Vedi FARSALO dell'anno: 1960 - 1973
FARSALO (v. vol. iii, p. 597)
Ancora aperto resta il problema della identificazione della antica Phthia omerica.
N. Verdelis pensava che essa si trovasse sulla collina di Fetih Djami, dove egli scavò una tomba micenea a camera, sotto la parete N di una tomba a thòlos tardoarcaica, mentre altre tombe micenee con ceramica del Tardo Elladico III B e C erano già state trovate nell'area immediatamente circostante. Y. Béquignon, al contrario, è dell'opinione che non qui vada cercata l'antica Phthia, che forse più che un centro era, come già sostenevano i grammatici antichi, una intera regione. Comunque sia, la consistenza dei resti della collina di Fetih Djami - dal Neolitico recente all'ellenismo, senza soluzione di continuità - è ancora di scarso peso rispetto a quella più importante di altri centri circostanti. A Ktouri restano due cinte di mura, una più stretta di età micenea, e una posteriore, esterna ad essa, forse di periodo arcaico. A Palaiokastro di Derengli, da dove provengono i noti frammenti di un dèinos di Sophilos con le gare in onore di Patroclo, andrebbe collocata, secondo il Béquignon, l'antica F. di Strabone (ix, 5, 6). La F. storica corrisponderebbe invece senza dubbio all'area circostante alla collina di Fetih Djami, dove sono anche resti di mura, una cisterna arcaica, resti dell'agorà e da dove provengono varie iscrizioni e resti architettonici e scultorei. Nelle campagne della pianura tessala circostante sono state trovate nuove tombe a thòlos di età micenea come ad Haghios Antonios, a Kallithea e ad Achillion. Quattro thòloi, a Peuma, sarebbero già di periodo geometrico: una nuova conferma al fenomeno della continuità di questo tipo monumentale dalla metà del secondo millennio al 500 a. C. e forse oltre.
Una ricerca recente sulla scultura della Tessaglia individuerebbe in F. un centro produttivo con strette parentele con la vicina Pherai. Nel suo ambito sarebbero i prodotti di una zecca che batte moneta fino all'occupazione macedone, oltre ad una serie di bronzetti, terrecotte e rilievi funerarî e votivi. Tra questi verrebbe collocata, okre alla celebre stele da F. al Louvre, il Trono Ludovisi, riprendendo vecchie ipotesi di Stählin e Flickinger che esso fosse stato portato a Roma dal santuario di Teti nella valle dell'Enipeo presso F., dopo la battaglia di Pidna o di Farsalo. Ma mentre per il secondo sembrerebbe più probabile un riferimento ad una scuola della Magna Grecia, per la prima, date le sue qualità, si tratta probabilmente di importazione. Il che non dovrebbe sorprendere se pensiamo alle frequenti importazioni dai grandi centri (cfr. dèinos di Sophilos, cratere di Exekias, kàlpis bronzea con laminetta aurea iscritta) e alle commissioni affidate dalla dinastia locale ad artisti stranieri (Pelopidas e donario di Daochos di Lisippo).
Bibl.: N. Verdelis, in ᾿Εϕημ. ᾿Αρχ., 1950-51, p. 80 ss.; Y. Béquignon, in Rev. Arch., 1958, I, p. 93 ss.; V. Milojcic, in Arch. Anz., 1960, p. 177 ss.; Y. Béquignon, in Bull. Corr. Hell., 84, 1960, p. 176 ss.; Journ. Hell. Stud., Arch. Rep., 1961-62, p. 14; Αρχ. Δελτιον, 18, 1963, Chronikà, p. 143; ibid., 19, 1964, Chronikà, p. 260 ss.; R. Hope Simpson, A Gazetteer and Atlas of myc. Sites, Londra 1965, p. 158 ss.; H. Biesantz, Die thessalischen Grabreliefs, Magonza 1965, pp. 65 ss.; 101 ss. e passim (cfr. recensioni Am. Journ. Arch., 71, 1967, p. 99 s.); Bull. Corr. Hell., 91, 1967, p. 708.