fate
Dee amiche, ma anche capricciose
Le fate sono figure fantastiche, create dalle popolazioni primitive per spiegare le forze della natura e per stabilire un contatto con spiriti capaci di proteggere gli uomini e modificarne il destino. Attraverso il mito, la fiaba e la letteratura, le fate sono giunte fino a noi
La parola fata deriva dal latino fatum "destino". La fata quindi era originariamente una sorta di dea del destino. Era meglio averla amica, anche se bisognava guardarsi dai suoi improvvisi e imprevisti colpi di mano.
Immaginate come piccole figure femminili, le fate sono in generale belle, eleganti, hanno corporatura snella e ali di farfalla. Possiedono poteri soprannaturali e sono capaci di trasformare un essere umano in animale, una zucca in carrozza, e così via. Possono assumere diverse sembianze, o essere invisibili. Di regola sono buone, ma nelle fiabe troviamo anche le fate cattive; quasi sempre sono capricciose. Sono indovine e possono predire e perfino modificare il destino degli esseri umani.
Dove vivono le fate? Nei miti antichi si racconta che abitano in palazzi con cupole di cristallo e colonne d'oro, su isole in mezzo a mari lontani, sotto terra, nei boschi più folti, sospesi nell'aria cristallina magari sopra le nuvole.
Le fate sono presenti in quasi tutte le tradizioni popolari del mondo, anche se hanno nomi e poteri diversi. Presso gli Indiani, per esempio, le fate, dette Naginis, possono concedere agli umani un dono importante come l'intelligenza; in Irlanda si immagina che siano organizzate in famiglie allargate e sono dette Buona gente; in Germania, dove sono chiamate Dame bianche, sono soprattutto malefiche. I Greci antichi le chiamavano le Altre per non offenderle e averle dalla loro parte.
Il compito delle fate è proteggere, indovinare il futuro e guidare gli esseri umani nella vita. Nelle fiabe proteggono i bambini alla loro nascita e, soprattutto se sono figli di re, possono attribuire loro virtù che li accompagneranno per tutta la vita; aiutano inoltre le fanciulle indifese come nella fiaba di Cenerentola e favoriscono il loro matrimonio con principi azzurri; proteggono talvolta anche i monelli dai pericoli della strada. Un esempio è la Fata Turchina di Pinocchio che segue il burattino come una mamma: lo aiuta, lo salva perfino quando viene impiccato, ma è severa e talvolta lo punisce in maniera curiosa.
Se si disubbidisce o se non si dà credito ai loro insegnamenti, le fate possono infatti giocare qualche tiro mancino o inaspettato. Per questo presso alcuni popoli si consigliava di portare con sé, come amuleto, un pezzetto di ferro. Le fate avrebbero una naturale avversione per questo metallo.
Le fate sono già presenti nel Medioevo nelle leggende su Carlomagno e sui suoi paladini, e sono diffusissime nei romanzi di re Artù e della Tavola rotonda. Tra le fate medievali ricordiamo Melusina, mezza donna e mezza serpente, e soprattutto Morgana, allieva del famoso mago Merlino e amica dello stesso re Artù.
Nel Settecento furono numerosi gli autori che scrissero opere con fate protagoniste. Per esempio lo scrittore Carlo Gozzi portò in teatro moltissime fiabe, tra le quali le dieci Fiabe teatrali, ricche di fate, maghi e castelli incantati. Scrissero storie di fate anche grandi scrittori irlandesi, inglesi, francesi e tedeschi. Questa tradizione continua ancora soprattutto nella letteratura per ragazzi.
Nel Novecento le fate sono entrate nei cartoni animati, da quelli americani a quelli europei e giapponesi. Nei cartoni animati di Walt Disney alle fate sono attribuite caratteristiche diverse: la Fata Turchina di Pinocchio è una bellissima fata, snella ed elegante, vestita di turchino; quella di Cenerentola è invece un po' grassottella, anziana, distratta e si chiama Smemorina; quella di Peter Pan si chiama Trilli ed è piccola, vivacissima, gelosa, dispettosa.