FANTASIA
. Filosofia. - Il termine di ϕαντασία fu per la prima volta definito filosoficamente da Aristotele, che indicò con esso la facoltà di riprodurre i dati della sensazione nell'assenza degli oggetti che l'avevano provocata, considerandola quindi intermedia fra la conoscenza sensibile e quella intellettuale, e primo presupposto della memoria. Per gli stoici ϕαντασία fu, più in generale, ogni rappresentazione, che poteva quindi essere "catalettica" quando corrispondesse a un contenuto oggettivo: possibilità negata dagli scettici, mentre gli epicurei, opponendo le sensazioni alle conoscenze fantastiche (ϕανταστικαὶ ἐπιβολαί τῆς διανοίας), si tennero più vicini alla distinzione aristotelica.
Alla definizione dello Stagirita si attenne per lo più il Medioevo, che tradusse il termine di ϕαντασία col latino imaginatio: iniziando tuttavia (fin da S. Agostino, che del resto riprendeva accenni neoplatonici) la distinzione tra l'immaginazione puramente "riproduttiva" dei dati sensibili e quella "produttiva", che liberamente li combinava. Intorno al termine di "immaginazione" (v.) si spostarono così i problemi che concernevano la natura dell'attività fantastica dello spirito. Ma, dopo che il Kant tornò a distinguere solennemente l'immaginazione produttiva dalla riproduttiva, alcuni postkantiani (per es., lo Schulze, e alcuni scolari dello Schelling) diedero alla prima il nome di Phantasie: attribuendo così al termine tanto nuova dignità, che altri (per esempio I. H. Fichte e il Frohschammer) giunsero a parlare d'una Urphantasie, fantasia cosmica che presiedeva al processo genetico dell'universo. Insieme, i romantici ridavano pregio alla fantasia, considerata come organo dell'attività estetica: preceduti in ciò dalle discussioni che fin dal Seicento si erano tenute in Italia intorno al problema dell'arte, e poi dalle concezioni di G. B. Vico, che della fantasia aveva fatto il motivo non solo dell'arte, ma di tutta la fase primitiva della civiltà umana.
Problema estetico e problema della conoscenza fantastica rimasero così, d'allora in poi, strettamente connessi, fino al Croce che, riprendendo e speculativamente sistemando le idee del De Sanctis intorno al valore della fantasia nell'arte, identificò fantasia e pura intuizione estetica (v. anche immaginazione; estetica e le voci sui singoli autori ricordati).