fare
. Dal latino facĕre, da cui già nel sec. VI deriva la forma contratta fare per analogia con dare. Usatissimo in D., copre pressoché tutta l'area semantica che il vocabolo domina nella lingua moderna. Tuttavia in D., e in generale nell'italiano antico, sono molto più frequenti gli usi perifrastici di f., motivati oltre che da ragioni grammaticali, da una " tendenza della mentalità di quel periodo a mettere in luce più le idee, che le azioni " (Corti). Le presenze di f. nell'opera di D. assommano a 2061: Rime 130; Rime dubbie 38; Vita Nuova 138; Convivio 396; Inferno 332; Purgatorio 319; Paradiso 348; Fiore 330; Detto 30. Circa le forme, D. gioca sull'alternanza di forme arcaiche o di tradizione letteraria con altre, naturali ai Fiorentini del suo tempo. Faccio (facciovi) ha la meglio su fo, analogico su ‛ do ', ‛ sto ', che non appare mai nella Commedia, mentre è prevalente nel Fiore. Foe è solo in Vn XXIII 31 e XXXI 5. Fai (fa') è la forma più usata; faci, d'influenza lirico-siciliana, è solo in If X 16 e XIV 135, e in rima. Fa (fassene, fassi) è la forma di uso corrente; face, " sicilianismo più che latinismo " (Contini), è raro, e per lo più in rima. Isolate le forme epitetiche fae (Vn XXI 6, XXVIII 2, Cv II V 15), fane (Rime CXVI 34). Facemo è solo in Cv IV XXII 3, mentre altrove D. impiega facciamo, facciam, del resto rari. Fate è l'unica forma della II plur., e un solo facen (Pd IX 78), restituito dal Petrocchi, si oppone all'uso costante di fanno (fannomi), fan (fansi).
Facea, che è presente solo nella Commedia, e facei (Pd XIX 69) sono le sole forme della I e II singol. dell'imperfetto; facea (faceasi), e facia, in rima siciliana (Vn XXXIV 8 4), prevalgono su faceva, raro nella Commedia, e altrove solo in Fiore XXVIII 4. Faceano, facean sono più frequenti di facevano, facevan, sempre nella Commedia. Rare le forme, di origine siciliana, facieno, solo nella Commedia, facien (Rime dubbie VII 13, Fiore CCXIV 5), e faciensi (Pd XVIII 77).
Feci (fec'io, fecimi) ricorre più frequente di fei (fe', fe'mi, femmi), che è solo della Commedia, e compare soprattutto in rima. Facesti è l'unica forma nota a Dante. Fece prevale nettamente su fé nel Convivio e nel Fiore, e ha una meno consistente maggioranza nelle Rime e nella Vita Nuova; fece (feceli, fecemi, fecesi) alterna con ugual frequenza con fé (felli, femmi, fessi: 92: 89). Fée è solo in Pg XXXII 12; féo, " notissimo oltre che dai lirici, anche dalla prosa " (Parodi), è solo in rima nella Commedia. Féne solo in If XVIII 87. Femmo, usato in If XVII 32, alterna con facemmo (If XXVI 125, XXXI 82). Faceste è solamente in Vn XXXVII 6 1. Le forme più antiche fecero e fecer sono preferite in tutte le opere di D. eccetto nella Commedia, in cui le forme contratte fero, fer (ferci, fersi) prevalgono su fecero, fecer (fecersi). Fenno, con desinenza pisano-lucchese, ma saldamente acquisito alla lingua letteraria, oltre che in Rime CIV 55 e Cv II XI 2, appare dieci volte nella Commedia, e solo in due casi fuori rima (If XVI 21, Pg III 93). Fensi è solo in rima (Pg X 63, Pd VII 148).
Farò (faròl, farotti), farai, farà, faremo, farem, farete, faranno, faran sono le sole forme del futuro usate da D.; la forma epentetica faroe è solo in Fiore CCXXX 2. Farei (fare', farëi) è usato solo nelle opere minori; faresti è presente in Pd XXI 5, Fiore XIV 3. Farebbe alterna con faria, che è della tradizione lirico-siciliana: le due forme si equivalgono nel Convivio e nel Fiore, nelle Rime appare solo faria. Nella Commedia si ha farebbe in Pg XXIV 9, Pd VIII 134, e faria in Pd VII 18. Farebbero è solo nel Convivio e nella Vita Nuova; in poesia si ha farieno (Pg XII 66) e farian (Fiore CLXIX 5).
La desinenza in -e della II singol. del cong. pres. è rimasta solo nel Fiore (LIII 7, LXVII 2), ma nella Commedia (e anche in Fiore CXXVII 6) si trova solo facci. Facci per la III singol. si trova solo in Rime LXXXVIII 6, mentre altrove si ha sempre faccia. Al plurale si registrano facciamo, facciam, facciate (solo in Rime LVI 24), facciano, faccian (faccianli). Solo in Fiore LXXXV 7 facciar.
Fessi (I singol. per " facessi ") è solo in If XXXIII 59; facessi (II pers.) in Fiore CXLV 9. Alla III singol. del congiuntivo imperfetto è generalmente usato facesse (fesse è solo nella Commedia). Delle forme plurali si trova isolato facesser (Pd II 67).
All'imperativo si registrano fa', spesso con l'aggiunta di un pronome enclitico (falla, falle, fagli, fagliele, fammi, fammiti, fatti, e solo in Rime LXVIII 49 falmi), fate (fatene, Pg V 30; fatevi, Cv IV XI 12).
Il gerundio appare quasi sempre con doppia toscana: faccendo, faccendosi; al partic. pass. sono da registrare le forme fatto, -a, -i, -e, e con apocope fatt'io, fatt'eran. L'infinito fare, far, ha una lunga serie di formazioni enclitiche: farlo, farli, farle, farmi, farmisi, farti, farvi, farsi, farne.
Nell'opera di D. si possono distinguere le seguenti accezioni del verbo:
1. " Compiere, eseguire, portare a termine qualcosa ": Cv I IV 5 ogni cosa fanno come pargoli; Pd XXII 9 e non sai tu che 'l cielo è tutto santo, / e ciò che ci si fa vien da buon zelo?; Fiore CCXXV 3 però ched ella sì vuol ben mostrare / a ciaschedun ciò ched ella sa fare. Si vedano anche: Vn XXVIII 2, XXXIV 4, Rime dubbie XVII 5; Cv I V 11 (due volte), VI 3, VII 6 e 9, II Voi che 'ntendendo 52, X 2 (come integrazione dell'edizione critica a una lacuna del testo) e 5, III VIII 7 e 11, IX 3, IV IV 2, XI 14 (due volte), XVII 6 e 10, XXII 3, XXIV 2, XXVI 9, XXVII 15, XXVIII 1 e 2; If XIII 85, XXVIII 107, Pg III 82 (due volte), V 77, XIV 78, XIV 53, XIX 115, XX 82 e 85, Pd IV 102, XVII 50; Fiore XLIX 14, LXXII 2, CXCIX 9; Detto 425. Allude ad azione sessuale in Fiore LXIV 14 Prendila e falle il fatto che ti sai, e ancora in XX 10, LX 2 e 8, CXXXIV 6, CLXXIII 12, CLXXIX 12, CXCVI 9, CCVI 13.
Spesso è contrapposto, anche intransitivo, ad altri verbi: a ‛ dire ': Pg V 61 voi dite, e io farò per quella pace, e così Rime XCI 35, Vn XXIII 30, Pg XI 32, XVII 30, Pd XII 44; a ‛ chiedere ': If XXIV 77 " Altra risposta ", disse, " non ti rendo / se non lo far... ", e Pd XVII 74; a ‛ non fare ': Cv III IV 6 solo in quelle cose che sono in sua podestà di fare o di non fare; a ‛ patire ': Pg XXV 47 l'un disposto a patire, e l'altro a fare; a ‛ pensare ': Cv IV IX 5 operazioni sono che ella [la ragione] considera e fa in materia di fuori di sé, e così tre altri casi nello stesso passo del Convivio; a potere: Cv III I 9 se più potesse, più farei.
In particolare " formare, costituire nel suo essere una cosa ": Cv II V 6 e questi tre ordini fanno la prima gerarchia; Pd V 41 e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso. Così Cv II V 6 (due volte oltre al passo già citato), III XI 5, IV VI 3, XXIX 10 (due volte). Anche in senso fisico, parlando di fiumi: If XIV 116 fanno Acheronte, Stige e Flegetonta; XIV 119, XXX 66, Pd I 81; o di fenomeni astronomici: Pd II 67 Se raro e denso ciò facesser tanto, e 60.
2. Indica l'azione in generale, ed essendo il verbo per eccellenza può sostituire una qualsiasi forma verbale che preceda o, più di rado (in D. solo If V 96, VII 22, Pg XXIII 2 e 16, XXVI 13) segua (‛ f. vicario '). Questa funzione è frequente, soprattutto in poesia, in proposizioni modali, a evitare fastidiose ripetizioni: If V 29 Io venni in loco d'ogne luce muto / che mugghia come fa mar per tempesta; Pg VIII 81 Non le farà sì bella sepultura / la vipera che Melanesi accampa, / com'avria fatto il gallo di Gallura. Così si vedano Rime CI 33, CXIV 9; Vn XXIII 10, XXXVII 2; Cv I X 10, II IX 7, XII 4, III IX 14, XII 3, IV I 3, XXVI 14, XXVIII 5; If XII 25, XIV 58, XVI 22, XVII 49, XXI 135, XXII 105, XXV 141, XXX 56, XXXIII 130, XXXIV 31, Pg IV 131, IX 42, XI 12, XIII 72 e 123, XVII 58, XX 21, XXII 123, XXIII 2, XXIV 9 e 135, XXVI 70, XXVII 45, XXXIII 120, Pd II 17, III 94, IX 96, XI 51, XIII 14, XV 3, XVIII 38, XXVIII 11, XXX 85; Fiore LI 10, C 5, CCXXXI 3.
Quando il f. ‛ vicario ' ha un complemento, esso si trova solitamente " in quel caso che sarebbe convenuto al verbo sostituito " (Vidossich). In D. spesso il complemento si trova in un caso diretto: If XXV 132 li orecchi ritira per la testa / come face le corna la lumaccia; Vn XXXI 10 19, If XI 104, XVIII 13, XXXII 132, Pg XXX 5, Pd XXII 56, XXIII 30, Fiore LXXII 14. Il complemento può tuttavia presentarsi anche in casi obliqui: Pd IX 96 di me s'imprenta, com'io fe' di lui, e così Rime CIII 31, Cv III Amor che ne la mente 38 (ripreso in XIV 3), If XV 21, XXIII 8, XXXIV 31, Pg XI 12, XIII 72, XVII 58, Pd XI 51, XV 3, XVIII 38, Fiore LI 10. A volte infine il rapporto con una cosa o una persona viene espresso solo genericamente mediante le preposizioni ‛ a ' e ‛ di ': Pg XXIV 35 Ma come fa chi guarda e poi s'apprezza / più d'un che d'altro, fei a quel da Lucca; Pd XVI 84 E come 'l volger del ciel de la luna / cuopre e discuopre i liti sanza posa, / così fa di Fiorenza la Fortuna. Così si vedano If IX 116, Pg XIV 27, XX 81. F. ‛ vicario ' può trovarsi anche in proposizione indipendente, ma legata da un avverbio modale a quella in cui si legge il verbo sostituito: Vn XX 5 e tanto dura talora in costui, / che fa svegliar lo spirito d'Amore. / E simil face in donna omo valente; If XII 82 Siete voi accorti / che quel di retro move ciò ch'el tocca? / Così non soglion far li piè d'i morti. Si vedano anche Rime LXXX 19, Vn XX 8, Cv IV XXVIII 5, Pg XXVI 124, Pd IV 80, XVI 112, Fiore XXVIII 4, CLXX 12, CCII 10, CCXIX 2.
Fuori di proposizione modale il f. ‛ vicario ' si trova particolarmente in prosa: Cv I III 9 e sì, che per questo fare [adornare il racconto] e per lo 'nganno che riceve de la caritade in lei generata, quella più ampia fa che a lei non viene, e con concordia e con discordia di conscienza come la prima. E questo fa la terza ricevitrice e la quarta. Così Rime LXXXVIII 6, XCI 31, 62 e 89, XCVI 11, CIII 62, CIV 105, CVI 92, Rime dubbie III 5 10, XI 4; Vn XI 2, XXIV 2, XXV 8; Cv I V 12 (tre volte),VII 8 e 10, X 14, II II 4, III IV 10, VIII 12, XIII 4 e 5, IV VIII 8, X 7, XII 5, XIV 2 (due volte), XV 1, 7 e 18, XXVI 14, XXIX 6, XXX 2; If X 113, XIII 23, XV 36, XXI 135, XXII 120, XXX 141, XXXIII 59, Pg II 78, III 93, XI 72, XV 133, XXI 132, Pd V 30, XVIII 36 e 128, XXXI 87; Fiore LII 6, LIII 11, LXIV 12, LXIX 3, LXXVI 4, LXXXVII 14, CXVI 9, CLVII 11, CLXII 5 e 13, CXCI 8.
3. " Agire ", " operare ", " adoperarsi ", " affaticarsi ", per lo più intransitivo: Rime LXXIII 6 or sappi che de' far d'ogni altro mese; Pg VII 25 Non per far, ma per non fare ho perduto; Fiore CII 14 ma che che faccia, non pensa ch'a male; Rime XCI 7 e 8, Cv IV XIV 3, XXV 4, Pg XXIV 34, XXV 4, XXVII 24, Pd IV 77, Fiore XCIII 13, CXIII 12, CXIV 9. A volte anche con particella pronominale a sottolineare un'ulteriore connotazione di sforzo, di perplessità: If XXIV 11 come 'l tapin che non sa che si faccia, e così Pd XXIII 54.
In particolare " operare miracoli ": Cv III VII 16 con ciò sia cosa che principalissimo fondamento de la fede nostra siano miracoli fatti per colui che fu crucifisso (un altro esempio nello stesso passo); " operare gesta famose ": Pd VI 43 Sai quel ch'el fé portato da li egregi / Romani incontro a Brenno. Si vedano anche nello stesso canto i vv. 40, 58, 61, 73 e 83 (due volte).
Spesso f. (intransitivo) è unito a un avverbio di modo che specifica un'azione generica: Rime CIII 71 anzi farei com'orso quando scherza; If XXIX 7 Tu non hai fatto sì a l'altre bolgie; e anche Rime CXI 6, CXVI 38, Vn VII 6 17, Cv IV XXVIII 12, Pg XII 127, XV 119, XVII 58, XXII 67, Pd IV 13 e 77, V 82, XIII 127, XVII 133, XX 91, XXVI 88, XXVIII 85, Fiore LVI 9, CXIV 9. A volte si tratta invece di un avverbio di quantità: If IV 60 e con Rachele, per cui tanto fé; così If XVI 39, Pd XIV 134. Al loro posto si può avere anche una locuzione avverbiale: Rime LXXXIII 133 Color che vivon fanno tutti contra; Pd VI 130 Ma i Provenzai che fecer contra lui, e così ‛ f. per ', Fiore XIV 11; ‛ f. verso ', Pg XV 90; ‛ f. a suo senno ', Pg XXVII 141; ‛ f. a sesta ', Fiore XCIII 2; ‛ f. secondo che v'abbella ', Pd XXVI 132.
Sono frequenti le locuzioni ‛ f. bene ' (Pg XIV 115 Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; Rime dubbie XXVI 6, If IV 93, XXXI 50, Pg XIV 118) e ‛ f. male ': Pd V 67 come Ieptè a la sua prima mancia; / cui più si convenia dicer " Mal feci ". Si vedano anche Pg XIV 116, Fiore CLXI 11. ‛ F. peggio ', si trova solo in Pd V 68.
In proposizione interrogativa indica disappunto, allarme, perplessità di fronte a situazioni pericolose o impreviste: Vn XXIII 24 55 Che fai? non sai novella?; If XVII 66 Che fai tu in questa fossa? Si vedano anche Rime CVI 75 e 90, Rime dubbie XII 7, If X 31, Pg XV 104, XXXII 72.
4. " Creare ", " causare ", riferito a Dio: Cv IV XII 14 sì come è scritto: " Facciamo l'uomo ad imagine e similitudine nostra "; If III 5 fecemi la divina podestate; Vn XIX 11 46, Cv II IV 15 (due volte), V 2, III IV 8, VIII 21 (due volte), XII 9 (due volte), XV 15 (due volte) e 17, IV V 7, IX 6, XII 14, XV 8, XIX 7, If II 91, III 5, VII 74, Pg III 33, XVI 32, XXVIII 92, Pd I 57, VII 148, X 5, XIII 63, XXVIII 67, XXIX 39 e 144, XXXI 6. Anche nel senso di " permettere una privazione ": Cv III IV 10 anzi fece ciò la natura universale, cioè Iddio.
In questa accezione f. può anche esprimere la categoria della causalità in riferimento alla Natura: Cv III XV 9 Avrebbelo anco la Natura fatto indarno, e ancora in Vn XX 4 5 (ripreso in XX 8), XIX 11 49, Cv I VII 9 (due volte), III V 4, XV 8, IV X 8, if XI 56 e 62, Pd III 87, XXVII 91. A volte è riferito alle Intelligenze angeliche: Cv II VIII 3 Onde con ciò sia cosa che io intenda più a dire e a ragionare quello che l'opera di costoro a cu' io parlo fa, che quello che essa disfà, e così III VI 6, IV XIX 6, Pd II 123 e 139, XIII 99. Può essere anche riferito all'Amore, come in Cv III VIII 16 E non solamente fa questo, ma disfà e distrugge lo suo contrario; così Rime dubbie III 9 20. Riferito all'idioma, in Pd XXVI 114 l'idïoma ch'usai e che fei. Con diverso riferimento in Pg XIV 44 porci, più degni di galle / che d'altro cibo fatto in uman uso, e XXIX 138.
5. " Partorire ", " procreare ": If VI 42 tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto, e Cv IV XXVIII 14 (due volte), III IV 7, If XXVI 119, Fiore XCV 12. Può indicare il luogo d'origine: Pg V 134 Siena mi fé, disfecemi Maremma. Riferito ad animali, designa l'attività caratteristica: Pg XVIII 59 sì come studio in ape / di far lo mele.
6. " Produrre ", " determinare ": Rime C 59 la terra fa un suol che par di smalto; Pd XXII 87 dal nascer de la quercia al far la ghianda; Rime XCV 8, Pg I 103. Anche in senso figurato: Pd XX 56 sotto buona intenzion che fé mal frutto.
Può essere riferito anche ai minerali, come in Rime dubbie IV 14 petra è di fuor che dentro petra face.
7. " Fabbricare ", " costruire ": Pg XII 104 per le scalee che si fero; Fiore VIII 1 mastro Argus... fece la nave. Si vedano ancora If XIV 83, XV 6, 10 e 12, XX 91, XXI 11 chi fa suo legno novo, Fiore XXVIII 9 e 11, CX 5, CXXII 5. In particolare " costruire scavando ": If XIX 18 que' [fori] che son nel mio bel San Giovanni, / fatti per loco d'i battezzatori; " apprestare macchine belliche ": Fiore XXIX 12 Ancor fé far trabocchi e manganelli, o " apprestare strumenti ": If XXI 14 altri fa remi e altri volge sarte, e anche (If XXXIV 119) scala; la corda (Pd XXVIII 12), un bel nappo, Cv I VIII 9. Anche nel significato di " erigere monumenti ", " scolpire ": Rime CII 11 mi fa sembiante pur come una donna / che fosse fatta d'una bella petra, e Cv II IV 6, IV XXIX 5, Pg VIII 79, XXIX 125.
Può essere detto di animali: If XIII 10 Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, espressione che si trova anche riferita a uomini, per disprezzo (If XV 78) o a personaggio mitologico (Latona) in Pg XX 131, in accezione neutra.
8. " Formare ", " produrre ", " confezionare ": Rime LXXIII 4 ove si fa 'l cristallo; If XXIII 63 cappe... fatte de la taglia / che in Clugnì per li monaci fassi; XVII 17 non fer mai drappi Tartari né Turchi; Fiore CXVIII 8 ogne gentil uom farà panieri; e così f. lo coltello (Cv I XIII 4), opera (di Aragne, Pg XII 45), ghirlanda (XXVII 102); questi sette... di gigli / dintorno al capo non facëan brolo (XXIX 147); f. la gonna (Pd XXXII 141), un bordon (Fiore CXXIX 12). Anche al figurato: Rime dubbie II 10 hanno fatto ghirlanda di martiri; Pd XXXI 71 vidi lei che si facea corona / reflettendo da sé li etterni rai; IX 51 già per lui carpir si fa la ragna; Cv I II 7 le parole sono fatte per mostrare quello che non si sa. Riferito alla lingua volgare, in Cv I XI 13 guardi che opere ne fanno li buoni artefici. In If XXIII 16 si deve leggere col Petrocchi,(e il Witte, il Moore e altri) Se l'ira sovra 'l mal voler s'aggueffa (dove ‛ aggueffare ' s'interpreta " filo a filo aggiungere ", Buti), meglio che fa gueffa, come nella '21.
9. " Scrivere ", " comporre " (versi, opere, trattati): Cv III IX 1 feci una ballatetta ne la quale chiamai questa donna orgogliosa e dispietata; IV II 15 in questo proemio prima si promette di trattare lo vero, e poi di riprovare lo falso, e nel trattato si fa l'opposito; If XX 1 Di nova pena mi conven far versi.
Così f. ballata (Rime LVI 19), una ballata o questa ballata (Vn XII 9), e con pronome riferito a ‛ ballata ', in Rime dubbie III 15 30 (fece lei); f. una canzone (Vn XXXI 1), speziale capitolo (Cv I X 14), questo comento (I IX 7), 'l gran comento (If IV 144); f. certe cosette per rima (Vn V 4), una cosa nuova (XLI 1); ciò che mi domandava lo suo [ di un consanguineo di Beatrice] prego, cioè " alcuna cosa ", com'è detto poco sopra (XXXII 2); un Detto (Detto 3); f. una digressione (Cv II VIII 7), digressione (IV IV 14), quello libro (III VII 3), un suo libro (IV XXX 3); f.la novità (Rime CII 64), ogni opera (Cv I III 5, due volte), soavi orazioni (I X 13); f. parte (con costruzione pronominale, IV XXX 1), quel Salmo (IV XIX 7), uno sonetto (Vn III 9, XXXII 3, XXXVII 3, XXXIX 6, XL 5, e con pronome XXXII 3, XXXIII 1 e 3, XLI 2); due sonetti (XXII 8); f. la tornata, sempre in costruzione pronominale (Cv II XI 2, due volte; XI 3, due ,volte).
Può anche significare " produrre " un suono, " fare " un accordo d' rime: Pd VI 124 Diverse voci fanno dolci note, e XIV 119 di molte corde, fa dolce tintinno; Cv IV II 12 concordanza che ne l'ultima e penultima sillaba far si suole.
10. " Disegnare ", " rappresentare per mezzo delle arti figurative ": Cv IV XXV 5 E però li antichi regi ne le loro magioni faceano magnifici lavorii d'oro, e nella Vita Nuova, alludendo agli uomini di riguardo che lo sorprendono mentre disegna: E' riguardavano quello che io facea (XXXIV 2); lo suo valore / vi trasse a riguardar quel ch'eo facia (8 4); e cfr. § 3. Può anche valere " lasciare una traccia ": Pd XII 112 l'orbita che fé la parte somma / di sua circunferenza. Così ‛ f. segno ' (If XXV 108). Anche con riferimento all'astronomia: Pd XXVII 81 l'arco / che fa dal mezzo al fine il primo clima, e così ‛ f. meridiano ' (IX 86), ‛ f. l'orizzonte ' (IX 87).
11. " Eleggere ", " nominare ": Pg XIX 107 fatto fui roman pastore; Pd XXIV 43 questo regno ha fatto civi / per la verace fede; così f. sire (Fiore LXXXV 9), re (Pd VIII 147). Vale anche " fare assumere una funzione, una qualità ": io nol feci Dedalo, If XXIX 116; così fece profeta (Pd XII 60), segnore (Rime CVI 41), signori (Cv III XIII 11), meretrice (I IX 5), traditore e ladro e paricida (Pg XX 104); e, col pronome riflessivo, " assumersi un incarico ", " entrare in una condizione sociale ": Pg XVIII 18 l'error de' ciechi che si fanno duci; Fiore CII 13 Altr'or si fa novizza, altr'or professa; CI 12 e castellan mi fo e forestiere.
E ancora: f. discepolo (Cv IV VII 13), manovaldo, " tutore " (Fiore CXXII 3), 'ndivine (If XX 122), pinzochera e badessa (Fiore CII 9), romito e pellegrino (CI 9), soppriora e prioressa (CII 11). Si possono avvicinare a questo tipo Rime CVI 44 Servo non di signor, ma di vil servo / si fa chi da cotal serva si scosta; If XV 64 [il popolo di Firenze] ti si farà... nimico; e ancora ‛ farsi amico ' (Cv III I 6), amici (II II 2, IV XI 12, Pd III 66, XII 132), diessa (Detto 79), donna (Rime CII 3 e 6), dottor (Pd XII 85), essemplo (Cv III XII 7), reda (Pg XIV 90), nemica (XXXI 87), nobili (Cv IV XIV 8), regina (Rime dubbie XI 4), seguaci (Pg XXIV 101), spere (Pd XXIV 11).
12. " Fare cosa buona, utile ": Cv I VIII 4 Però chi giova a molti fa l'uno bene e l'altro; chi giova a uno, fa pur un bene; Pg XXVIII 129 da l'altra d'ogne ben fatto la [memoria] rende. La locuzione ‛ ben far ', ‛ ben fare ' ricorre spesso in D.: If XV 64 quello ingrato popolo maligno / ...ti si farà, per tuo ben far, nimico. Così Rime XC 12, XCI 51, Cv IV XXI 14, If VI 81, Pg XVIII 105 e 108, XXII 60, XXX 60, Pd VI 132, IX 24; ancora ‛ f. bene ' in Fiore CXIII 4 (vedi anche farsi piùe, in Pd VIII 46).
13. F. (transitivo) indica la trasformazione, a volte innaturale, di un oggetto (cosa, persona, concetto) in alcunché di diverso. Il termine da cui s'inizia il mutamento, o la materia che si presta alla metamorfosi sono sempre preceduti dalla preposizione ‛ di ': If XIII 123 [Giacomo da Sant'Andrea] di sé e d'un cespuglio fece un groppo; XV 73 Faccian le bestie fiesolane strame [" foraggio "] / di lor medesme; XXV 27 di sangue fece spesse volte laco; Pd XX 54 fa crastino là giù de l'odïerno; I 11 del regno santo / ...potei far tesoro. È una delle costruzioni predilette dalla fantasia dantesca, che racchiude in questo modulo sintattico molte delle sue immagini più efficaci e potenti.
In questa accezione f. è spesso completato da un predicato che allude alla sfera degli oggetti domestici, degli strumenti di lavoro, o di altro tipo: f. gibetto (If XIII 151), buon lavoro, cioè " opere di carità " (Pd V 33), lucerna (If XXXIII 124), letto (Pg VII 107, XXVII 73, Fiore CCX 6), pareglio (Pd XXVI 107 e 108), specchi (XXI 17), spegli (XXX 85), succhio, cioè " succhiello " (If XXVII 48), tanaglie (XXIX 87), trombetta (XXI 139), una zappa (Cv I VIII 9), spoglie (If XXVIII 11). Con riferimento alle armi, e all'idea di difesa: f. schermo (Rime CXVI 73, Vn V 3, If VI 20, XIII 134), scudo (Pg XXXII 159), scudo e lance (Pd XXIX 114); e ancora dirigendo l'attenzione alla meccanica: f. ali (If XXVI 125), instrumento (Cv IV IX 11, due volte). Non infrequenti i riferimenti a elementi architettonici, costruttivi: un mezzo arco di ponte (Pg XIX 42), cima (XIX 102); f. claustro (XXXII 97), cloaca (Pd XXVII 25), faccia, " superficie ", (If XXXIV 117), parete (Pg XXVI 22), porte (XV 111); e anche a figure geometriche o ad altri segni: f. l'arco (Pg XXIX 78), centro e... corona (Pd X 65), centro (Pg XIII 14, Pd XXI 80); croce (Pg V 127, Fiore XX 12), lunga riga (If V 47); una rota (XVI 21), trïangol (Pd XIII 101), zona (Pd XXIX 3). Non mancano immagini assunte dall'anatomia o dalla fisiologia: grembo (Pg VII 68), merda (If XXVIII 27), naso (XXV 128), petto (XX 37), spalle (XVIII 102). Talvolta D. cerca i termini delle similitudini nella sfera dell'abbigliamento: f. la coculla (Pd IX 78), velo (If XXXIV 123); più spesso in quella del sacro: f. dio (XIX 112, Fiore CCXX 4), vittima (Pg XX 68, Pd V 29) e della vita affettiva e volitiva: f. consiglio (If XXIII 30), danno (Pd VI 132), letizia (XVI 20), sua voglia (Pg XXXIII 131), merzé (Rime XCI 56), rancura (Pg X 133), o morale: f. de la mala cosa buona cosa (Cv III VIII 21). Con riferimento a parti del discorso (avverbi, numerali): f. ita (If XXI 42), un, uno (Rime CVI 14, Pg VII 81); e agli animali: lupi, lupo (Pg XIV 50, Pd IX 132). Infine con allusione all'attività intellettuale: libro, cioè " scrivere, trarre un libro ", Fiore CXIX 12.
Regge la preposizione ‛ di ' in complemento di materia: If IX 52 Vegna Medusa; sì 'l farem di smalto; di valore: Cv I IV 2 la presenza fa la persona di meno valore; Pg XXIII 9 l'andar mi facean di nullo costo; di specificazione: If IV 101 e' sì mi fecer de la loro schiera. E ancora: Fassi di raggio tutta sua parvenza, Pd XXX 106; si facea d'una vista pietosa, Vn XXXVI 1; di minor pregio si fece ogni opera, Cv I III 5; d'un peso... si fenno, Pd XV 75; fatti di color novi, Rime CIV 98; Semelè... di cener fessi, Pd XXI 6.
14. " Comporre ", " formare ", a volte riferito a conformazioni del terreno: If XI 2 un'alta ripa / che facevan gran pietre rotte in cerchio; Pd XXI 109 surgon sassi / ... e fanno un gibbo che si chiama Catria; If XIV 14 una rena arida e spessa, / non d'altra foggia fatta che... Nel Paradiso è usato a indicare gli esatti disegni composti dalla danza delle anime beate. Così f. cerchio (XX 43), figura (v. 34), la bella image, cioè l'aquila (XIX 3), l'ordine (XXXII 7), il venerabil segno, cioè la croce (XIV 102).
15. " Eseguire operazioni aritmetiche ", " calcolare ": Vn XXIX 3 Lo numero del tre è la radice del nove, però che, sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove; Cv III VI 3 L'altro modo si è, che faccendo del dì e de la notte ventiquattr'ore, e così VI 2; IV I 1 ne l'amistà si fa uno di più.
16. F., per la sua grande disponibilità, è vastamente usato con sostantivi e aggettivi, di cui prende assolutamente il valore; assai spesso il sostantivo è posto senza articolo, e in questi casi più probabilmente il sintagma si sarà fissato già al tempo di D. (il tipo ‛ f. ombra ', ‛ far lume ', ‛ f. onore ', ‛ viaggio ', ‛ difesa ', ‛ molto '). Seguono vari esempi in ordine alfabetico: a) f. seguito da sostantivo senz'altra determinazione; b) f. seguito da sostantivo con articolo o aggettivo dimostrativo; c) f. seguito da sostantivo con aggettivo (il sintagma quando è preceduto da articolo, si pone nella lista b); d) f. seguito da aggettivo; e), f), g), h) ‛ farsi ' nelle reggenze suddette.
a) accordanza, Vn XIII 9 12; aiuto, Fiore CCX 13; amico, Cv I VIII 12, XII 8; ammenda, Rime LI 1, If XXVII 68; arresta, Fiore CLXVI 3; arte, CXC 7; atti, Cv III VII 9 ( atti o vero reggimenti); baratteria, If XXII 53; beneficio, Cv II VI 4; cammino, IV XII 15; capo, Fiore XLVI 2, Detto 170; carezza, Pd XXV 33, Fiore LXXXIII 12, CVI 14; carte, CXXXVII 11; caso, Pd XIV 4; compagna, Pg XXIII 127; compagnia, Vn VIII 2, Rime LX 11; considerazione, Cv II XIII 7; cortesia, Fiore XLIII 1, CXIV 7; credenza, Pg XXVII 29, Detto 112; cricchi, If XXXII 30; damaggio, Fiore LXXXVI 1; danno, Pg XI 68; desinore, Fiore CXL VIII 7; difesa, Rime L 8; difese, Fiore CCXXV 11 (più d.); dimanda, Rime CIV 30, Pg. XIV 75; dimora, Rime XCI 95, If XXXI 144; disfidaglia, Fiore LXIX 1; disnore, Vn XII 11 14; distinzione, Cv III XIII 4 e 5, IV XV 7; dolore, If XIII 102; don, Fiore CXXVII 3, Pd V 20 (don che Dio... / fesse); donagione, Fiore CXCI 5; dono, Rime L 41, CIV 104, If VI 78, Pg XXVIII 63; fallo, Cv IV XXV 10 (del fallo che... fatto avea); fè, Fiore XLII 11(saramento e fè); fede, Pd VIII 14 (assai fede); festa, Pg VI 81, XXIX 130, Pd XXI 65, Fiore CLXXII 14; fine, CXCVIII 1; follaggio, CLXXVI 2; follia, XIX 11, XLI 8, CCI 3 (senn'e follia); foro, Rime CXIII 4; forza, If XI 29 e 32, Fiore LXXXVI 3, CXCII 4, Detto 52, Fiore CLIII 10, Detto 51; fretta, If XXXII 84; graze, Detto 34; grazia, Rime LXXXIII 19, Pg XXXI 136, Fiore XIV 4, XV 3, Detto 408; groppo, If XXXIII 97; guardia, X 9; guerra, Pd XVIII 127, Fiore CXII 5, Rime CXVI 81; guida, Cv I XI 4; impresa, Rime L 11; insegna, Pg III 102; istranezza, Fiore CLXX 4 (cfr. stra-); larghezza, Cv IV XIII 14, XXVII 13, Fiore XXXI 8; lavoraggio, Fiore CXIV 1; lealtà, Cv IV Le dolci rime 131; libito, Pd XXXI 41; licito, If V 56; lume, Rime CVI 49, Pg IV 30; lumera, Fiore XCVI 2; male, If XVII 84, II 89, XXV 12, Pg IV 90, XX 63 e 85, XXIX 111, Fiore CXCIII 11; malia, CXC 2; malie, If XX 123; mane, Pd I 43; menzione, Vn VI 2, Cv I II 11, XI 21, II II 1, III 12, XII 1, III XIV 5, IV VI 12, XI 14, XII 1; mercato, Fiore LV 2, CXCIV 5; merzé, Rime XCI 24; mogliazzo, Fiore CXXII 1; mostranza, CLXXVIII 7; motto, If IX 101, XIX 48, XXXIII 48, XXXIV 66, Pg II 25, IX 78, XIII 141, Fiore CXLVII 11; nego, Pg XXV 33; niego, If XXVI 67; noia, Pd IV 90; nomo, Rime XLIV 7; offension, If XXI 61; olocausto, Pd XIV 89; oltraggio, Pg II 94, XIII 73, Fiore XIV 3, CXCVII 12; omaggio, VI 7, Detto 7; ombra, Rime CI 23 e 36, Pg III 26; onore, Rime LVI 24, LXXXIV 14, LXXXVI 6, Vn XXI 2 8, XXIV 75, XXXIV 1, Cv III I 5, If I 87, IV 93 e 133, Pg V 36, Pd VIII 4, XXV 104; ordinamento, Fiore CXXIII 10; oste, Detto 311; pace, Rime LI 8, Fiore XVI 12; paci, CXXII 2; parlamento, LXXXIII 1; parola, If VI 57, XXIII 86; parole, II 111, Pd XI 52; parte, XVII 69 (" partito "), Fiore CXXXVII 9, Detto 450 (nel senso di " dividere "); partenza, Fiore V 8; partimenti, CLVI 6; passo, Pg XXX 105; paura, Rime LXVII 82, If XXXI 95, Pg XXIX 141, Pd XI 69, XV 103; peccato, Vn XV 69, XXII 15 10; penetenza, Detto 60; penitenza, Fiore LXIV 13; pregher, XIV 5; preghera, LXXVII 2, CXXIX 4; pregheria, XV 13, LXXXIII 9; prieghi, Pd XX 110; preghiera, Pg XI 23; piacere, Rime LXVIII 43; piaceri, Vn XIV 3; preparazion, Pg VI 122; presente, Pd VII 24, Fiore CLVIII 3; presenti, CLVI 7; pressa, Pg VI 8; pro, Fiore CLVII 3; prode, Pg XXI 75; profferenza, Fiore CCI 11; profferta, XLII 1; prova, Rime CXIII 13, Pg XXI 61, Pd IX 20; punto, XXXII 140, Fiore CXL 12; question, Pd XIX 69; quistion, Rime LXXXVI 10; ragion, If XXX 145, Pd XXVI 8; ragione, Fiore VIII 3 (regole e r.); reda, If XXXI 116; reggimenti, Cv III VII 9 (atti o vero r.); regole, Fiore VIII 3 (r. e ragione); relazione, Cv III XIII 2; residenza, Fiore LXXXVII 11; resta, CLXXVIII 11; riguardo, Rime XCV 6; riparo, LXXXIII 23; risponsione, Fiore CLXXI 12; risposta, Pd XXII 35; ritorno, XXX 114; rombo If XVI 3; saggio, Detto 286; saramento, Fiore III 4, XLII 11, LXXXIII 5; saramenta, LXVI 10; saramenti, CLX 2; sacrificio, Pg XI 11; schiera, XXIV 65; scorta, XXIII 53; scusa, XXXIII 130; segnale, Fiore CXXXVII 5; segno, If VIII 86, IX 86, XXII 19, Pd IV 38, Fiore CLXXVII 9; sembiante, Rime CII 10, If IX 101, Pd IX 64, Fiore LV 11; sembianti, Pg VII 91, Fiore LV 7, CLXVI 12; senno, CCI 3 (s. e follia); sentore, LXIII 7, CXXV 4; sera, Pd I 43; siepe, If XXXIII 83; soggiorno, Pd XXI 39, XXVII 72; soverchio, If XXI 51; sposa, Pd XXXI 3; stranezza, Fiore XIII 6, CLVII 13; strazio, If XIX 57; tagliate, Fiore CXVI 7; testamento, Cv IV XV 17; torto, If XXVII 114; tragitto, XXXIV 105; tratto, Detto 475; velo, Rime C 6, lf XXXIV 123; vendetta, Rime LXXV 4, CIII 83, If XVIII 96, Pg X 83 e 89, Pd VI 90 e 92, Fiore LXXXVI 2, CLIII 13, CLXII 8; vengianza, CLII 1, CLXII 10; vergogna, If XVII 89; vertute, Detto 152; via, Rime CXVI 66, If XIV 141, XXI 111; villania, Rime LXXXIII 65, Cv I II 11, Fiore CXXVII 8; vittima, Pd XVI 146; voto, V 26, Detto 398; zuffa, If XVIII 108.
b) amistà, Cv III XI 9 (l'a.); assalto, Pd IX 30 (un grande a.); cambio, Cv IV XI 13 (lo c.); cammino, If XX 69 (quel c.); cenno, Pg VI 141 (un picciol c.); cercamento, Cv IV VIII 7 (lo c. e la invenzione); comandamenti, IV XXVIII 16 (li tuoi c.); comandamento, Fiore LXXVIII 10 (il su' c.); comparazioni, Cv II XIV 1 (le c.); concordia, IV V 3 (la c.); contenenza, Fiore CXXVIII 10 (la c.); contrario, Cv III III 9 (lo c.); convivio, I I 11 (un generale c.); cosa, IV XXVII 5, due volte (una malvagia c.); diffinizione, IV X 6 (la d.); dimanda, I XII 1 (la d. e la risposta), If X 16; dimando, XIX 78 ('l sùbito d.); dimoranza, Fiore CLXXXI 11 (la lontana d.); discorso, Cv III IX 8; disputazione, IV XII 20 (tutta la d.); distinzione, Cv XIV 9 e 10 (questa d.); divisione, Vn XIV 13 (la d.), Cv IV XVI 2; divisioni, III XII 1 (le d.), Vn XIX 22 (queste d.); domanda, Fiore LXXVIII 5 (una d.); errare, Vn XXIII 4; fatto, Fiore XCIX 13 ('l f. mio); fica, CLXXVI 14 (la f.); fine, Pg XXV 127; foco, If VIII 9; furto, XXV 29 (lo f.); giuochi, Cv IV XXVI 14 (li g.); governo, If XXVII 47 (il mal g.); larghezza, Pg XX 32, Fiore CLVII 9 (la l.); legge, Pg I 90 (quella l.); leggi, VI 139 (l'antiche l.); norma, Pd I 108 (la toccata n.); offerta, Fiore CCIII 1 (l'o.); offesa, Pg XIII 135 (l'o.); omanaggio, Fiore LXXVII 10 (l'o.); opera, Fiore LXII 9 (l'o.); operazione, Cv III III 1 (la sua [la loro] o.), II V 13; orbita, Pg XXXII 30, Pd XII 112 (l'o.); parentele, Cv IV VIII 9 (le p.); parte, Vn XXXVIII 6 (la p.); parti, Cv IV XXIII 14 (queste p.); pasqua, Rime XCIX 2 (la p.); piacere, Fiore CXXXVII 14,(tutto 'l su' p.); piaceri, Vn II 7 (tutti li suoi p.); portamento, Fiore CIV 10 ('l p. di santo ermito); prestanza, CLXXVIII 3 (questa p.); promessione, Cv IV VI 1 (la p. fatta); prova, If XXVII 43 (la lunga p.); question, IX 19 (questa q.); XIV 135 (l'una q.); questione, Cv IV XII 6 (una q.); rifiuto, If III 60 (il gran r.); riprovagione, Cv IV XIV 1 (questa r.); risposta, If XII 65, XXXIII 107 (la r.), XXIX 17, Cv I XII 1 (la dimanda e la r.); saramenta, Fiore CCXIX 9 (le s.); saramento, Fiore CCXIX 1 (un s.); scempio, Pg XII 56 ('l crudo s.); segno, II 49 (il s. di santa croce); sembiante, Pd I 102 (quel s.); sermoni, Fiore CXII 12 (lor s.); sguardo, Pd XXXII 19 (lo s.); sonno, If XXXIII 26 ('l mal s.); spese, XXIX 126 (le temperate s.); strazio, VIII 59 (quello s.); tradimento, If XXXIII 147 ('l t.); tratto, Fiore C 8 (un t.); trieva, CCXIV 7 (una t. di venti dì); vantaggio, XLIII 9 (questo v.); vendetta, If VII 12, XII 69 (la v.), Fiore CLXXXIV 10 (quella v.); via, Cv IV XXVIII 12 (la v. che); voglia, If XVIII 56 (la v.); zona, Pd X 69 (la z.).
c) aggirata, If VIII 79 (grande a.); ardire, Fiore CXCVII 11 (nessun a.); argomento, Pd XVII 135 (d'onor poco a.); arte, VI 103 (lor a.); VIII 128 (sua a.); arti, If XX 86 (sue a.); calle, XX 39 (retroso c.); cambio, Cv IV XI 13 (bello c.); cara, Detto 283 (buona c.); cera, Fiore CXCIV 10 (mala c.); concilio, Rime dubbie VII 13 (lungo c.); cortesia, Fiore LXVII 8 (gran c.), CLXXII 11 (tutta quanta c.); danno, CLXXV 12 (gran d.); difensa, XXX 9 (gran d.); difension, CCXII 10 (sua d.); difesa, Vn X 1 (mia d.); dimanda, Cv II V 18 (mia d.); dimenata, Fiore CCVIII 5 (gran d.); dimora, If X 71 (alcuna d.), Pd VI 37 (sua d.); diporto, Fiore CLXXXVI 2 (lor d.); disdetta, Rime XCIII 11 (gran d.); disdetti, Fiore CXXV 13 (gran d.); dispensa, Detto 315 (gran d.); druderie, Fiore CLXIX 14 (infinte d.); divisioni, Cv IV III 2 (altre d.); fallo, Fiore XII 10 (alcun f.); fatto, C 1 (ogne mio f.); fedeltate, II 10 (pura e fina f.); festa, CLXXIII 1 (gran f.); follia, CLXXXV 2 (gran f.); follore, CLVI 4 (gran f.); fraude, Rime dubbie V 3 (così spietata f.); grado, Fiore X 9 (su' g.); grazia, Pd XXXI 101 (ogne g.); grazie, Pg I 87 (quante g.), Fiore CXCV 3 (g. mante); guerra, If XII 138 (tanta g.), XVII 22 (sua g.), Pg XXVIII 100 (alcuna g.); inganno, lf VIII 23 (grande i.); invenzioni, Pd XXIX 94 (sue i.); laidura, Fiore LXXXI 13 (tanto di l.); lamentanza, Vn VII 2 (alcuna I.); lamenti, If XIII 15 (l. strani); male, Fiore XXXVIII 3 (alcun m.), LXVIII 8 (lor m.); malmenata, CCV 8 (gran m.); mercatantia, CLVII 8 (tal m.); morte, Rime dubbie V 31 (dolorosa m.); mostra, If XXII 2 (lor m.); 'ngrassata, Fiore CLXVIII 10 (grande 'n.); nozze, Pg XXXII 75 (perpetue n.); oltraggio, Fiore CXXXV 10 (tal o.); ombra, Rime CI 37 (più nera o.), C 9 (poca o.); onore, If IV 100 (più d'o.), Vn VIII 7 (alcuno o.); oppinione, Cv I IV 4 (alcuna o.); orazion, If X 87 (tal o.); parente, Pd XVI 120 (lor p.); parti, Vn XXIII 31, XXXI 5, XXXVIII 5 (due p.), XIX 15, Cv III V 1 (tre p.); partita, If XXII 80 (mala p.); passi, XVII 32 (diece p.); paura, Fiore CCXII 8 (molto gran p.); peccato, XIII 11, CXLII 8 (gran p.); persuasione, Cv III XIV 12 (maggiore p.); piacere, Vn XIV 1 (grande p.), Fiore LIX 11 (maggior p.), CCI 8 (molto gran p.); portatura, CXXIII 6 (dolze p.), 3 (santa p.); preghera, CXXXIX 3 (dolze p.); pregheria, CLXXII 9 (più p.), XIII 1 (mia p.); preghiera, Rime dubbie II 14 (dolce p.); principio, Pd XV 90 (cotal p.); processione, Fiore LXVII 11 (gran p.); prode, Cv I VI 4 (poco p.); promessa, Fiore LIII 1 (gran p.); promessione, CXCVIII 10 (larga p.); prova, Rime XC 8 (lunga p.), Pg XXX 117 (mirabil p.), Pd VIII 141 (mala p.); provedimenti, Pg VI 142 (tanto sottili p.); ragionamento, Cv IV XXII 2 (più utile r.); richesta, Fiore LVII 1 (tua r.); rifusanza, CLXXII 3 (gran r.); riparo, If XXXI 57 (nessun r.); risposta, Detto. 121 (tua r.); riverso, If XII 45 (tal r.); rote, Cv IV VI 20 (altissime r.); schiera, Pd XVIII 75 (or tonda or altra s.); scipidezza, Fiore CLXX 5 (gran s.); scusuzza, Rime dubbie VI 14 (mala s.); segni, Pd XIII 13 (due s.); sembiante, Fiore CIV 3 (pà s.); sembianti, LIII 7 (gran s.); sembianze, Pd XXIV 56 (pronte s.); sepultura, Pg VIII 79 (sì bella s.); specchio, Pd XIX 29 (suo s.); spendio, If VII 42 (nullo s.); spese, Fiore CXCV 8 (belle s.); spezie, Cv IV XV 6 (s. due); 'sposta, Detto 122 (ri' ' sposta); staggi, Fiore CXXI 5 (mie' s.); strida, If XII 102 (alte s.); taglia, Fiore CCXIV 5 (troppo gran t.); testimonianza, Cv I II 8 (falsa t.); torto, Fiore CLXXXVI 4 (crudel t.), CCXI 4 (troppo gran t.), XXXVII 10, CXCIV 11 (gran t.); vergogna, CCXXI 4 (ancor grande v.); vero, If XXXII 25 (grosso v.), Pg XVI 4 (grosso v.); via, IV 36 (che v. faremo?); viaggi, If XXI 12 (più v.); viaggio, XXXI 82 (più lungo v.), XVI 27 (continuo v.); vita, Fiore CXXI 6 (v. agresta), XXIII 2 (v. onesta); voglienza, V 4 (sua v.).
d) accorti, Pg V 54, IX 131; accorto, Cv IV XXV 13 (conto e a.); addorno, Pd XXVII 71; agro, Rime LXVIII 15; aguti, If XXVI 121; almi, Pd XXIV 138; amiche, XXV 90; ampia, Cv I III 9 (più a.); ardenti, Pd XXXI 142; arrogante, Pg XI 62; attento, Pd XXVI 3; atteso, I 77; beati, If IV 61; beato, Rime dubbie VII 9, Cv III XV 7, IV XVII 8; bella, III XIII 9, Pd XII 31, VIII 15 (più b.); belle, XXI 138; bello, Pd II 130, IV 34, Rime CXVI 15 (men b.); benivolente, Cv III XI 8 (2 volte); bigio, Pg XXVI 108; bozze, Pd XIX 138; brieve, Cv IV XIII 11 (più b.); brullo, Pg XIV 91; bruni, If VII 54; cagnazzi, XXXII 71; caldo, Pd IX 93; calvo, Pg XXVII 27; candente, Pd XIV 77; cari, Pg XXVI 114; caro, XII 50; certi, Cv II VIII 15, Pd VIII 42 (contenti e c.); certo, Pg XVI 56, Pd XIX 46; chiara, Pd XX 140; chiaro, VIII 91; chiedente, Fiore CLII 14 (pan ch.); colorata, If X 86; confusa, Pg XIX 27; conoscente, Fiore CXXVII 6; consorto, Pd I 69; conte, XXV 10; contenta, XXII 30, XXVI 16; contenti, VIII 42 (c. e certi); contento, IV 72; conto, Cv IV XXV 13 (c. e accorto); coraggioso, Rime dubbie XX 10; costellati, Pd XIV 100; credente, Vn V 4; crucciosa, Fiore CLXXXIV 2; cruccioso, Vn VIII 9 11; debile, Cv IV XXIX 6 (più d.); degno, Rime LXXXIII 13, XCI 64, Pg V 21, Pd I 27, IV 42, VI 34, XXI 53; desideroso, Pg XX 146; dia, Pd XXIII 107; discoverto, Pg I 128; disdegnoso, If XXIX 34; disgiunto, Pg XXV 64; disioso, Cv II VII 7; disposto, Pd XXX 54; distante, Pg XXIX 71; dolce, XX 96; dolente, Fiore VI 14; dolenti, If XXXIV 57, Fiore CCX 14; doppia, If XXIII 12; dotte, Pg XXII 69; duri, XIX 77 (men d.); errante, XXV 63; espressi, Pd XXIV 60 (bene e.); fedele, Pg XXII 59; felice, Cv IV Le dolci rime 83, Pg XVII 133, Pd VII 18; fello, IV 15; fermo, XXI 114; feroci, XXII 151; fioco, If XXXI 13; folle, Pd XIX 122, XXII 81; formosi, Cv III III 9 (f. e membruti); forte, If XVII 90; gentile, Vn XXI 6, Cv IV Le dolci rime 30, III 8; ghiotti, Pg XXXII 74; ghiotto, If XVI 51, Pg XVII 122; gloriosi, Pd XVIII 83; grande, Cv I X 7; grandi, X 7; iborni, If XXVI 14; imperfetta, Cv III III 9; impresso, Pd XIX 43; ingannato, Fiore CXI 5; ingiusto, If XIII 72; innocenti, XXXIII 88; intendente, Fiore CLXXXIX 3; intento, Pg V 117; lento, Pg XXIV 2 (più l.); licito, If V 56; lieta, XXVI 96; lieto, Pg III 142, Pd VIII 91; lontana, Rime CVI 22 (da sé l.); lontani, Pg XXVIII 70; lunghe, Cv IV XXIV 7 (più l. e meno); macri, If XXVII 93; macro, Pd XXV 3; malvagia, Pg XIX 144; manifesta, Pd XVII 128; manifesto, Cv III XIV 6, If X 25, Pd X 126; mansuete, Cv II I 3; membruti, III III 9 (formosi e m.); mendica, Vn VIII 9 7; mero, Pd XXIII 60; mesti, If I 135; minori, Cv I XI 19; morta, If X 15; nera, Pg I 45; nobile, Cv IV XX 5; nobili, XX 5; nota, Pd XXI 56; nuovo, Rime LXVIII 17; odiosi, Cv IV XIII 13; odioso, XIII 10 (timido e odioso); ornato, I III 8 (più ornato); oscura, Pg XXXIII 126; palese, XXII 15; parvente, Cv I I 15; pauroso, Rime dubbie XIV 5; pensosa, Fiore LXXXIX 3 (p. e trista); pensoso, Vn XXXIII 5 9; perfettissima, Cv III III 9; piacente, II X 7; pietoso, Pg XI 57; pingue, Pd XXIII 56 (più p.); pio, If XXIX 36 (più p.), V 117 (tristo e p.); possente, Pd XXXIII 70; possibili, Cv III VII 16; pregno, Pg XVIII 42 (più p.); presti, Pd XXIX 60; presto, If II 117 (più p.); privati, XVIII 87; pronta, Pg XVII 49; quieto, Pd I 122; reo, Pg XVI 104; reverendi, Pd XIX 102; reverente, Cv IV XXV 5; reverenti, Pg I 51; ribelli, If XXVIII 136; ricchi, Pg XV 62 (più r.); ricco, Fiore XLI 9 (più r.); saggi, Pg V 30; saggio, Fiore CLXXVIII 1; sana, Pd XXXI 89; savietta, Fiore CXLVIII 5; savorose, Pg XXII 149; sazio, Pd XV 87; scarsi, Pg X 13, Pd XVII 3; scemo, Pg XXVI 91; scorta, XIX 12; serena, Detto 242, Pd XXXII 99 (più s.); serve, XXI 70; severo, IV 84; sicura, Rime dubbie III 5 12; simigliante, Pd I 105; simili, XXX 140; sollicito, Cv I X 10; somma, IV IV 8; sospeso, Pg XXVI 30; sozza, If XXVIII 105; sozzi, VII 53; splendienti, Cv IV XIII 14; sufficiente, Pd VII 116; superba, Cv III IX 4; supini, Pg XIV 9; tardo, Rime CIV 55 (un poco t.); timido, Cv IV XIII 10 (t. e odioso); trista, If XIII 145; tristi, XXXIII 64; tristo, Rime LXVIII 47, Fiore CIV 13, If V 117 (t. e pio); torta, XXX 21; torti, Pg XXIII 126; umile, Vn XXVI 12 9, Cv III Amor che ne la mente 75, IX 4; una, III II 11; varo, If IX 115; vile, Cv I XI 14; vili, III Amor che ne la mente 67; visibile, Pd XXX 100; vogliosi, Cv I I 10; voglioso, IV XXV 5, Pg XIV 74.
e) acqua, Pg XXX 98 (spirito e a.); carne, Pd XXIII 74; Dio, Fiore CCXX 14 (d'amor si fa D.); figura, Pd XX 34; fiume, If XX 75; maraviglia, Pd XXVII 139; partita, Detto 206; schifo, 296; spirito, Pg XXX 98 (s. e acqua); vino, XXV 77; vittima, Pd V 29; voce, XX 28.
f) 'l solecchio, Pg XV 14.
g) carco, Pd XXVII 84 (dolce c.); danno, VI 132 (qual si fa d. del...); fattura, Pd XXXIII 6 (sua f.).
h) accesa, Pd XXXIII 99; adorno, Rime dubbie XXX 20; ampi, Cv IV XII 17 (più a.); basso, If XII 124; beato, Cv II XV 4; bella, Pd XVI 31 (più b.); belle, Pg II 75, Cv III XV 14 (men b. e men gradite); bello, Pd XIX 36, Cv III IV 7; certi, Pg XXVI 14; chiaro, Pd XXI 44; conta, Rime CIV 37 (palese e c.); conto, Pg XIII 105; corusca, Pd XVII 122; digiuna, Pg XXI 39 (men d.); discordi, X 63; diverse, Cv III II 4 (E fanno[si] diverse le bontadi); due, If XXV 73; dura, XXV 111; eccellente, Pd IX 41; empia, XVII 65; gentil, Vn XXI 2 2; gentile, Cv IV XV 2; glorioso, I XI 15; gradite, III XV 14 (men belle e men g.); grande, I III 10, XI 19, II II 3; grandi, III VI 2 (picciole e g.); grassi, Pd XVI 114; greco, XX 57; ingrata, XVII 65 (tutta i.); lieta, Pg VI 136; lieto, XIV 83; lievi, Cv III VIII 18; lucente, Pd V 131, 96 (più l.); magro, Pg XXV 20; maligno, XXX 119 (tanto più m. e più silvestro); manifesto, Pd XXIV 52; matta, XVII 65 (tutta m.); mera, XI 18 (più m.); molle, If XXV 111; monchi, XIII 30; nera, Pd XXVII 136; oscuro, Pg XV 143; palese, Rime CIV 37 (p. e conta); palide, Cv IV XXV 8 (p. e rubicunde); palido, Pg XXXI 140; picciole, Cv III VI 2 (p. e grandi); presta, Pg XXVI 31; presto, Rime LXII 2; pusillo, Pd XI 111; rubicunde, Cv IV XXV 8 (palide e r.); scemo, Pd XXXI 126; sicur, IX 47; sicuro, If IX 30; silvestro, Pg XXX 119 (più maligno e più s.); simile, Cv III I 8 e 9, IV XXVIII 9 (d'abito e di vita s.); sincero, Pd XIV 139 (più s.); spietato, IV 105; temperata, Cv IV XXVI 2; trista, Pg XIV 71; turgide, XXXII 55; una, Pd III 81; unito, XI 62; vile, Cv I IV 13; virtuoso, III VIII 17; vivace, Pd XXVII 12.
17. F. seguito da ‛ tale ', ‛ quale ', ‛ cotale ' ‛ come ', ecc.: quale, Vn XVI 2; tale, Rime XCI 65, If I 58. ‛ Farsi ' nelle stesse condizioni di reggenza: come, Pd X 58, XIII 51; cotale, If VI 31, Pd XIX 94; quale, If VIII 24, Pg XXVI 95, XXXI 89, Pd I 68, V 98, IX 68, XXI 5, XXIII 14; tale, Cv II II 2, IV X 11, If II 40 e 130, XIX 58, XXX 139, Pg XIX 67, XXVI 96, Pd I 67, XXV 121, XXX 5.
18. F. con l'aggettivo ‛ buono ', in costruzione assoluta, vale " è bene, opportuno ": ricorre in due luoghi, in Fiore CLIX 1 e 3 Buon accontar fa uom ch'abbia danari, / ma' ched e' sia chi ben pelar li saccia: / con quel cotal fa buon intrar in caccia, / ma' ched e' no gli tenga troppo cari.
19. F. seguito da una proposizione consecutiva esplicita ha valore causativo, e significa " sforzarsi per ottenere ", " fare in modo ", " indurre ": If XXVIII 89 poi farà sì, ch'al vento di Focara / non sarà lor mestier voto né preco; Fiore CLXIII 11 far sì ch'uon gli tenga per istolti. Con questa costruzione f. si trova in Rime LXIII 12, LXXV 12, CXVI 12; Vn XII 8, 14 42, XIV 2; Cv I VIII 8 (due volte), If VI 82, XVIII 75, XXII 84, XXIV 57, XXVII 101-102, Pg IX 120, XI 141, XXIV 41, Pd IV 107-108; Fiore XIV 14, XV 12, LXIII 6, CXXIII 12, CXXVI 9, CLVI12, CLIX 9, CLX 7, CLXIII 4, CLXXX 10, CLXXXVIII 1,CXCIX 13, CCXV 6; Detto 108 e 300. F. ha valore perifrastico quando il soggetto della consecutiva sia il medesimo della proposizione reggente, di solito al modo imperativo: Rime LXIII 8 ma fa' che 'l tragghe prima da un lato; If XXIII 73 Fa che tu trovi / alcun ch'al fatto o al nome si conosca; Pd XXV 34 Leva la testa e fa' che t'assicuri. Così Cv II Voi che 'ntendendo 25 (ripreso in XV 4), If XIV 140, XV 69, XVI 85, XVII 93, XVIII 127, XIX 102 XXII 40 e 43-44, XXIV 72, XXVI 72, Pg I 94, II 28 (due volte), IX 113, XXIII 112, XXXI 115, Pd II 100, Fiore V 11, XVI 13, LIII 10, LXIII 2 e 13, LXIV 4, LXV 8, LXXXVII 13, CXXVII 6, CLVIII 7, CLX 2, CLXII 11, CLXIV 12, CLXXV 5, CXC 6.
20. F. ha valore causativo in rapporto con una proposizione consecutiva implicita all'infinito. Quando l'infinito retto sia transitivo, secondo la costruzione dell'italiano antico, l'oggetto di f., se è espresso, è di solito in dativo; tranne in alcuni casi in cui l'oggetto si trova in caso diretto: If XII 108 che fé Cicilia aver dolorosi anni; Rime dubbie XII 2 sì che fa pianger li occhi li soi guai.
In questa costruzione f. può assumere diversi significati. Il principale è quello di " procurare ", " ottenere ", " conseguire ": Rime XC 54 Falle sentire, Amor, per tua dolcezza, / il gran disio ch'i' ho di veder lei; If XXIX 110 " ...Albero da Siena ", / rispuose l'un, " mi fé mettere al foco... "; Pg XVIII 33 fin che la cosa amata il fa gioire. Così si vedano Rime LXII 6, LXVIII 45 e 49, LXXI 8, LXXX 16, CI 39, CIV 72, CXI 7, CXVI 9, Rime dubbie XIV 3, III 15 7; Vn III 9, IX 5, XIX 9 30, XXI 1, XXV 6, XXVI 11 7; Cv I X 9 e 10,11 VII 12, III VII 14, IX 10, IV I 5 e 11; If I 90,VII 119, X 113, XXII 57 e 146, XXVI 139, XXVII 111, XXVIII 76, XXIX 116, Pg VI 18, XVIII 33, XX 75, XXIII 104, XXIV 44 e 110, XXVI 7, XXVIII 58, Pd VIII 98, XII 30, XV 72, XIX 24, XX 143, XXII 129, XXIII 111, XXV 31, XXVI 101; Fiore XVI 12, XLIV 10, L 11, CVIII 11, CXXII 11, CXXXIX 8, CXLVII 13, CL 12, CLXVII 8, CCVII 14, CCXXV 7, CCXXX 4, 5 e 8; Detto 475.
Può anche significare " ingiungere ", " ordinare ", " disporre ": Vn XXXI 10 26 e fella [cioè Dio] di qua giù a sé venire; If XXI 56 Non altrimenti i cuoci a' lor vassalli / fanno attuffare in mezzo la caldaia / la carne; Pg V 77 quel da Esti il fé far, che m'avea in ira. Così Vn XII 8,Cv I X 10, XII 7,If IV 23, VIII 26, IX 26, XIII 150, XIV 102, XXII 99 e 103, Pg XXVII 137, Fiore XXVII 3, XXVIII 1, 7 e 9, XXIX 12, XXXI 9, LXVII 2 e 11, XCII 10 e 13, CX 10, CXXX 11, CCXVII 10 e 12, CCXXI 8, CCXXII 11 e 13.
Spesso anche nel significato di " obbligare ", " costringere ": Vn XXXVII 2 Or voi solavate fare piangere chi vedea la vostra dolorosa condizione; If XVIII 37 Ahi come facean lor levar le berze. Si vedano anche i seguenti passi: Rime LX 2, LXX 4, LXXX 6 e 10, Rime dubbie XIV 1, XX 4; Vn III 6, XII 12 22 e 23, XIII 6, 8 3 e 6, XXI 2 4, XXII 14 6, XXIII 19 20, XXVII 4 10, XXXI 16 65, XXXV 8 14, XL 4; Cv II Voi che 'ntendendo 20 (ripreso in VII 9) e 23 (ripreso in XV 2), VII 9 e 12, III Amor che ne la mente 22; If I 51 e 102, II 72, VI 19, XIII 50-51, XVII 129, XXVII 5, XXX 30 e 55, XXXI 124, Pg XXIII 59, Pd V 71, XXX 148; Fiore XXVI 8, XXIX 13, XXXIV 12, CLII 12, CLXIII 12, CLXIX 5, CCIV 6, CCX 5, CCXXII 7.
In D. può anche equivalere a " indurre ", " invitare ": Cv I IV 8 E questi non solamente passionali mal giudicano, ma, diffamando, fanno a li altri mal giudicare; Pg XIV 129 però, tacendo, / facëan noi del cammin confidare; Fiore XLV 6 perch'i' l'Amor ti volea far fuggire. Così Rime CIV 100, CXVI 34; Vn XXIII 12 e 18 9, XXXVIII 8 4, XLI 4 e 12 11; Cv IV XII 3; If I 84, II 70, XXVIII 88, Pg XII 129, Pd VI 82, XIV 99; Fiore IX 8, XXXI 8, LXIII 9, CXVIII 13, CLXXXVIII 4, CXCVI 14, CXCVII 9.
Anche " aiutare ", " rendere agevole, possibile ": Cv IV II 15 a riprovare lo falso s'intende in tanto in quanto la veritade meglio si fa apparire. Così Rime LIX 12, Vn XII 16, XLI 9, Cv I I 13, III Amor che ne la mente 26, commentato in XIII 3, 5 e 7, IV V 18, Pg XVI 108, Pd XX 66, XXIV 18, XXVI 42, Fiore XVIII 14.
Lo stesso tipo di costruzione sintattica si trova in riferimento a esseri inanimati o a concetti astratti, e in tal caso f. acquista il valore di " essere causa ", " dare pretesto ", " porgere l'occasione ": Rime CVI 63 ché simiglianza fa nascer diletto; If I 56 giugne 'l tempo che perder lo face; Pg XXIX 24 buon zelo / mi fé riprender l'ardimento d'Eva. Così Rime LVI 2, LXV 6, XC 44 e 53, XCI 38, CI 11, CII 44, CXIII 1, Rime dubbie VI 3, XII 11, XIII 6; Vn VIII 4 2, XI 1, XVI 10 14, XXIII 20 22, XXVI 4 e 12 10, XXXV 1, XXXVII 6 3 e 8 9, XL 4 e 10 14, XLII 1; Cv I III 8, IV 1 e 11, VIII 1, X 1, 3, 6 e 12, XIII 3 (due volte), II II 1, X 5 (due volte), XIV 20, III Amor che ne la mente 47, III 13, VI 7, XIII 7, XV 11, IV Le dolci rime 55 (ripreso in X 12), V 18, XII 20, XIII 11, XVII 6, XXV 9, XXVII 17; If III 74, IV 27, VII 66 e 89, IX 72, X 87 e 136, XIX 99, XXIII 102, XXXIII 96, Pg I 20, VII 136, VIII 15, X 3 e 60, XII 66, XV 84, XVIII 24 e 77, XIX 55 e 90, XX 98, XXI 116, XXII 87 e 93, XXIV 150, XXV 51 e 123, XXVI 105, XXVIII 108, XXXII 12, Pd II 51, III 71, XII 16, XXI 67, XXII 48, XXVI 56, XXXIII 96; Fiore LIII 11, CCXXIV 14.
F. ha uso pleonastico quando il soggetto del verbo all'infinito sia lo stesso di quello reggente: Cv IV XIII 11 le foglie che 'l vento fa menare; If XXXI 4 così od'io che solea far la lancia / d'Achille e del suo padre esser cagione / prima di trista e poi di buona mancia (lezione che, come rileva il Petrocchi, " s'è dileguata da vari rami della tradizione antica per incomprensione di far pleonastico "); Pd XI 78 La lor concordia e i lor lieti sembianti, / amore e maraviglia e dolce sguardo / facieno esser cagion di pensier santi, dove i vv. 76-77 vanno intesi come un unico soggetto della proposizione.
I verbi riflessivi (transitivi e neutri) in costruzione infinitiva retta da f. causativo, omettendo (secondo un uso rimasto anche in italiano moderno) il pronome riflessivo, vengono a trovarsi nella stessa condizione degl'intransitivi: Rime dubbie XXII 7 ché lo desio fa l'uom migliorare; If III 44 Maestro, che è tanto greve / a lor che lamentar li fa sì forte?; Pd XVI 2 se glorïar di te la gente fai. Si vedano inoltre Rime LXVII 72, Rime dubbie XVIII 8, Vn XIX 5 8, XXIII 18 10, XXXI 10 23, XXIII 8 26, Cv II I 3 (due volte), III VII 13, If XII 99, XVIII 54, XXIV 16, Pg VI 57, XIV 13, XXII 25, XXVIII 49 e 89, Pd XI 56, XIII 113, XV 5, XX 101, Fiore XXXIII 8. É da notare tuttavia che trattandosi di verbi che in italiano antico possono avere uso neutro, è dubbio se la mancanza del pronome riflessivo sia da attribuire alla costruzione con fare'. In If XXXIV 19 d'innanzi mi si tolse e fé restarmi, la posizione enclitica del pronome personale che funge da complemento oggetto di f. dà l'illusione che‛ restare ' sia accompagnato dalla sua particella pronominale. Un caso di riflessivo reciproco in Vn XXV 8 li poete hanno parlato a le cose inanimate... e fattele parlare insieme.
A parte vanno considerati i casi in cui il verbo retto all'infinito da f. sia transitivo, infatti il suo oggetto assume allora la forma di pronome riflessivo " perché coincide col soggetto del verbo sovraordinato " (Ageno): If V 26 Ora incomincian le dolenti note / a farmisi sentire. La stessa costruzione con il verbo ‛ sentire ' è in Vn XIX 5 6, If IX 126, Pg XIII 99, Pd XIX 20; con ‛ cercare ', in Pg V 63; con ‛ chiamare ', in Fiore XXXVII 9; con ‛ conoscere ', in Pg XX 72; con ‛ laudare ', in Rime LXXXIII 132. Si noti anche fatti fare credenza (Pg XXVll 29).
21. Il verbo f. ha in D. uso fraseologico in proposizioni relative collegate a un infinito in funzione nominale. Questo sintagma non è frequente in italiano antico, e sembra da connettere a moduli stilistici francesi: Rime CIII 77 per vendicar lo fuggir che mi face; Pd II 63 l'argomentar ch'io li farò avverso. Così Rime LXVII 78, Vn IV 2, XIV 3, XXIII 4, XXXVII 6 1, Cv I II 4, Pg XXVIII 97, Pd XXII 147, XXVI 99, Detto 479.
Meno frequente in D. l'uso perifrastico di f.. preceduto dalla preposizione ‛ a ': Cv IV XXVIll 14 E che è questo altro a fare che levare lo drappo di su l'altare e coprire lo ladro la sua mensa ? Così III IV 8, Fiore CXXII 9.
22. ‛ Farsi ', unito ad avverbi di luogo, col valore di " andare ", " muoversi ": If XXI 92 i diavoli si fecer tutti avanti; Pg XXVII 29 fatti ver' lei. Così f. dinanzi (Rime CVI 106, If VIII 32); f. innanzi (Pg XXVI 136, Pd XXII 29); f. 'n costà (If XXII 96); f. incontro (Cv IV XXVlll 5, due volte); f. inverso (Pg XX 134); f. ver' (VIII 52, due volte; XXVII 29, Pd IX 14); f. presso (Pg X 53,XXIV 115, Pd VIII 31); f. qua (If XXXI 134); f. qua e là (Pg XXXIII 105). Transitivo in If XII 78 fece la barba in dietro a le mascelle.
23. F. intransitivo (con ausiliare ‛ essere ') può assumere i seguenti valori: " avvenire ", " avere origine ": Cv III VIII 14 e dico come questo soverchiare è fatto, che è fatto per lo modo che soverchia lo sole lo fragile viso. Così II 8 e Fiore XXXVI 11.
Più spesso viene usato con particella pronominale col significato di " formarsi ", " costituirsi ", " cominciare a esistere ": Vn XXXIX 4 dintorno loro si facea uno colore purpureo; Pg XV 142 Ed ecco a poco a poco un fummo farsi. Così Cv III VII 13, If XIV 132, Pg V 84, XVII 33, XXV 74, Pd I 53, VII 134 e 147, XXV 132. In senso figurato: Di lui [s. Francesco] si fecer poi diversi rivi (Pd XII 103). Può anche essere riferito a enti astratti: Cv I XI 15 La terza setta contro nostro volgare si fa per cupiditate di vanagloria; Pg II 97 di giusto voler lo suo si face. Si vedano anche Rime XCI 28, Cv I VIII 11, XI 11 e 16, IV XIV 6, XXIX 8, Pd XV 138.
Intransitivo, può significare " avanzare ", " pervenire ": If XXXIV 16 Quando noi fummo fatti tanto avante.
24. F. (intransitivo) può significare " giovare ", " essere utile, conveniente ": Vn V 4 le quali [le cosetteper rima] non è mio intendimento di scrivere qui, se non in quanto facesse a trattare di quella gentilissima. Così Cv III XIV 6, IV III 7. Anche " importare ": Pg V 12 che ti fa ciò che quivi si pispiglia?, e così Cv IV XXIX 4.
25. Al passivo f., in riferimento a trasformazioni fisiche o morali, acquista il valore di fieri, ed equivale a " diventare ", " mutarsi ", " trasformarsi ": Cv I XIII 1 quelle due cose per le quali io sono fatto a lei amico; If XIII 37 Uomini fummo, e or siam fatti sterpi. Così Rime C 57, Cv I XII 2,III II 9,VI 13, XII 4, IV XXVIII 15, Pg XXV 52, Pd XXII 77, XXIV 111. In particolare " assumere un ruolo, un incarico ": Vn XXXIV 1 questa donna era fatta de li cittadini di vita eterna; Pd II 18 quando Iasón vider fatto bifolco. Così Rime XC 18, CIII 67, Vn XXXI 1, Pd X 27, XVI 61. Il verbo f, in questa accezione può anche essere unito, anziché a un sostantivo, a un altro predicativo, che è di solito un aggettivo, o più raramente un participio o un avverbio o altro complemento. Così con aggettivo si vedano Rime LXXXVIII 4 Orgogliosa se' fatta e per me dura; Pg XIV 130 Poi fummo fatti soli procedendo, e inoltre: Cv II Voi che 'ntendendo 45, I 6 e 7, III IX 1, If VIII 35, XIII 34, Pg VI 94 e 98, XIV 111, XVI 55, XXIII 26, XXVII 40, Pd XI 125, XIII 82 e 84, XVI 154, XXI 119, XXII 93, XXIII 44, XXVIII 60.
Il participio si trova in Pd XXIII 48 possente se' fatto a sostener lo riso mio. Più frequentemente in proposizione modale: Cv II XII 6 imaginava lei fatta come una donna gentile. Così If IX 67, XXX 49, XXXI 104, Pg X 134, XVIII 78, Pd VIII 49. Con complemento di materia, in Pg XXXIII 74 veggio te ne lo 'ntelletto / fatto di pietra e, impetrato, tinto.
A volte in proposizione che regge una consecutiva: Pg XXXlll 5 Bëatrice... / quelle ascoltava sì fatta, che poco / più a la croce si cambiò Maria; Vn XXXIX 9 5.
26. Il verbo f. talvolta è costruito con preposizione: ‛ f. di ' equivale a " disporre di qualcuno ", " servirsene ". Si veda Pg XIX 88 io potei di me fare a mio senno; Fiore L 6 faccia di te come di su' fante. Così If XXVlll 137 e Fiore CLXI 6.
Anche " dar principio ": Cv III II 1 Faccendomi dunque da la prima parte, che proemio di questa canzone fu ordinata...
27. Il participio passato di f., pur essendo riconducibile a una delle accezioni sopra elencate, acquista in unione con un avverbio di modo (‛ sì ', ‛ così ') valore di aggettivo dimostrativo (" tale ", " questo "). Ad esempio in If XXXlll 133 Ella ruina in sì fatta cisterna; così si vedano Rime CI 26, Vn XXXI 14 52, Cv I I 11, IV XXIX 6, If V 37, VI 47, XVII 82, XXIII 15, XXX 88, XXXI 50, XXXIV 33, Pg II 30, V 62, Pd I 14, V 72, IX 11, XVI 149, XIX 17, XX 136, XXIX 75 e 104, XXX 53, XXXI 108.
28. Locuzioni: ‛ f. bello ' , " abbellire ": Cv III VIII 8 quivi [l'anima] pone lo 'ntento tutto a fare bello, se puote; f. mestieri ' o ‛ mestiere ', ‛ mestero ', " giova ", " fa bisogno ":. Cv III IX 3 prima si propone a che la scusa fa mestiere; e così Amor che ne la mente 87 (ripreso in IX 3 e X 5), Vn XII 8, Pd XIV 10; ‛ fa l'anno ', " compiersi di un tempo ": Vn XXXIV 11 14 oggi fa l'anno che nel ciel salisti; ‛ f. nulla ', in frase negativa, equivale a , " impedire ": Pd XXXI 77 ma nulla mi facea, ché süa effige / non discendëa a me per mezzo mista.
‛ Farne ' in proposizione negativa equivale a " trarre vantaggio ": Fiore LV 11 fa sembiante che non hai che farne. Anche con particella pronominale: CLX 11 Dio non se ne fa se non ghignare; ‛ non f. altro che ', " fare solamente ": Cv IV XXVI 5 Questo appetito mai altro non fa che cacciare e fuggire. Si noti infine il tipo così gli faccia forte il pauroso, Fiore CLXXXVIII 14, nel senso di " mostrarsi ".
Bibl.-Sull'evoluzione delle desinenze verbali a Firenze tra il sec. XIII e XIV, si vedano: Schiaffini, Testi XIV-XXI; Castellani, Nuovi testi I 142-157. Sull'uso linguistico di D. si veda E.G. Parodi, La rima e i vocaboli in rima nella D.C., in Lingua 203-284. Per il valore stilistico delle perifrasi verbali nell'italiano antico è da consultare M. Corti, Studi sulla sintassi della lingua poetica avanti lo Stilnovo, in " Atti e Mem. Accad. La Colombaria " XVIII (1953) 261-365 (soprattutto 298-303).
Su fare ‛ vicario ' si veda: G. Vidossich, Tre noterelle sintattiche dal Tristano Veneto, in Bausteine zur Romanischen Philologie. Festgabe für Adolf Mussafia, zum 15 Febraur 1905, Halle 1905, 162-164. Sul fare ‛ causativo ': D. Norberg, " Faire faire quelque chose à quelqu'un ". Recherches sur l'origine de la construction romane, in " Spràkvetenskapliga Sållskapets i Uppsala Förhandlengar " VI (1943-54) 65-106. Sul fare ‛ pleonastico ' rimane fondamentale lo studio di A. Tobler, Faire mit dem Infinitiv zur Umschreibung des Verbum finitum, in Vermischte Beiträge zur französischen Grammatik, Lipsia 1902-19122, I 20-24. Sull'uso perifrastico del verbo f. in relazione a un infinito in funzione nominale è da consultare la nota di L. Spitzer, Il guardare ch'egli ha fatto qui dentro " sein Hereinschauen ", in " Zeit. Romanische Philol. " XXXVII (1913) 480-481 (con esempi tratti dall'italiano moderno). Su tutte le implicazioni sintattiche dell'uso del verbo f. si veda il lavoro fondamentale di F. Brambilla Ageno, Il verbo nell'italiano antico. Ricerche di sintassi, Milano-Napoli 1964 (in particolare 236-243; 468-485).