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FANTERIA

di Vincenzo LONGO - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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FANTERIA (XIV, p. 791; App. I, p. 569)

Vincenzo LONGO

Assicurare alla fanteria la possibilità e la continuità del movimento tattico offensivo mediante la superiorità di fuoco sull'avversario e la possibilità di azioni di fuoco a tiro curvo e a proietto scoppiante: questo lo scopo fondamentale al quale mirarono le innovazioni d'armamento, tattiche e organiche riguardanti la fanteria, nel periodo anteriore alla seconda Guerra mondiale. Altre innovazioni importanti riguardarono lo sfruttamento, da parte della fanteria, dell'automezzo (fanteria autoportata), dell'aeroplano (fanteria avioportata), del carro armato (fanteria carrista). Nei riguardi di quest'ultimo si pose il problema, se il carro armato dovesse agire in immediata cooperazione con la fanteria o in modo tatticamente e quindi strategicamente indipendente. Durante la prima fase della seconda Guerra mondiale, la nuova formula tattica tedesca, basata sul binomio carro armato-bombardiere in picchiata risolse vittoriosamente il problema nel secondo senso, facendo diminuire di molto l'importanza della fanteria. Ma, nelle fasi successive della guerra, la potenza offensiva della nuova formula tedesca andò progressivamente logorandosi, mentre riaffiorava l'importanza della fanteria (insieme con quella dell'artiglieria). Si giunse così non solo all'aumento nell'impiego di fanteria motorizzata (Motorbrigade dei Tedeschi), inserita nelle unità meccanizzate (Panzerbrigade), ma anche di "fanteria cingolata" (fornita di un Panzergrenadierwagen, come fu chiamato dai Tedeschi) che non lavora ad azione in prevalenza alternata (come la Motorbrigade) con le unità corazzate, ma in piena concomitanza con esse, in prima linea. Ed ecco il gen. Montgomery tornare ad inserire nella prima schiera, in Africa, divisioni di fanteria dando così nuovamente alla capacità peculiare della fanteria di "occupare e tenere il terreno" la sua antica importanza; ecco il Combat Command statunitense, in cui la fanteria è presente e sullo stesso piano d'importanza delle altre armi; ecco, verso la fine della guerra, i fanti montati sulle strutture esterne dei carri (i cosiddetti "angeli custodi") pronti sia ad integrare la scarsa capacità visiva e uditiva di questi sia a consolidare immediatamente i loro successi. I due anelli, carro e fanteria, che i Tedeschi avevano scisso, tornano a saldarsi.

I motivi principali di ciò, trascurando quelli minori, possono esser rapidamente così sintetizzati: il normale declino nella curva di rendimento di ogni procedimento tattico nuovo che non riesce ad ottenere sollecitamente il risultato decisivo, in quanto l'avversario, dopo la sorpresa iniziale, appresta adeguate contromisure; la costruzione da parte anglosassone e russa, di carri armati atti a competere efficacemente con quelli tedeschi; il perfezionamento qualitativo e l'aumento quantitativo dei mezzi di lotta controcarro (artiglierie e relativi proietti, armi varie, ivi comprese le bombe a carica cava e le mine); le grandi masse di artiglieria, le difese eccezionalmente profonde e i nuovi procedimenti tattici difensivi (impiegati segnatamente dai Russi); il declino della iniziale superiorità aerea tedesca e il passaggio di essa alla parte nemica. La sorprendente potenza offensiva iniziale del binomio carro armato-bombardiere in picchiata viene così sempre più neutralizzata: riaffiora l'importanza del vecchio binomio fanteria-artiglieria: la "guerra lampo" delle fasi media e ultima del conflitto, non è più quella della prima fase. All'istmo di Perekop, a Sebastopoli, ad el-‛Alamein, a Mareth (per limitarsi ad alcuni esempî) la fanteria riprende la sua rivincita. Alla fine della guerra, al fronte occidentale, gli Alleati rilevarono che la deficienza di fanteria influiva sfavorevolmente sul loro movimento offensivo. E il bombardamento dell'Inghilterra con le bombe razzo tedesche V2 ebbe termine solo quando furono occupate dai fanti le loro piattaforme di lancio e le fabbriche di produzione. La guerra confermò anche la necessità della fanteria nel combattimento in terreno montano (campagna d'Italia - Cassino: qui solo la fanteria, attraverso i monti, risolse la situazione). Il gen. Marshall afferma che il "potere di attacco" di una moderna organizzazione militare non può prescindere dalla massa umana destinata al combattimento a corpo a corpo, al completamento della distruzione delle basi di operazioni del nemico e dei suoi stabilimenti di produzione. Allora soltanto la guerra può dirsi finita. Ora, questo potere specifico di occupazione e di mantenimento è proprio della fanteria.

Fra le più notevoli tendenze attuali si ricordano: aumento dell'aliquota di fanteria nelle unità meccanizzate, assegnazione alle divisioni di fanteria di carri di accompagnamento (non meno potenti, secondo le proposte del maresciallo Montgomery, di quelli delle unità corazzate), nonché di bombe controcarro a carica cava (destinate a metter in grave crisi il carro armato), di cannoni senza rinculo, di armi controcarro con proiettili a razzo, di cannoni controcarro. Tutti questi mezzi ed armi tendono a mettere la fanteria in condizione di partecipare efficacemente non solo alla fase finale della battaglia (occupazione e mantenimento delle posizioni), ma anche a quella iniziale, di rottura e di usura che deve creare le condizioni necessarie e sufficienti all'impiego vittorioso delle unità corazzate. Altra importante tendenza è quella relativa alla fanteria aeroportata e aerotrasportabile. Sostituendo il paracadute individuale con mezzi idonei al rapido e contemporaneo sbarco aereo, fuori degli aerodromi, di intere divisioni di fanteria (preferibilmente quaternarie, più idonee al combattimento contemporaneo su tutte le direzioni), si potranno creare delle "teste di linea aeree", per la rapida distruzione, fra l'altro, delle organizzazioni di lancio delle bombe-razzo. La seconda Guerra mondiale ha posto in evidenza un nuovo carattere della fanteria: la sua capacità di sfruttare, adattandoli a sé, tutti, o quasi, i mezzi di lotta e le armi.

Cenno sull'evoluzione organica della divisione di fanteria italiana (escluse le unità dell'arma di artiglieria). - Fino al 1938: divisione ternaria. 3 reggimenti fanteria ognuno su 3 battaglioni (battaglione 3 compagnie fucilieri, una compagnia mitraglieri) e una batteria da 65/17; al comando di divisione un battaglione mortai da 81 su 3 compagnie (18 mortai), una compagnia cannoni anticarro da 47/32 (6 cannoni). - Dopo il 1938: divisione binaria: i reggimenti fanteria ridotti a due; estesi ai comandi di reggimento i mortai da 81 e i cannoni da 47/32; assegnati ai comandi di divisione e di reggimento i mortai da 45. - Formazione attuale: in via di evoluzione. Provvisoriamente il reggimento di fanteria comprende: 3 battaglioni e una compagnia mortai da 81; il battaglione comprende: 3 compagnie fucilieri con fucili mitragliatori, mortai da 45 e lanciabombe anticarro; una compagnia armi di accompagnamento, con mitragliatrici, mortai da 81 e lanciabombe anticarro; una compagnia comando con fucili mitragliatori e lanciabombe anticarro.

Bibl.: F. De Guingand, Operation Victory, Londra 1947; L. Khitror, Táctica de la infantería roja, in Revista Militar, Buenos Aires 1947; T. L. Devers, L'infanterie aéroportée à l'assaut des têtes de ligne aérienne, in Journal de l'armée canadienne, novembre 1947.

Vedi anche
anticarro Che si oppone all’azione dei carri armati. La difesa a. consta di mezzi agenti a distanze lontane e ravvicinate; richiede una complessa organizzazione che tenga conto delle caratteristiche del terreno, per determinare le zone transitabili o vietate ai mezzi corazzati, della natura e quantità dei mezzi ... armata Nell’Esercito, insieme delle forze terrestri o grande unità strategica, costituita dall’organico raggruppamento di più corpi d’a.; per la prima volta apparve sui campi di battaglia nella campagna napoleonica del 1812-13 in Russia, dove si rese necessario frazionare l’esercito in tre armate. A. navale ... reggimento Unità organica fondamentale delle forze armate terrestri (fanteria, artiglieria, genio, cavalleria e truppe corazzate e blindate), costituita da un comando, con a capo un colonnello, dai servizi, e da un numero vario di unità di ordine immediatamente inferiore (battaglioni o gruppi) della stessa arma ... focone Piccolo foro praticato nella culatta delle armi portatili e delle artiglierie, attraverso il quale si comunicava il fuoco alla carica di lancio. Nelle armi portatili scomparve con l’adozione della capsula fulminante; nelle artiglierie esiste tuttora in qualche tipo.
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