fante
In Pg XXV 61 Ma come d'animal divegna fante, / non vedi tu ancor, f. ha chiaramente il valore di " parlante " (dal latino fans, participio di fari, " parlare "; v. FARE, p. 803), cioè particolarmente " fornito di parola ", indicato come elemento distintivo dell'uomo dall'animale (cfr. VE I II 1 eorum quae sunt omnium soli homini est loqui).
Non altrettanto sicuro è il valore di f. in Pg XI 66 sallo in Campagnatico ogne fante, dove ogne fante vuol dire chiaramente " ognuno ", ma può essere inteso sia nel senso corrente di " ogni (in)fante ", " ogni fanciullo ", sia nel senso etimologico di " ogni parlante " (Mattalia: " ogni uomo e donna, fanciulli compresi "), e in tal caso risalirebbe direttamente al latino fans, fantis, piuttosto che alla forma aferetica di (in) fans.
Per estensione ha il valore di " servitore ", in Fiore L 6, CI 4, CLXXXV 8. Sempre per estensione " soldato ", che va a piedi, in If XXI 94. Femminile soltanto in sozza e scapigliata fante (If XVIII 130), in riferimento a Taide, in cui si ha il significato di " bagascia " (Taïde è, la puttana del v. 133), svoltosi da quello di " donna di servizio ", " fantesca " (M. Barbi, in " Studi d. " IX [1924] 159-160).
Indica un bimbo in tenerissima età in Pd XXXIII 107 un fante / che bagni ancor la lingua a la mammella. In questo senso sono frequenti le forme col diminutivo, sempre legate al rapporto figlio-mamma o balia: Non è fantin che sì sùbito rua / col volto verso il latte, Pd XXX 82; quasi bramosi fantolini e vani, Pg XXIV 108; col respitto / col quale il fantolin corre a la mamma, XXX 44; E come fantolin che 'nver' la mamma / tende le braccia, Pd XXIII 121; fantolino / che muor per fame e caccia via la balia, XXX 140 (il suffisso -olo in D. è quasi sempre seguito da -ino).