FARFUZOLA (Farfusola)
Famiglia veronese di nobili origini, all'interno della quale, nella seconda metà del sec. XVI e nel sec. XVII, si distinsero almeno un paio di pittori.
La letteratura veronese, a partire dal Dal Pozzo (1718), ricorda due artisti: un tal Bartolomeo, forse morto nel 1630, in tempo di peste, allievo di Felice Brusasorci; e il più tardo Alberto, assai mediocre pittore della stessa famiglia, allievo a Bologna di Guido Reni. Le ricerche archivistiche di questo secolo e, soprattutto, lo studio di Rognini (1977, a cui si rimanda per i documenti indicati) hanno invece dimostrato l'esistenza di Giulio, pittore attivo tra Cinque e Seicento, e confermata l'esistenza dì un pittore di nome. Alberto, ma hanno anche reso improbabile la figura di Bartolomeo, almeno come pittore.
In questa famiglia infatti è documentato anche un Bartolomeo (zio di Giulio, nato nel 1530 circa, abitante in contrada S. Egidio nel 1555 in casa del padre Gregorio, nel 1557 e 1572 in proprio), mai indicato nelle carte d'archivio con la qualifica della sua professione (anche perché, almeno a quest'epoca, i nobili F., pur se prossimi alla decadenza economica, risulta vivessero di rendita).
Da Sebastiano, fratello di questo Bartolomeo, nacque verso il 1550, in contrada S. Egidio, Giulio, sulla cui professione artistica non esistono dubbi. Indicato a 5 anni (nell'anagrafe del 1555) come figlio illegittimo in casa del nonno Gregorio, e ancora ricordato nelle anagrafi del 1557 e del 1570 nella casa paterna nella medesima contrada veronese; nel 1573 fu probabilmente legittimato dal padre. Negli anni 1571, 1572, 1576 e 1577 è documentato anche il suo rapporto col pittore Felice Brusasorci in qualità di uomo di fiducia, delegato, in assenza del maestro, a pagare affitti o a riscuotere pagamenti, ad esempio alcuni acconti (1576-77) per la pala dei Brusasorci nella chiesa di S. Elena (Verona, Bibl. capitolare, Archivio canonicale, b. 768 bis, fasc. 1, c. 56r): inoltre il fatto che suo padre Sebastiano risultasse in documentati rapporti coi pittori Domenico e Felice Brusasorci, all'interno della Accademia filarmonica di Verona, sembra confermare che il pittore allievo del Brusasorci ricordato dal Dal Pozzo col nome di Bartolomeo sia da identificare proprio con Giulio.
Questi nel 1583 e 1584 risulta ancora col padre ma in contrada S. Silvestro; nel 1589 compare tra i testimoni al testamento di una parente di Felice Brusasorci; infine nel 1593, 1603, 1605, 1614 e 1616 è documentato in proprio, in contrada S. Croce e con l'indicazione di "pictor" (l'anagrafe del 1614 trovata dal Rognini in Arch. di Stato di Verona, Anagrafi Comune, S. Croce, reg. 196, è registrata in forma quasi identica anche nelle inedite anagrafi dello stesso anno contenute Ibid., Anagrafi Provincia, S. Croce, reg. 3208, nonché, evidentemente per errore, ibid., S. Agnese, reg. 21). La data approssimativa della sua morte si ricava dai due testamenti della figlia Caterina: nel 1622 egli è ancora ricordato in vita, abitante nella contrada di S. Zeno in Oratorio; nel 1626 risulta già "quondam".
Poche sono le opere che la letteratura antica riferisce, sotto il nome di Bartolomeo, a Giulio: il Dal Pozzo (1718) gli assegna la pala con S. Orsola e le compagne all'altar maggiore della chiesa veronese di S. Orsola de' Mendicanti (che si conserva a Verona, Museo di Castelvecchio), nonché, dubitativamente, una lunetta raffigurante l'Assunta e i quadretti con Episodi della vita di Maria già intorno ad un altare in S. Eufemia (queste ultime opere dal Lanceni [1720, pp. 22 s.] e da altri sono però attribuite a Leonardo Melchiori); il Dalla Rosa (1803-1804) gli attribuisce anche due affreschi su facciate di case (di cui non si hanno più tracce), una Madonna col Bambino e i ss. Francesco e Domenico sulla via nuova "vicino alla Cappa d'Oro" e una Madonna col Bambino e i ss. Francesco e Paolo in via Sotto Riva, nonché una S. Caterina da Siena, pala d'altare proveniente dall'omonima chiesa veronese; quest'ultimo dipinto - oggi nei Musei civici veronesi - sembra senz'altro spettare ad un altro allievo di Felice Brusasorci, Zeno Donisi (Marinelli, 1987).
La pala di S. Orsola, di un certo interesse e di discreta qualità, dichiara la propria dipendenza da un contesto ancora fortemente cinquecentesco, legata, si direbbe non solo agli esempi giovanili di Felice Brusasorci (pale nelle chiese della Ss. Trinità e di S. Pietro in Carnario, degli anni Sessanta-Settanta) ma anche alle opere del più anziano Domenico Brusasorci, morto nel 1567, che potrebbe essere stato il primo maestro, prima ancora del figlio Felice, di Giulio (si confronti con l'analoga S. Orsola e le compagne di Domenico nella chiesa della Ss. Trinità): non mancano peraltro anche citazioni di sapore ancora più arcaicizzante derivate dall'opera di Giovanni Francesco Caroto.
Il voluto arcaismo di quest'opera, che si colloca cronologicamente ben oltre gli anni Settanta del Cinquecento (nulla anzi vieta che si tratti di opera già degli inizi del secolo successivo), va verosimilmente letto in chiave di attualità controriformista (al pari di altri fatti "tradizionalisti" avvenuti nell'ambito dei primi scolari di Felice Brusasorci), in un dichiarato ritorno al purismo figurativo degli inizi del Cinquecento e perfino, nell'estatica figura della santa, al prototipo ormai diventato canonico della S. Cecilia bolognese di Raffaello.
L'altro artista della famiglia, già ricordato dal Dal Pozzo e confermato dalle ricerche d'archivio, è Alberto, pronipote di Francesco, a sua volta fratello sia del citato Bartolomeo sia del Sebastiano padre di Giulio (quest'ultimo era dunque suo prozio). Figlio illegittimo di Gaspare, nacque verso il 1598: nel 1603 è documentato infatti di 5 anni col padre nella contrada di Ponte Pietra; da solo e con l'indicazione di "pictor" nel 1634 in contrada S. Stefano, nel 1643 in contrada S. Croce, nel 1646 in un'inedita anagrafe della stessa contrada (Arch. di Stato di Verona, Anagr. Prov., S. Croce, reg. 217). È documentato ancora nel 1651 in un verbale della Compagnia dei Ss. Siro e Libera, a proposito di un suo criticato intervento come restauratore in quella chiesa, nel 1652 in contrada S. Giovanni in Valle, nel 1671, quando muore, in contrada S. Croce. Secondo Dal Pozzo (1718, p. 169) "studiò in Bologna nella scuola del famoso Guido Reni ma non apprese che'l modo di rendersi ridicolo nelle sue pitture. Non bastando il Maestro per riuscire huomo di valore, s'anco lo Scolaro non è di talento superiore alla difficoltà dell'Arte". Anche il citato verbale del 1651 della Compagnia dei Ss. Siro e Libera, dove viene definito "pitor ignorante, come ognuno sa benissimo", conferma le sue povere capacità artistiche. Non se ne conoscono opere.
Fonti e Bibl.: B. Dal Pozzo, Le vite de' pittori degli scultori et architetti veronesi, Verona 1718, pp. 169, 232, 257 (per Bartolomeo e Alberto); G.B. Lanceni, Ricreazione pittorica…, Verona 1720, p. 203 (per Bartolomeo); S. Maffei, Verona illustrata, Verona 1732, III, col. 181 (per Bartolomeo); G.B. Cignaroli, Serie de' pittori veronesi, in G.B. Biancolini, Cronica della città di Verona descritta da Pier Zagata ampliata e supplita..., II, 2, Verona 1749, p. 216 (per Bartolomeo); Verona, Bibl. civica, ms. 1008: S. Dalla Rosa, Catastico delle pitture e delle scolture esistenti nelle chiese e luoghi pubblici situati in Verona [1803-1804], pp. 207, 248, 327 (nella trascrizione dattiloscritta a cura dei Musei civici di Verona del 1958; per Bartolomeo); D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi, a cura di G. Biadego, Verona 1891, p. 254 (per Bartolomeo); G. Trecca, Note per la biografia dei pittori veronesi, estratto da Atti dell'Acc. d'agricolt. scienze lettere arti e commercio di Verona, s. 4, XI (1910), p. 8 (per Giulio); P. Brugnoli, Diz. bio-bibliogr. dei pittori veronesi, in Vita veronese, X (1957), p. 396 (per Bartolomeo); R. Brenzoni, Diz. di artisti veneti, Firenze 1972, pp. 137 s. (per Bartolomeo e Giulio); G. Schweikhart, Fassadenmalerei in Verona vom 14. bis zum 20. Jahrhundert, München 1973, p. 267 n. 248 (per Bartolomeo); L. Rognini, Giulio e Alberto F., pittori, in Vita veronese, XXX (1977), pp. 7-11 (per Bartolomeo, Giulio e Alberto); L. Magagnato, in Progetto per un Museo secondo. Dipinti restaurati (catal. della mostra a cura di L. Magagnato), Verona 1979, p. 78 n. 30 (per Bartolomeo); S. Marinelli, in Proposte e restauri. I musei d'arte negli anni Ottanta (catal. della mostra), a cura di S. Marinelli, Verona 1987, p. 200 (per Giulio e Bartolomeo); E. Rama, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, p. 734 (per Giulio); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 267 (per Bartolomeo e Giulio).