fattore
" Chi fa ", " chi compie " qualcosa e ne è quindi autore o esecutore, o l'uno e l'altro insieme: non dovemo lodare l'uomo per biltade che abbia da sua nativitade ne lo suo corpo, ché non fu ello di ciò fattore, ma dovemo lodare l'artefice, cioè la natura umana (Cv III IV 7); di ciò non è l'uomo da biasimare, ché non esso, dico, fue di questo difetto [il difetto della fantasia] fattore, anzi fece ciò la natura universale, cioè Iddio (III IV 10); analoghi gli esempi di Cv II VI 4 e III IV 12, Rime CXVI 81.
Con un luogo del commento tomistico alla Metafisica di Aristotele (" quia ex uno contrario non fit alterum, ita quod unum contrarium in alterum convertatur, sicut ex calido non fit frigidum, ita quod ipse calor fiat frigus vel e converso, licet ex calido fiat frigidum suppositum uno subiecto tantum, inquantum unum subiectum quod suberat calori, postea subest frigori ", Exp. in Metaph. I lect. XII) si lega Cv IV X 10 s'intende viltade per degenerazione, la quale a la nobilitade s'oppone; con ciò sia cosa che l'uno contrario non sia fattore de l'altro né possa essere: non è concepibile un passaggio dalla nobiltà alla viltà, come se la prima direttamente generasse il suo opposto, dimettendo ciò che la costituisce e caratterizza; ogni generato è infatti necessariamente simile al generante nella sua essenza: cfr. IV X 8, Mn I XIII 3 Nichil igitur agit nisi tale existens quale patiens fieri debet; e Pd VIII 133-135, dove l'unica eccezione alla legge è fatta dipendere da un intervento della volontà divina (v. ALTERAZIONE).
Ricorrendo a un dettato di pari rigore scientifico, nel capitolo IX del libro IV del Convivio, dopo aver ricordato che solo quelle sono nostre operazioni che subiacciono a la ragione e a la volontade (§ 4), D. pone tra le operazioni che la ragione solamente considera, e non fa né può fare (§ 5) - cioè tra le operazioni conseguenti ai principi intrinseci alle cose - quelle che riguardano gli eventi naturali e sovrannaturali nonché le matematiche: ne consegue il fallimento necessario di ogni sforzo volto a ottenere, per esempio, che i corpi gravi salgano in alto o che un sillogismo partendo da false premesse pervenga a verità o che una casa pendente sia egualmente stabile come una dritta, però che di queste operazioni non fattori propriamente, ma li trovatori semo. Altri ordinò e fece maggior fattore (§§ 6-7): a noi è solo concesso di scoprire e studiare (forme anche queste di azione intellettuale) le leggi della natura, della logica, che propriamente, tuttavia, non produciamo; ordinatore e f. maggiore (rispetto alla nostra limitatezza) di esse è Dio.
L'uso biblico del termine per indicare il sommo creatore (Is. 51, 13; Deut. 32, 15) si rinnova in D., con particolare riferimento all'origine divina delle anime: Ella [l'anima] si muove quinci sì dolendo, / ch'anzi la sua partita / l'ascolta con pietate il suo fattore (Rime LXVII 34); Dio è principio de le nostre anime e fattore di quelle simili a sé (Cv IV XII 14); l'anima semplicetta che sa nulla, / salvo che, mossa da lieto fattore, / volontier torna a ciò che la trastulla (Pg XVI 89); Dentro da quei rai / vagheggia il suo fattor l'anima prima (Pd XXVI 83); e Lucifero è detto colui che contra 'l suo fattore alzò le ciglia (If XXXIV 35), che pria volse le spalle al suo fattore (Pd IX 128); ma Dio è anche f. della bellezza di Beatrice (Pd XXX 21), della natura umana (VII 31 e 35, XXXIII 5), delle creature tutte (Pg XVII 102), del sole (XXVII 2, ma qui il contesto richiede la più precisa indicazione di " Cristo "), della porta dell'Inferno (If III 4). Come poi il numero tre è fattore per se medesimo del nove perché moltiplicato per sé stesso dà nove, così lo fattore per se medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno (Vn XXIX 3).
Controverso è il passo di Rime CVI 27 Vertute, al suo fattor sempre sottana, / lui obedisce e lui acquista onore, dove f. è per Contini " probabilmente Amore ", per Barbi-Pernicone e Foster-Boyde " Dio ", per Di Benedetto e Mattalia " l'uomo " che mette in pratica la virtù.