FAROALDO
Secondo quanto riporta Paolo Diacono, il più grande storiografo del suo popolo, F. fu il primo dux longobardo di Spoleto. Il cronista riferisce inoltre che conquistò e saccheggiò Classe, il porto di Ravenna, e che Ariulfo gli succedette nel ducato.
È soprattutto merito di G. P. Bognetti l'aver riconosciuto che le informazioni trasmesse da Paolo su F. e Classe costituiscono in realtà una malriuscita parafrasi del testo di un epitaffio, riportato dallo stesso autore, del comandante bizantino Droctulfo: quest'ultimo, secondo l'epitaffio, riconquistò per l'imperatore il porto, occupato da F., che era di vitale importanza per l'Esarcato. Queste scarse notizie, difficilmente collocabili cronologicamente e non confortate da alcuna fonte supplementare, sono le sole certe che possediamo su questo duca, così importante per la fondazione del Regno longobardo in Italia, benché si tratti di informazioni in parte posteriori di due secoli agli avvenimenti.
Nel riferire le ipotesi della storiografia moderna, bisogna sempre tenere presente l'esilità delle poche notizie certe su Faroaldo. Il castello di ipotesi innalzato dal Bognetti è stato perfezionato nel corso degli ultimi decenni da altri storici con metodi sempre più raffinati. Si pensa generalmente che durante l'interregno dopo la morte di re Clefi, tra il 574 e il 584, allorché invece del re alcuni duchi governavano i Longobardi, F. fosse uno dei numerosi condottieri longobardi al servizio dei Bizantini. In questa qualità sarebbe stato comandante di Classe. In seguito al completo fallimento della grande offensiva bizantina condotta da Badoario contro i Longobardi (575/76), egli avrebbe cambiato schieramento. Alla testa dei Bizantini si mosse allora Droctulfo, il dux rimasto fedele all'imperatore, e lo cacciò dalla città che egli "fraude" teneva ancora occupata violando tutti i patti.
La fondazione del ducato di Spoleto, secondo queste ipotesi, avvenne negli anni seguenti sotto la guida di Faroaldo. Egli conquistò, secondo il Bognetti, alcuni avamposti bizantini nel Piceno, nel Sannio e nel Norcino, oppure, stando alle ipotesi del Conti, si ritirò davanti ai Bizantini, andando ad occupare quelle posizioni che in passato gli erano state assegnate dall'imperatore per la difesa contro le mire espansionistiche dei Longobardi. In quegli anni Spoleto assunse il ruolo di capitale di questo dominio nell'Italia centrale. Negli anni successivi il dux rimase sulle sue posizioni antibizantine, anche dopo l'elezione, nel 584, di Autari a re dei Longobardi che riportò il regno sotto una conduzione politica unitaria.
Una lettera di papa Gregorio I attesta che nel settembre del 591 Ariulfò eta già succeduto a F. nel ducato di Spoleto. Ciò indusse Bognetti e altri storici a supporre che F. fosse stato eliminato da un intervento bizantino durante la grande offensiva franco-imperiale contro i Longobardi del 590 e che fosse stato quindi rimpiazzato da Ariulfo. Benché le ipotesi menzionate siano certamente plausibili, la scarsezza delle fonti su F. permette solo di affermare che egli fu considerato dalla tradizione longobarda come il fondatore del ducato di Spoleto, che governò negli anni Settanta e ottanta del VI secolo e che per qualche tempo fu al comando di armate bizantine, prima di abbandonare l'imperatore ed iniziare una politica autonoma nell'Italia centrale.
È inoltre attendibile la notizia riportata da Paolo Diacono secondo la quale F. ebbe due figli. Uno di questi, Teudelapio, successe ad Ariulfò nel ducato di Spoleto al principio del settimo secolo, dopo essere uscito vincitore da una dura lotta con il fratello, il cui nome ci è ignoto.
Fonti e Bibl.: Paulus Diaconus, Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Script. rer. Lang. et Italic. saec. VI-IX, Hannoverae 1878, I. III, capp. 13, 19; I. IV, cap. 16; A. Jenny, Geschichte des langobardischen Herzogthums Spoleto, Diss., Basel 1890, pp. 8, 10, 12-18; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 1, Leipzig 1900, pp. 47 s.; L. Schmidt, Geschichte der deutschen Stämme bis zum Ausgang der Völkerwandemng, München 1941, pp. 597, 603; G. P. Bognetti, Tradizione longobarda e politica bizantina nelle origini del ducato di Spoleto, in Id., L'età longobarda, III, Milano 1967, pp. 455, 463-468, 471; C. G. Mor, Alcuni problemi della Tuscia longobarda, in Atti del V Congresso internaz. di studi sull'alto Medioevo, Spoleto 1973, pp. 49 s.; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, p. 73; J. Jarnut, Geschichte der Langobarden, Stuttgart 1982, pp. 37 s.; P. M. Conti, Il ducato di Spoleto e la storia istituzionale dei Longobardi, Spoleto 1982, pp. 29-32, 38, 76, 299-301; Id., La sede sovrana nell'Europa barbarica e le origini della fortuna medioevale di Spoleto, in Atti del IX Congresso internaz. di studi sull'alto Medioevo, Spoleto 1983, pp. 54 s., 57-62; S. Gasparri, Il ducato longobardo di Spoleto. Istituzioni, poteri, gruppi dominanti., ibid., pp. 78-81.