente, grazie alla quale possiamo creare immagini corrispondenti o meno alla realtà, dando vita a un ‘mondo parallelo’ a quello della nostra esistenza quotidiana. Secondo Sigmund Freud, in ogni scenario fantastico il creatore della f. rappresenta sempre sé stesso, sia pure nei panni di altri personaggi, e tenta di appagare desideri consci e inconsci: le f. nascono quindi dalla frustrazione e sono gratificazioni sostitutive.
Tutti fantastichiamo, ma non sempre ne siamo consapevoli: le nostre f. sono per lo più inconsce. Tra f. conscia e inconscia esiste però, secondo la teoria freudiana, una stretta relazione. Qualunque f. conscia racchiude altre f. inconsce, mettendo in scena desideri inconsci più o meno deformati dai meccanismi di difesa (➔) dell’Io, che operano per realizzare una soluzione di compromesso nei conflitti tra le esigenze delle diverse istanze psichiche. La f. conscia di prevalere o di distruggere l’avversario in una competizione può celare la f. inconscia di eliminare il rivale edipico, cioè il padre o la madre (➔ complesso di Edipo). Tale desiderio, espressione di un impulso dell’Es, è in conflitto con le richieste morali del Super-Io; in questo caso, la f. conscia, sostituendo lo scenario e il rivale edipico con un contesto e un personaggio diversi da quelli originari, mostra l’azione dei meccanismi di difesa che consentono di appagare allo stesso tempo l’impulso dell’Es e le richieste morali del Super-Io. Nella cura analitica, quindi, la f. conscia viene considerata interpretabile alla stessa stregua del contenuto manifesto di un sogno, di un sintomo, di un acting-out o di un lapsus.
È l’esempio più comune di f. conscia e consiste nella costruzione di vere e proprie piccole storie, nelle quali realizziamo i nostri desideri attraverso l’immaginazione. Sono molto comuni le f. sessuali, di successo, ricchezza, conquista, ma anche di atti violenti e distruttivi, di vendetta, di riparazione o di ricostruzione di una situazione già vissuta, come quando immaginiamo quello che avremmo dovuto dire o fare in una determinata circostanza. La f., in questi casi, può essere usata come difesa dalla sofferenza psichica, dalle frustrazioni della vita, e quando sostituisce la riflessione diventa una vera e propria via di fuga, più o meno insana, dalla realtà. Durante l’infanzia, finché il bambino non ha compreso alcuni eventi fondamentali della vita (per es., la gravidanza, la nascita, il rapporto sessuale tra i genitori, la morte), le sue f. rappresentano vere e proprie teorie infantili sui grandi temi dell’esistenza. La f. di scena primaria (➔) è una elaborazione fantastica del coito dei genitori, osservato o semplicemente immaginato sulla base di indizi percettivi. Questa f., inconscia e universale, spesso si rintraccia nell’analisi attraverso i suoi derivati, rappresentati da associazioni, sintomi, sogni o ricordi schermo, e fornisce indicazioni sul modo in cui il bambino ha vissuto la sessualità dei suoi genitori durante il proprio sviluppo psicosessuale.
È un intreccio di f. consce che accompagna lo sviluppo della maggior parte dei bambini. Il romanzo familiare (➔), infatti, è sempre connesso a desideri, angosce e difese del complesso edipico ed esprime, tra l’altro, un tentativo di aggirare la barriera dell’incesto. Nel corso dell’adolescenza questa complessa f. viene naturalmente abbandonata.
La psicoanalista Melanie Klein ha affermato che sin dall’inizio della vita le esperienze dei nostri sensi si accompagnano a qualche tipo di f. inconscia. Per la scuola kleiniana, la f. assume un significato più specifico e circoscritto: è il contenuto primario dei processi mentali inconsci, a livelli molto primitivi di funzionamento della mente. Tutte le attività mentali, secondo questo modello teorico, hanno luogo sulla base di relazioni fantastiche con gli oggetti. Poiché la nostra mente sviluppa gradualmente la capacità di comprendere la realtà, il bambino molto piccolo interpreta l’ambiente che lo circonda e le proprie esperienze in modo semplificato e primitivo. Tutto ciò che lo riguarda è fantasticato e collegato alle relazioni con le persone che si prendono cura di lui. Per es., se il neonato è affamato interpreta le sensazioni spiacevoli della fame e l’angoscia per la mancanza di una risposta materna al suo bisogno, come se dentro il suo stomaco ci fosse un oggetto concreto, una madre cattiva, che gli fa del male. Nel corso della vita le f. inconsce si modificano sotto l’influenza di una maggiore conoscenza del mondo reale ma, a loro volta, influiscono sul nostro modo di intendere gli eventi e le esperienze emotive nei rapporti umani.
Tra le diverse funzioni della f. nella vita psichica e nella vita di relazione, occorre menzionare il suo stretto legame con la creatività (➔). È la f., in quanto capacità di immaginare situazioni diverse da quelle conosciute, che permette agli scienziati di compiere le loro scoperte e agli artisti di realizzare le loro creazioni. Tanto l’attività poetica quanto il fantasticare – secondo Freud – costituiscono una continuazione e un sostituto del gioco infantile. Per ogni uomo la f. è una risorsa preziosa, senza la quale la vita sarebbe monotona e insapore.