FASHODA (ar. Fāshōdah; A. T., 109-110-111)
Centro abitato del Sūdān Anglo-Egiziano, dal 1904 denominato Kodok, capoluogo della mudiria dell'Alto Nilo, posto sulla riva sinistra del Nilo Bianco a non grande distanza dalla confluenza del Sobat, a 751 km. per via d'acqua a S. di el-Kharṭūm. Costruita su una stretta penisola, in regione paludosa e insalubre per la temperatura elevata e umida, si trova al punto di convergenza delle carovaniere del Kordofān, presso la residenza del re (mek) degli Scilluk, dalla quale fu tratto il suo nome attuale quando si volle abbandonare il primo, per cancellare il ricordo di un pericoloso incidente internazionale.
L'incidente anglo-francese di Fashoda. - Occupata per la prima volta nel 1865 dagli Egiziani, Fashoda era caduta in mano dei Mahdisti nel 1882-84. Iniziatasi la campagna anglo-egiziana nel Sūdān, nel settembre 1898 a lord H. Kitchener, che al comando dell'esercito egiziano aveva riportato la decisiva vittoria di Omdurmān, giunse a el-Khartūm, dove allora si trovava, la notizia che un gruppo di uomini bianchi era stato visto più a monte del Nilo; ricordando che una missione francese cra partita dalla costa occidentale col proposito di attraversare l'Africa verso est, e supponendo che si trattasse proprio di quella, il Kitchener, senza indugiare, risalì il Nilo per muoverle incontro. Nei pressi di Fashoda egli s' imbatté, infatti, nel gruppo francese capitanato da J.-B. Marchand, e poiché non vollero né l'uno né l'altro cedere il diritto all'occupazione locale, i due gruppi rimasero accampati di fronte con le bandiere inalberate, in attesa che la controversia si regolasse tra Londra e Parigi. Sino dal 1895 (28 marzo) sir Edward Grey, allora sottosegretario di stato per gli Affari esteri, aveva dichiarato alla Camera dei comuni che una avanzata francese verso la valle del Nilo sarebbe stata considerata dal governo britannico come un atto non amichevole". Nel 1896 lord Salisbury, tornato da poco al potere, e preoccupato dei pericoli inerenti alla questione del Nilo, aveva proposto a L. Bourgeois, allora ministro per gli Affari esteri della Repubblica Francese di venire a un accordo anglo-francese per la regione dell'Alto Nilo; ma la caduta del ministero francese interruppe le conversazioni intavolate. E la cosa non poteva dispiacere al nuovo governo francese, sotto i cui auspici, sebbene nel massimo segreto, si andava preparando la spedizione Marchand; mentre, al tempo stesso, una seconda spedizione, guidata dal principe d'Orléans, doveva muovere dall'Abissinia meridionale, incontrare quella di Marchand, proveniente dall'ovest, e assicurare alla Francia, col diritto di precedenza nell'occupazione, il possesso di una striscia di territorio estendentesi dal Congo francese al Mar Rosso, e interposta fra l'Egitto e il Capo. In occasione della vittoria di Omdurmān, il nuovo ministro francese per gli Affari esteri, T. Delcassé, aveva dichiarato che l'esercito anglo-egiziano avrebbe probabilmente incontrato un emissario di civiltà, francese, col quale, egli confidava, non sarebbe venuto a controversia. Ma lord Salisbury, quasi a risposta di questa informazione, faceva dire pochi giorni dopo al Delcassé che, in seguito alle recenti vittorie militari, tutti i territorî già sottoposti al califfo erano venuti, per diritto di conquista, in possesso dei governi britannico ed egiziano. Non solo; ma che la sola missione del Marchand, dipendente per i rifornimenti e per la propria sicurezza (poiché la colonna d'Orléans non era giunta in tempo) dalle truppe anglo-egiziane, non poteva avere, con i cento suoi Senegalesi di scorta, alcun effetto politico, né altro valore fuorché quello di un "emissario di civiltà", quale l'aveva del resto qualificato lo stesso Delcassé. Ai ripetuti tentativi di Delcassé, da Parigi, e dell'ambasciatore A. de Courcel, a Londra, perché la vertenza fosse posta in discussione e si risolvesse mediante un accordo, lord Salisbury rispose che la vittoria di Omdurmān aveva radicalmente cambiato la situazione e che dell'accordo proposto nel 1896 non si poteva più parlare. Contemporaneamente egli ricorreva all'espediente, sino allora inusuale, e perciò giudicato audace, di pubblicare i documenti relativi alla vertenza, nel corso stesso di questa; e ciò gli valse l'appoggio dell'intera nazione, quasi senza distinzione di partiti. Fu rapidamente costituita una squadra di riserva, e il Kitchener fu chiamato a Londra, ov'ebbe grandi accoglienze. Pochi giorni dopo (4 novembre), lord Salisbury annunziava di aver ricevuto comunicazione dall'ambasciatore di Francia e che il governo francese era venuto alla determinazione che l'occupazione di Fashoda non aveva alcun valore per la Repubblica, e che il persistere in un'occupazione che costava soltanto denaro e involveva difficoltà non corrispondeva alla saggezza dalla quale il governo della Repubblica Francese si era sempre lasciato guidare. Onde esso aveva fatto quello che, nell'opinione di Salisbury, molti altri governi avrebbero fatto nelle stesse circostanze; aveva, cioè, deciso di desistere dall'occupazione fatta dal Marchand".