farmaco intelligente
fàrmaco intelligènte locuz. sost. m. – Farmaco che ha un bersaglio molecolare ben preciso, responsabile di una determinata malattia. I f. i., colpendo in modo specifico il bersaglio, indurrebbero giovamenti terapeutici importanti con modesti effetti collaterali. La difficoltà di avere un farmaco che sia al contempo efficiente e selettivo, e quindi 'intelligente', sta soprattutto nella nostra ignoranza degli eventi patogenetici di quasi tutte le malattie e nella multifattorialità dei meccanismi che ne sono alla base. Dalle ricerche condotte sul genoma risulta che le proteine umane sono circa 21.600, e che di queste 1500÷3000 potrebbero essere potenziali bersagli di farmaci, mentre i bersagli noti al momento (2012) sono solo 300÷400. Inoltre, sono state messe a punto alcune metodologie di biologia molecolare e cellulare relativamente facili, riproducibili e di basso costo, che permettono di raffinare e rendere precoce la diagnosi molecolare delle malattie, affrontare la sintesi di nuovi tipi di farmaci e testarli su molti bersagli con metodi di alta efficienza e di basso costo. La preparazione dei f. i. si basa su tre cardini: a) la , che ricerca nei geni bersagli specifici e sempre più significativi verso i quali indirizzare i farmaci; b) la , per la quale il malato è qualcosa di più complesso rispetto a un suo singolo organo (la pratica clinica insegna che non tutti i pazienti rispondono ai farmaci in modo uguale) ed è necessario, quindi, scoprire quali sono i motivi che rendono gli individui diversi tra loro nella risposta ai farmaci; c) drug delivery (v. ), ossia la ricerca di metodi di somministrazione dei farmaci in modo che questi possano arrivare nell'organismo solo alle concentrazioni volute, nella sede giusta nella quale agire, al tempo opportuno nonché con il dosaggio desiderato.
Farmaci intelligenti e cancro. ‒ Le ricerche più significative che sono approdate a f. i. già applicati in clinica sono quelle riguardanti i tumori. Diversamente dai farmaci antitumorali più tradizionali, i f. i. vengono studiati in modo mirato per attaccare i recettori, le proteine citoplasmatiche e le proteine regolatrici dell’espressione genica implicati nella crescita tumorale. Un esempio già collaudato è quello dell’imatinib, una molecola sintetizzata per inibire la funzione della proteina Bcr-Abl, prodotta dal gene mutato responsabile della leucemia mieloide cronica. La proteina Bcr-Abl presenta una 'tasca' per legare l’ATP, il quale trasferisce un suo gruppo fosforico al substrato dando inizio a una catena di eventi che conduce alla proliferazione cellulare. L’imatinib, legandosi all’ATP, impedisce la fosforilazione del substrato e quindi l’aumento di cellule tumorali ed è talmente efficace che ha letteralmente rivoluzionato il trattamento della leucemia mieloide cronica; inoltre, dal suo uso sono derivate nuove conoscenze. In primo luogo, poiché il meccanismo d’azione è mirato, la sua tossicità è bassa ma non è nulla: l’imatinib evidentemente si lega in qualche misura anche a molecole simili a Bcr-Abl, presenti nelle cellule normali non leucemiche. Inoltre, l’uso prolungato dell’imatinib può portare alla selezione di cellule leucemiche che presentano un’ulteriore mutazione, proprio nel gene Bcr-Abl, tale da renderle resistenti al farmaco, tanto che si stanno studiando nuove sostanze capaci di inibire anche questa nuova proteina lievemente diversa. Infine, i f. i. sono tali in quanto specifici: pertanto, ne occorreranno molti differenti per affrontare singoli tipi di tumori che derivano da mutazioni diverse.