PERISAULI, Faustino
PERISAULI, Faustino (Pier Paolo da Tredozio). – Nacque a Tredozio dopo il 1450, da Martino; il nome della madre è sconosciuto.
Assai incerte le notizie riguardanti le sue origini, desumibili dal testamento e da alcuni riferimenti autobiografici presenti nelle opere. Della famiglia, sappiamo soltanto che il padre era un fabbricante di carri («carpentarius»). Alla nascita, diede al figlio il nome di Pier Saulo, ovvero Pier Paolo, da cui il cognome Perisauli. Il nome Fantino, o Phantino, con il quale lo si trova citato nel titolo di alcune delle prime opere, rimanda alla esile complessione fisica, ironicamente evocata dallo stesso Perisauli in diversi scritti e testimoniata tra gli altri dall’umanista Francesco Rufo Montiano, che in un epitaffio lo ricordò come uomo «di corpo gracile ma d’animo fortissimo». Al nome di Fantino, subentrò tuttavia ben presto quello classicheggiante di Faustino, più adatto a un umanista dedito alla poesia volgare e latina, quale fu Perisauli.
Formatosi probabilmente a Bologna, dove fu in contatto con gli ambienti letterari dell’area basso-padana, Perisauli sviluppò uno stile in cui è stato rilevato l’influsso dei grandi umanisti romagnoli e toscani del Quattrocento, da una parte Filippo Beroaldo il Vecchio e Antonio Urceo Codro, dall’altra Cristoforo Landino, Poliziano, Luigi Pulci. Il legame culturale con Firenze, dove forse risiedette, è stato letto anche come un risvolto del progressivo imporsi dell’egemonia culturale e politica fiorentino-medicea sulle regioni dell’Appennino tosco-romagnolo. Probabilmente intorno agli ultimi anni del XV secolo, Perisauli visse inoltre per un periodo tra Roma e Palestrina, dove collaborò con Francesco Colonna, ritenuto da alcuni il possibile autore della Hypnerotomachia Poliphili (Venezia 1499).
Dopo avere soggiornato, forse, a Urbino, fu attivo nei maggiori centri urbani di area malatestiana: Cesena (dove conobbe Francesco Uberti), Fano e Rimini. Fu qui che, divenuto sacerdote, decise infine di stabilirsi, beneficiando probabilmente di una commenda concessagli dai Malatesta. In questi anni fu precettore e frequentò gli ambienti letterari riuniti attorno a Giovan Bruno Parcitadi e al letterato maceratese Lorenzo Astemio, il quale collaborò con lo stampatore, attivo in varie città delle Marche, Gershom Soncino, editore accanto ai veneziani Rusconi delle principali opere di Perisauli.
Perisauli morì il 2 dicembre 1523 a Rimini, dove era arciprete di S. Ilario di Tornano. Secondo le ultime volontà, affidate al notaio Bartolomeo Fagnani da Rimini, fu sepolto nel portico, poi demolito, di S. Maria delle Grazie.
La cronologia delle sue opere a stampa è problematica, essenzialmente a causa della natura particolare degli scritti. Perisauli ai suoi tempi fu noto soprattutto come poeta volgare, autore di barzelette, parodie, brevi cantari e componimenti in ottave a carattere agiografico, come la diffusissima Conversione di Maria Magdalena, attribuita da Marco Rosiglia di cui Perisauli scrisse alcune strofe: si trattava di opere stampate prevalentemente in opuscoletti e piccole edizioni, destinate a un pubblico popolare e spesso prive di indicazioni tipografiche.
Il suo primo poemetto in ottave, intitolato Trastullo delle donne, venne scritto in risposta al misogino Sonaglio delle donne del fiorentino Bernardo Giambullari. Una copia conservata presso la Biblioteca Trivulziana di Milano permette di datarne la stesura al 1492. Nelle 113 ottave che lo compongono, Perisauli si fa paladino del sesso femminile, accostando citazioni colte a espressioni gergali, nel tentativo di smentire i pregiudizi riguardanti le donne e di indurre i mariti – tra i quali riprova in particolare i sodomiti – a un comportamento più rispettoso verso le proprie mogli. Destinato all’esecuzione orale («da far ridere la brigata», si legge nel titolo di una delle edizioni), il Trastullo contiene tra l’altro un indizio su una donna amata da Perisauli, ma il nome con il quale egli si rivolge a essa, Celia, fa pensare piuttosto a un gioco letterario. Accanto al Trastullo, che godette di diverse ristampe fiorentine, altri componimenti in volgare di Perisauli conobbero una certa diffusione nell’Italia centrosettentrionale del primo Cinquecento, come sembra confermare un’edizione della barzelletta Vatten via melanconia del 1510 (senza luogo) nel cui titolo egli viene elogiato come «poeta preclarissimo».
A cavallo tra XV e XVI secolo Perisauli fornì le sue prime prove di poeta latino. Lo testimonia un tetrastico dedicato all’amico Astemio, pubblicato in un volume miscellaneo apparso a Venezia nel 1499. Seguì la Sylva tota moralis o De honesto appetitu, opera ispirata alla tradizione virgiliana della poesia pastorale, in cui Perisauli fa largo impiego di figure retoriche, quali l’anafora, l’iperbole, l’amplificatio e la elencatio, espressa in lunghe liste erudite di episodi e personaggi tratti dalla cultura classico-mitologica e biblica. Composto probabilmente ai primi del XVI secolo, il De honesto appetitu ci è pervenuto in due edizioni sonciniane del 1524 dedicate al vescovo di Fano e neovicelegato di Bologna Goro Gheri, nelle quali è pubblicato insieme con il poemetto satirico De triumpho stultitiae, l’opera più nota agli studiosi, i quali lungamente ne hanno discusso le affinità con il coevo Moriae encomium di Erasmo da Rotterdam (Parigi 1511).
Prendendo spunto da una suggestione di Giovanni Papini e fondando la propria ipotesi su alcuni indizi interni al testo, negli anni Sessanta dello scorso secolo alcuni studiosi italiani (Giovannino Fabbri, Alberto Viviani) hanno affermato che il De triumpho stultitiae sarebbe stato composto da Perisauli alla fine del XV secolo e sarebbe, dunque, da considerarsi precedente al Moriae encomium. Per la composizione del suo celebre elogio della follia Erasmo si sarebbe ispirato dunque all’oscuro poemetto in esametri di Perisauli, che l’umanista olandese forse lesse nel corso del suo soggiorno in Italia del 1506-09. L’individuazione di una serie di legami intertestuali tra le due opere non è valsa tuttavia a convincere la storiografia della tesi di una presunta priorità di Perisauli, che dunque continua a essere annoverato non tra i modelli, bensì tra i «lettori e imitatori di Erasmo della prima generazione» (cfr. Seidel Menchi, 1987, p. 38). D’altra parte, se la corrispondenza tra alcuni passi del De triumpho e del Moriae encomium è innegabile, appare altrettanto evidente che nelle due opere il tema della follia viene affrontato da prospettive differenti. Perisauli dedica 2350 esametri a una rassegna satirica e moraleggiante sulla stoltezza dell’uomo prigioniero della vanitas e dei vizi, concludendo il suo poemetto con un invito al disprezzo di un mondo dipinto come fabula, a cui oppone la ricerca della sapienza divina secondo un cammino ascensionale di impronta plotiniana e agostiniano-bonaventuriana. Erasmo opera invece un rovesciamento della tradizionale concezione negativa della follia, facendone la forza motrice del mondo e un elemento essenziale dell’uomo, oltre che della conoscenza. Il De triumpho stultitiae di Perisauli, che da questo punto di vista si avvicina più alla Narrenschiff di Sebastian Brant (1494), ha un impianto più tradizionale, configurandosi in particolare nel terzo e ultimo libro come una sorta di predica in versi, sotto molti aspetti affine ai Sermones di Codro. Va infine rilevata la posizione anticiceroniana espressa da Perisauli nell’apertura del De triumpho dove, richiamandosi all’esempio di Sidonio Apollinare, Pontano, Battista Spagnoli e Poliziano, rivendica la legittimità dell’impiego nella poesia latina di neologismi tratti dal vocabolario cristiano e dal registro popolare.
Opere. Petri Pauli Phantini de Tradotio in hecathomythion... Laurentii Abstemii... tetrasticon, in Fabulae per... Laurentium Abstemium..., Venetiis, per Ioannem de Cereto de Tridino, 1499, c. e1v; Barzelletta, del preclarissimo poeta... Faustino da Rimine..., [Venezia], G. Rusconi, 1510; Marco Rosiglia da Foligno - Faustino da Tredozio, La devotissima conversione di... Maria Magdalena, Perugia, C. Bianchini, 1513 e 1516; Monitus ad mortales, in Opera moralissima de diversi auctori..., Venezia, G. Rusconi, 1516; Trastullo delle donne da far ridere la brigata composto per el culto giovane Pier Saulo da Tradotio..., Firenze, Francesco Iacopo della Spera, 1519; De honesto appetitu... De triumpho stultitiae, Arimini, typis Hieronymi Soncini, s.a. (ma Venetiis, per Io. Franciscum et Io. Antonium de Rusconibus fratres, 1524 die VII Decembris); Barzeleta... in laude de la pecunia..., s.l. (1530 ca.) e Venezia, N. Zoppino, (ante 1544); Barceleta in laude de l’oro et de l’argento, Venezia, M. Pagano, (post 1542), La novella de dui preti et uno chierico inamorati d’una donna. Et una canzone morale di patientia, [Venezia], G.A. Valvassori, s.a.; Testamento novamente fatto per messer Faustin Terdotio, s.l. e a.
Edizioni moderne: Trastullo delle donne, De triumpho stultitiae, a cura di G. Fabbri, saggio introduttivo di A. Viviani, Firenze 1963 e in F. P. (Pier Paolo Fantino) e la cultura del Rinascimento. Atti del convegno (Tredozio, 23 maggio 1998). Trastullo delle donne. De triumpho stultitiae, Tredozio 1999, il Trastullo, a cura di B. Gurioli e S. Tagliaferri, pp. 85-88, 93-125, 127-139; il De triumpho stultitiae, a cura di G. Fabbri, ibid., pp. 141-209, 210-263.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Rimini, Notai, 69 (Bartolomeo Fagnani), vol. 496, cc. 79v-81v; Rimini, Biblioteca Malatestiana, Mss., D.I.2, cc. 153r-v, 205r e passim; Biblioteca civica, Sezione chiusa, mss. 27: G. Garampi, Apografi, Miscellanea Ariminensis I, pp. 83-88; ms. 195: G. Urbani, Raccolta di scrittori... riminesi, pp. 271-274, 663; M.A. Olmo, Physiologia barbae humanae..., Bononiae 1603, pp. 134 s.; G.C. Croce, Indice universale..., Bologna 1623 (ora in L’eccellenza e il trionfo del porco..., a cura di M. Rouch, Bologna 2006, p. 241); G. Garampi, Bibliothecae... catalogus, Romae 1796, p. 54 n. 7736; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini, I, Perugia 1829, p. 288 n.; L. Tonini, Al M. R. Padre Angelo da Bertinoro..., Rimini 1847, pp. 9-14; G. Manzoni, Annali... dei Soncino, II, 2, Bologna 1886, pp. 62-68; G. Papini, L’imitazione del padre..., Firenze 1942, p. 80; G. Cocchiara, Il paese di Cuccagna..., Torino 1956, passim; F. Aulizio, Uno sconosciuto poeta... F. P..., in La Piè, XXXVII (1964), pp. 176-178; G. Fabbri, Il “De triumpho stultitiae”... precede la “Laus Stultitiae” di Erasmo...?, in Bollettino del Rotary Club di Forlì, CDXLVI (1964); J. Ijsewijn - J. Ijsewijn-Jacobs, De triumpho Stultitiae... en de Laus Stultitiae... (De triumpho Stultitiae... e la Laus Stultitiae), in Handelingen van de Koninklijke Zuidnederlandse Maatschappij voor Taal- en Letterkunde en Geschiedenis (Atti della R. Società dell’Olanda meridionale di linguistica, letteratura e storia), XX (1966), pp. 241-250; K. De Graeve, Perisaulus ‘De triumpho Stultitiae. Een onderzoek... naar de verhouding tot Erasmus’ Stultitiae laus (Il De triumpho Stultitiae di P. Una ricerca... sul rapporto con la Stultitiae laus di Erasmo), tesi di laurea, Università di Lovanio, 1967; A. Scarpellini, Erasmo e i letterati romagnoli..., in Studi romagnoli, XVIII (1967), pp. 369-390; R. Marcel, Actes du Congrès Erasme, Rotterdam 1969, pp. 171 s.; P. Camporesi, Il paese della fame, Bologna 1978, pp. 58, 133; M. Calvesi, Il sogno di Polifilo..., Roma 1980, p. 45; S. Seidel Menchi, Erasmo in Italia, Torino 1987, pp. 12, 38-40, 357, 363; M. Bataillon, Érasme et l’Espagne. Nouvelle édition..., a cura di D. Devoto - C. Amiel, III, Genève 1991, pp. 419-465; P. Camporesi, Rustici e buffoni..., Torino 1991, pp. 37 s.; G. Bartoli, F. P. da Tredozio, in Quaderni, IV (1993), pp. 44-51; A. Calandrini - G. Fusconi, Forlì e i suoi vescovi, II, Forlì 1993, p. 410; P. Camporesi, La maschera di Bertoldo, Milano 1993, p. 58; L. Mascanzoni, Un umanista di Tredozio: F. P., in Il Carrobio, XXV (1999), pp. 29-34; G. Caravale, Censura e pauperismo tra Cinque e Seicento..., in Rivista di storia e letteratura religiosa, XXXVIII (2002), pp. 39-50; C. Giuliani, Uno, nessuno e... Perisauli, in IBC. Informazioni... sui beni culturali, II (2009), pp. 10-12; L. Amato, Faustino da Tredozio a Firenze, in Interpres, XXIX (2010), pp. 7-42; P.L. Versari, F. P., umanista del XVI secolo, in Studi romagnoli, LXIV (2013), pp. 219-223; La follia nell’Umanesimo. F. P. e Firenze. Atti del convegno (Tredozio, 25 ottobre 2008), i.c.s., contiene: L. Amato, Faustino da Tredozio e Firenze; G.M. Anselmi, Faustino e l’età umanistica; M. Ciliberto, Bruno, Erasmo e la follia; E. Pasini, La follia in Erasmo e in Faustino da Tredozio; A. Prosperi, F. P. e gli altri.