ANDERLONI, Faustino
Nato a S. Eufemia presso Brescia nel 1766; figlio di Giov. Battista e di Anna Maria Ronco, agiati agricoltori, volle seguire la sua vocazione d'artista, recandosi a studiare giornalmente a Brescia. Specializzatosi nell'intaglio di rami di carattere scientifico e didattico, nel 1782 aveva già inciso alcune tavole delle opere di Antonio Scarpa, che si andavano pubblicando in Pavia (Anatomicae disquisitiones, Ticini 1782). Quindi, nel 1784, trasferitosi in questa città, assumeva la direzione della parte illustrativa di quelle opere, incidendo via via, con l'aiuto di alcuni scolari, i rami delle Tabulae neurologicae (Ticini 1794) e del trattato De penitiori ossium structura (Lipsiae 1791). Di quel periodo sono anche le tavole per l'opera Deliciae Florae et Faunae Insubricae di G. A. Scopoli (Ticini 1786-88). Nel 1795 si trasferì a Milano, dove completò la sua istruzione, dedicandosi anche alla riproduzione delle opere di pittura dei grandi maestri italiani e collaborando ad alcune tavole di Giuseppe Longhi, finché nel 1801 fu richiamato dal governo della Repubblica cisalpina a Pavia, per insegnare disegno in quell'università. In Pavia, dove rimase fino al 1830, disegnò le tavole dell'Aneurisma dello Scarpa (Ticini 1804), affidandone l'intaglio a suo fratello Pietro ed a Pietro Zugliani. Nel 1831, lasciata Pavia, si stabilì a Firenze, dove suo cognato Giovita Garavaglia, già suo awevo, era succeduto al Morghen nella direzione dell'Accademia di Belle Arti. Morto quattro anni dopo il Garavaglia, l'A. ne completò le opere incominciate, tra cui la Deposizione di Gaudenzio Ferrari e l'Assunzione di Guido Reni. Sono suoi altresì i rami della Maddalena penitente del Correggio ed una Sacra Famiglia del Poussin. L'A. incise anche ottimi ritratti. A quasi 80 anni di età incideva la Madonna di Foligno di Raffaello e una Mater Amabilis del Sassoferrato. Morì in Pavia il 9 genn. 1847.
Il fatto che Giuseppe Longhi si sia servito di lui per l'incisione di alcune parti del suo capolavoro, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, ne qualifica la personalità: egli fu un fautore del "bel taglio", nel modo insegnatogli dal fiorentino Vincenzo Vangelisti e quindi propostogli a modello dal Longhi, consistente nel definire le forme per mezzo di un tratteggio sempre puro ed "equidistante" e di un "ben regolato chiaroscuro". Bisogna tener presente che siamo nel campo, allora indispensabile ed apprezzatissimo, della riproduzione e non della creazione. Il maggior merito dell'A. è di aver attirato ed iniziato all'esercizio dell'incisione suo fratello Pietro: il maggiore, cioè, degli allievi e continuatori di Giuseppe Longhi.
Bibl.: G. Ferrario, Le classiche stampe, Milano 1836. p. 3; Ch. Le Blanc, Manuel do l'amateur d'estampes, I, Paris 1850, p. 39; E. Anderloni, Opere e vita di Aetro A., Milano 1903, pp. 10, 130; U. Thienie-F. Becker, Allgem. Lex. der bildénden Künstler, I, pp. 432 s.; Encicl. Ital., III, p. 188.