FARINGE (dal gr. ϕάρυγξ "gola")
anatomia comparata. - È una parte dell'intestino anteriore di molti invertebrati, che corrisponde, generalmente, a un tratto a pareti muscolose, importante nella suzione e nella presa degli alimenti. Così si parla di faringe negl'Insetti, in molti Vermi, ecc. Nei Turbellarî (v.) si distinguono diversi tipi di faringe (pharynx simplex, bulbosus, plicatus, ecc.), che costituiscono anche utili caratteri per la sistematica. In questi vermi, come pure in molti Policheti (v.), Irudinei (v.), Nemertini (v.), ecc., la faringe può essere estroflessa.
Anatomia umana. - È una parte dell'intestino cefalico che dalla base del cranio arriva a livello della 6ª vertebra cervicale; è percorsa dagli alimenti i quali vi pervengono dalla cavità boccale attraverso l'istmo delle fauci, come pure dall'aria, la quale v'arriva dalla bocca e dalla cavità nasale; in basso il bolo alimentare è sospinto nell'esofago, l'aria prende la via della laringe. Speciali disposizioni impediscono al bolo alimentare di salire nella parte più alta della faringe in comunicazione con le fosse nasali, come pure di penetrare nella cavità della laringe (Per notizie più particolari d'anatomia e di fisiopatologia v. digerente, apparato).
Medicina. - Faringite. - Assai di frequente la mucosa della faringe partecipa alle infiammazioni delle vicinanze; spesso, dopo la guarigione d'un processo primitivo di rinite o d'angina, perdura a lungo uno stato irritativo della faringe (faringite cronica). In molti casi il catarro faringeo cronico consegue a processi acuti della mucosa ed è mantenuto da particolari abitudini di vita o da cause nocive professionali: ciò accade nei fumatori, nei bevitori, nei cantanti, nei predicatori. Lo strapazzo funzionale, l'inspirazione d'aria fredda o impura, le azioni irritanti dell'alcool e del tabacco rappresentano i fattori più comuni nella genesi della faringite. Anche la stasi venosa nei malati di cuore, nei sofferenti d'enfisema polmonare favorisce questo processo, che di solito reca scarsi disturbi soggettivi sotto forma d'un senso d'arsura o di tenue bruciore alle fauci; ne deriva il frequente stimolo al raschiarsi la gola, con emissione di scarso espettorato mucoso, talora striato di sangue, specialmente al mattino per l'accumulo di secreto avvenuto durante il sonno. La mucosa faringea in queste condizioni suol presentarsi arrossata, con vasi venosi rilevati e serpeggianti, con piccole salienze grigio-rosee (faringite granulosa), dovuta a follicoli linfatici tumefatti e anche a piccole ghiandole mucipare ipertrofiche. La faringite cronica è spesso associata a catarrì della laringe, delle cavità retronasali e della tromba d'Eustachi. Il catarro retronasale dà luogo sulla mucosa della sommità della faringe ad alterazioni analoghe alle descritte, visibili soltanto con l'ispezione mediante lo specchietto nasale (rinoscopia). La permanenza del secreto può determinarvi processo di decomposizione e quindi esser causa di fetore dell'alito; può anche aversi un ostacolo al respiro nasale, per occlusione delle coane. Una forma speciale è la faringite secca o atrofica che porta all'assottigliamento, alla rarefazione della mucosa, specialmente dei follicoli e delle ghiandole mucose. V. anche difterite.
Crampo della faringe. - Spasmo tonico doloroso della faringe, che si manifesta a crisi, specie in soggetti neuropatici, soprattutto se isterici. Si riscontra anche in casi di tetano, nei forti fumatori, negli alcoolisti e in alcuni processi morbosi della faringe (faringite granulosa).
Paralisi della faringe. - Può essere totale o unilaterale. Nel primo caso si manifesta con disfagia, cioè incapacità d'inghiottire, così che i cibi vengono immessi nella laringe anziché nell'esofago e possono produrre la soffocazione. Più frequente è la paralisi unilaterale, per lesione dei nervi glossofaringeo e vago (o dei loro centri bulbari). Secondo Collet e Vernet la paralisi unilaterale dei muscoli della faringe si rivela all'ispezione con la deviazione della parete posteriore della porzione paralizzata verso il lato sano, e nell'atto della deglutizione o della fonazione col sollevamento obliquo di essa dal basso verso l'alto (mouvement de rideau).
Da notare che nelle paralisi della faringe è ostacolata soprattutto la deglutizione dei cibi solidi e che i liquidi non fuoriescono dal naso, come nelle paralisi del velopendolo.
Chirurgia. - La parte nasale della faringe può essere ispezionata per mezzo d'uno specchio laringeo (rinoscopia posteriore), al pari dell'ipofaringe, mentre la porzione orale è accessibile all'ispezione diretta e la parete posteriore può essere palpata col dito spinto attraverso la bocca fin contro la colonna vertebrale.
Diverticoli congeniti non sono rari nella faringe soprattutto in corrispondenza della tromba d'Eustachi (primo solco branchiale), della fossetta di Rosenmüller e della fossa sopratonsillare (secondo solco branchiale); quest'ultima sede consente un notevole sviluppo verso il basso, con conseguenti disturbi di deglutizione, più o meno gravi, i quali rendono necessario l'intervento chirurgico mediante l'estirpazione del diverticolo. Più rari sono i diverticoli che si sviluppano in corrispondenza del seno piriforme; e quelli al limite tra faringe ed esofago sono da considerare piuttosto esofagei. S'hanno non di rado anche fistole congenite sia interne o incomplete, sia esterne, con apertura laterale al collo; la loro estirpazione è resa necessaria per ovviare alla secrezione mucosa, o per riparare al succedersi di processi infiammatorî. L'estirpazione deve essere totale, seguita da perfetta sutura a piani; altrimenti la recidiva è facilissima. Ferite della faringe possono verificarsi per l'azione di corpi estranei deglutiti, o per lesioni d'arma da punta, da taglio o da fuoco. La loro gravità è spesso notevole, sia per la possibilità d'imponenti emorragie, sia per il pericolo d'edema della glottide conseguente a processi suppurativi secondari di natura flemmonosa (flemmoni retrofaringei e perifaringei), sia per postumi quali aneurismi, stenosi cicatriziali e fistole. Interventi di necessità e anche urgenti possono pertanto essere indicati a scopo d'emostasi, o per aprire all'aria la via della trachea (tracheotomia), infine per aprire ascessi o flemmoni. Fra i processi infiammatorî, a parte quelli di sede od origine dalle tonsille, gli ascessi retrofaringei sono frequenti e particolarmente importanti. Posti fra parete posteriore della faringe e colonna vertebrale, d'origine per solito linfoghiandolare, sono causa di gravi sintomi disfagici e dispnoici, e debbono essere rapidamente diagnosticati e curati. La palpazione consente di toccare la tumefazione, molle, elastica. Facile è l'incisione col bisturi; l'apertura della raccolta purulenta sarà fatta a testa del paziente flessa, per impedire l'aspirazione di pus nelle vie aeree. Gli ascessi acuti latero - faringei esigono invece l'apertura dall'esterno con incisione cervicale; essi derivano da suppurazioni di ganglî profondi pericarotidei. Gli uni e gli altri ascessi s'accompagnano per lo più a febbre alta, stato generale grave, cefalee intense, nevralgie, a parte le turbe respiratorie e disfagiche già dette. L'intervento pertanto è indispensabile, se anche spesso delicato. Sono infine da ricordare gli ascessi freddi retrofaringei, derivanti da carie tubercolari delle prime vertebre cervicali (ascessi congestizî) e più di rado esponenti di tubercolosi di linfoghiandole retrofaringee. Congiunti a sintomi più o meno gravi di male di Pott cervicale, gli ascessi congestizî retrofaringei debbono essere diagnosticati in modo preciso per evitarne l'incisione, che sarebbe dannosa. Essi si curano con l'aspirazione, ripetuta più o meno spesso, e seguita da iniezione di sostanze modificatrici (iodoformio in glicerina, liquidi iodati); inoltre non va trascurata l'immobilizzazione della colonna vertebrale per la cura del morbo di Pott. Fra i tumori sono da ricordare cisti congenite, derivanti da tasche branchiali, a epitelio cigliato, o di natura dermoide, generalmente enucleabili o estirpabili con relativa facilità. Teratomi retrofaringei non sono eccezionali e così anche gozzi aberranti retrofaringei, che sono causa di disturbi meccanici della deglutizione e della respirazione, i quali compaiono già nell'infanzia. S'operano asportandoli attraverso un'incisione cervicale laterale. I più importanti tumori, se anche oggi meno frequenti, forse per la pratica quasi sistematica d'asportare le vegetazioni adenoidi, sono i fibromi nasofaringei, che un tempo si definirono erroneamente "polipi". Tumori istologicamente benigni, a struttura fibrosa, come dice il nome, assai ricchi di vasi, hanno clinicamente uno sviluppo spesso maligno, infiltrante e invadente. Essi s'inseriscono alla base del cranio oppure alla periferia delle coane, a lato del vomere, al contorno dell'ala pterigoidea interna; sono assai aderenti, penetrano nelle fosse nasali, nelle cavità accessorie della bocca, ecc. Debbono essere precocemente curati con l'exeresi totale in un solo tempo; l'operazione può però essere abbastanza seria, anche se precoce, per l'importanza dell'emorragia che ne consegue, ed esige una tecnica delicata e precisa, comunque si proceda, a seconda dei casi, dalla via boccale o dalla nasale. Anche la röntgenterapia, in casi iniziali, può essere usata con successo. I tumori maligni della faringe sono d'estrema gravità; siano essi sarcomi o epiteliomi, essi per lo più si manifestano tardivamente, quando le possibilità di un'efficace cura chirurgica sono svanite. Molte volte i tumori. dell'epifaringe specialmente, si manifestano per le metastasi cervicali e soltanto la rinoscopia posteriore permette di scoprire un carcinoma ignorato, inaccessibile e inoperabile. Le sedi tonsillari e faringolaringee di codesti tumori consentono forse diagnosi più precoci, ma gl'interventi necessarî (faringotomia mediana sopra- o sotto-ioidea, faringotomia laterale, faringolaringectomia; sezione o resezione temporanea della mandibola, ecc.) sono assai gravi, così da essere causa d'alta percentuale di mortalità, mentre non garantiscono da recidive anche relativamente precoci. Risultati migliori sembra possa dare, almeno temporaneamente, la radiumterapia, associata o no alla cura chirurgica.
In patologia veterinaria i processi infiammatorî faringei sono specialmente frequenti negli equini e suini, più rari nei carnivori, nei bovini, ovini e polli. Ne sono cause predisponenti tutte quelle capaci di provocare un indebolimento organico (raffreddamenti, acclimazione, ecc.), mentre le cause efficienti sono o l'azione patogena svolta da germi, che di norma saprofiti vivono nelle prime vie digerenti, o l'azione meccanica d'alimenti ruvidi, o caustica di certi medicamenti irrazionalmente somministrati, o irritante di determinati gas, o tossica e meccanica di parassiti (larve di Gastrophilus). La faringite può essere l'espressione d'un'infezione specifica (adenite equina, carbonchio ematico, setticemia emorragica dei bovini e suini, actinomicosi, tubercolosi, vaiuolo e difterite aviare, ecc.). La faringite cronica in generale è secondaria alla forma acuta; essa è rara e di poca importanza pratica. Nella forma acuta, la mucosa è arrossata, ispessita, edematosa, rivestita di catarro o di pseudomembrane crupali o difteriche e in quest'ultimo caso in ispecie si presenta ulcerata. Non è rara la formazione d'ascessi e fistole a carico delle pareti faringee. Le tonsille sono sempre tumefatte. I sintomi più salienti sono rappresentati da ptialismo, scolo nasale, difficoltà della deglutizione e respirazione, tosse, rigurgito degli alimenti (equini), rigidità dei movimenti della testa, tumefazione della regione della gola e dei ganglî prossimiori, sensibilità alla palpazione. I sintomi generali non fanno mai difetto e la febbre soprattutto si manifesta spesso elevata nelle faringiti acute di natura specifica. Quando la faringite non rappresenta l'espressione d'una malattia infettiva grave e quando non sopravvengono complicanze (polmonite ab ingestis) la prognosi è in generale favorevole. Il trattamento immunizzante deve rappresentare una delle prime indicazioni nelle faringiti di natura specifica (adenite equina). Come terapia sintomatica si consiglia la dieta con alimenti liquidi o semiliquidi, applicazioni caldo-umide di unguenti risolventi nella regione della gola, polverizzazioni, medicazioni locali con antisettici.