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fatto

di Domenico Consoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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fatto

Domenico Consoli

Ha tre significati principali: " ciò che è accaduto o che accadrà ", " evento ", " avvenimento ": il sonno... sovente, / anzi che 'l fatto sia, sa le novelle (Pg XXVII 93); ma tosto fier li fatti le Naiade / che solveranno questo enigma forte (XXXIII 49); e' non ha di qui a Bologna / nessun, ch 'un fatto saccia me ' celare (Fiore CCXI 8); " azione ": I ' fo sì fintamente ogne mio fatto (C 1); lor fatti non son che baratterie (CLXIX 12); e ancora Fiore LXXXVIII 9, XCIII 3, CIV 2; bestemmia di fatto (Pg XXXIII 59) è pertanto quella che si compie non formulando mentalmente o con parole un'offesa a Dio ma concretizzando quest'ultima in gesti o atti (nel caso specifico l'atto di rubare o schiantare la pianta dell'Eden, creata da Dio solo a l'uso suo): cfr. Alb. Magno Sum. theol. II 23 140 3 2 " proprie loquendo blasfemia est in verbis, aliquando tamen refertur ad facta "; " impresa ": Fa che tu trovi / alcun ch'al fatto o al nome si conosca (If XXIII 74); le palle de l'oro / fiorian Fiorenza in tutt'i suoi gran fatti (Pd XVI 111); i' vi pur contrò ogne mio fatto (Fiore CXIX 2); ma i' non potti, ch'ell'era sì stretto / l'entrata, che 'l fatto andò in falligione (CCXXIX 13).

Nella sfera di tali valori f. è più di una volta messo in correlazione col verbo ‛ dire ' (o col sostantivo ‛ detto '): Però se leggier cor così vi volve, / priego che con vertù il correggiate, / sì che s'accordi i fatti a' dolci detti (Rime CXIV 14); Io non posso ritrar di tutti a pieno, / però che sì mi caccia il lungo tema, / che molte volte al fatto il dir vien meno (If IV 147); Ma quelle donne aiutino il mio verso / ch'aiutaro Anfïone a chiuder Tebe, sì che dal fatto il dir non sia diverso (XXXII 12; e v. Fiore CIII 11 ma molt' è il fatto mio al dir diverso); né mi fu noto il dir prima che 'l fatto (Pd XVIII 39).

Altrove può valere genericamente " cosa ", ma con l'implicito senso di " ciò che è effettivo, reale ", in opposizione a travisature o imprecisioni: Pria che noi siam più avanti, acciò / che 'l fatto men ti paia strano, / sappi che non son torri, ma giganti (If XXXI 30; cfr. Scartazzini-Vandelli: " V. crede opportuno di rivelare anticipatamente che cosa siano le credute torri: senza un preannunzio la ‛ strana ' realtà potrebbe, orribile com'è, rimescolar troppo l'animo dell'alunno "; e il Mattalia, con rimando a Pg XV 116, precisa: " la cosa, la ‛ res vera ', l'oggetto reale [distinto dalla sua ‛ immagine ' ottica "]); ma 'l fatto è d'altra forma che non stanzi (Pg VI 54); Ma chi venisse il fatto riguardando, / ed egli avesse alquanto sale in testa, / veder potrebbe in che 'l fatto si ne sta (Fiore XCIII 5 e 7); affine può considerarsi l'occorrenza di Fiore CXCV 5 'l fatto de l'amor, che equivale a " ciò in cui l'amore effettivamente consiste ".

In certi casi, pur non discostandosi da codesto senso generico, riceve dal contesto particolari coloriture: Se nostra donna conoscer non poi, / ch'è sì conquisa, non mi par gran fatto, non mi pare " gran cosa ", da meravigliarsene (Rime LXXl 10); i' fo il fatto mio [" le mie cose "] sanza rumore (Fiore XCIX 13); quando vedrò che 'l fatto sia ben giunto, che " le cose siano a buon punto " (CXL 10; analogamente al successivo v. 14 Molto mi parve che 'l fatto sie 'n punto); In poca d'or si 'l fatto mi bistorna [" la situazione mi si capovolge "] I che d'abate tornai men ch'a converso (XXVI 13).

Frequentemente però, appunto come ‛ cosa ' (v.), non ha un proprio significato autonomo e si fa vicario di quanto è stato detto precedentemente o risulta comunque già noto; in simile uso è di solito preceduto dal pronome dimostrativo: s'a questo fatto l'uon non ci provede (Fiore XXlI 3); Di questo fatto non far più sentore (XLII 12); che questo fatto non fia già coverto (CXXXIV 11); Sopra me lascia la cura / di questo fatto (CXCVII 3); Ma Falsembiante trametter non s'osa / di questi fatti (LXXXVl 10); sanza di questi fatti più parlare (XCIX 2); Com'era gito il fatto ebbi contato / a motto a motto (XLIX 1); Al Die d'amore ricordaro il fatto (LXXXIV 1); Po' sentì 'l fatto Vergogna e Paura (CCIV 1); e così in LXIV 14 e Detto 477, mentre in Fiore CLIV 10 Giovane donna non è ma' oziosa, / sed ella ben al fatto sì ripensa / per ch'ella sti ' a menar vita gioiosa, sembra assolvere una funzione prolettica.

Sono comuni nel Fiore, come del resto in molti testi medievali, locuzioni del tipo ‛ il f. mio ', ‛ il f. tuo ' e simili, per " la mia sorte ", " la tua sorte " (sóstanzialmente " io ", " tu ", ecc.): 'l fatto loro andrà pur peggiorando (XCIX 8); Ciascun di noi per sé lui raccomanda: / del fatto vostro penserem ben noi (CXXXVIII 14); Il fatto suo si tien tratutto a voi (CXXXVIII 12); il fatto suo sarebbe ben e bello (CLXXVI 4); ma, quand'i' vidi Malabocca morto, / vie men del fatto mio sì mi dottai (CC 11); e v. ancora CV 5, CLXXII 6, CLXXXll 3, CCIII 2.

Un guasto del testo non permette di individuare con esattezza il valore del vocabolo in Fiore CXXXII 14; sembra tuttavia probabile che ivi f. sia voce verbale piuttosto che sostantivo.

F. rientra infine in alcuni modi avverbiali: Cv IV XXII 12 Così fossero tanti quelli di fatto [" veramente ", " in effetti "] che s'insetassero, quanti sono quelli che da la buona radice si lasciano disviareí; Fiore CXXXIX 12 Nol ridottate più già mai a fatti (ma nell'ultimo esempio il sostantivo trattiene in parte il proprio valore).

Vocabolario
tenuità del fatto
tenuita del fatto tenuità del fatto loc. s.le f. Nell'àmbito della giustizia penale, caratteristica di un fatto scarsamente offensivo, commesso o provocato occasionalmente, che produce pericoli o danni lievi e pertanto può determinare l'improcedibilità...
fattivo
fattivo agg. [der. di fare, part. pass. fatto]. – 1. Che riguarda il fare, che è atto a fare; più comunem., attivo, operoso: il f. interessamento del ministro. 2. In linguistica, sinon. di causativo. ◆ Avv. (poco com.) fattivaménte, in...
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