BAGATTI VALSECCHI, Fausto
Figlio di Pietro e di Carolina Angiolini, nacque a Milano il 13 sett. 1843. Con il fratello minore Giuseppe, nato a Milano il 18 agosto 1845, operò con tale unità di intenti e di realizzazioni da non far risultare possibile e ragionevole una trattazione biografica separata. Fausto e Giuseppe, benché assai diversi di carattere, ebbero infatti una medesima formazione culturale e comuni tendenze di gusto; le opere da loro compiute in campo artistico li videro ben raramente disgiunti nella progettazione e nell'esecuzione.
Laureati in legge, ma appassionatissimi cultori d'arte, specie di architettura, raggiunsero rapidamente un grado di competenza assai elevato che, sorretto da un gusto innegabile, li spinse presto alla pratica dell'architettura di cui conobbero profondamente la secolare vicenda stilistica.
Ebbero una posizione assai singolare nell'ambito dell'architettura del tempo, dominata dal più confuso e tormentato eclettismo: mentre, infatti, dal Mengoni al Boito, dal Balzaretti al Maciachini, al Beltrami, quasi tutti gli architetti militanti erano tesi alla ricerca di un nuovo stile, vagheggiato in una trasposizione e in un adeguamento alle esigenze moderne di quelli passati, i fratelli Bagatti Valsecchi, estranei all'agone professionale, mecenati e collezionisti, appassionati e sapientissimi conoscitori dei vecchi stili, intesero riprodurli fedelmente.
Fedeltà amorevole che escluse sempre la freddezza accademica: esemplari, a questo proposito, le due case ai numeri 10 e 7 della via Santo Spirito a Milano (terminate la prima nel 1883, la seconda nel 1895), dove essi vollero riprodurre, in un insieme che supera il fatto architettonico raggiungendo l'importanza di un complesso urbanistico, due palazzi, rispettivamente del tardo Cinquecento e del Quattrocento lombardi, realizzati con ammirevole cura dei particolari, ancor più accentuata negli interni.
Specialmente il palazzo di famiglia, quello al n. 10, dove raccolsero una collezione eccezionale di dipinti, sculture, armi, vetri, oreficerie, ceramiche, tessuti, libri, oggetti d'artigianato appartenenti all'intero ciclo del Rinascimento lombardo e italiano, attua integralmente la ricostruzione di una ricca dimora di quell'epoca, sentita come una casa vivente e non come un museo.
Importanti rifacimenti e miglioramenti i Bagatti Valsecchi apportarono poi, verso la fine del secolo, alle loro ville di campagna: a Cardano sopra Menaggio in provincia di Como, e specialmente a Varedo in provincia di Milano.
In quest'ultima località essi realizzarono un insieme villa-giardino-corti coloniche quasi integralmente nuovo, nella scia della tradizione barocca lombarda; nel parco della villa, inoltre, nel 1884, ricomposero alcune campate del lazzaretto di Milano, ivi trasportate all'epoca della malaugurata distruzione di quel notevole complesso rinascimentale. Ancora a Varedo essi costruirono il complesso parrocchiale con chiesa ed edifici annessi in stile gotico lombardo. Lo stesso stile secondo il quale, su progetto del solo Fausto, fu eretta la parrocchiale di Verderio nel 1902, mentre Giuseppe adottò lo stile rinascimentale per quella di Senago (1908-1913).
Fra le opere destinate all'uso religioso vanno comprese le cappelle funerarie Rossi a Schio, la cappella Taverna a Canonica, la cappella Prinetti a Montesiro, il cimitero e la cappella Cagnola a Gazzada, il cimitero a Varedo, la cappella Borromeo a Oreno, opera del solo Giuseppe, la cappella Cusani a Carate, la cappella Meli Lupi di Soragna a Soragna, la cappella Dal Pozzo a Oleggio Castello, mentre fra le altre si possono ricordare i numerosi rifacimenti o completamenti di ville signorili quali la Gnecchi a Verderio, la Greppi a Carsaniga, il "Subaglio" dei Prinetti Castelletti a Merate, quella dei Borromeo d'Adda a Senago, con il casino di caccia nella pineta, quella dei Vittadini, ora dei Gallarati Scotti, ad Arcore, quella dei Casati Stampa di Soncino a Balsamo, quella dei D'Albertis a Quarto presso Genova. E ancora il municipio di Gazzada, il palazzo della legazione italiana a Cettigne nel Montenegro; la villa Anfossi all'Alpino sul lago Maggiore (19o8) e il villino Agrati, poi Olivetti, situato all'angolo fra via Mascheroni e via Mario Pagano a Milano, opere tutte compiute poco prima o poco dopo il primo decennio di questo secolo.
Nel campo del restauro architettonico i Bagatti Valsecchi ripristinarono la solariana chiesa di Santa Maria della Pace che venne adibita a sala da concerti con il nome di "Salone Perosi" (1901; in seguito restituita alla pratica religiosa); poi (19o6) ricostituirono la porta detta "dei Carmini" del Castello Sforzesco milanese, attrezzata con il ponte levatoio.
I Bagatti Valsecchi esercitarono inoltre una vasta attività culturale divulgativa per la difesa e la conoscenza del patrimonio artistico e storico lombardo e italiano: furono membri di parecchie commissioni., sia di studio sia esecutive, e parteciparono a numerose mostre di architettura.
Largamente generosi nella beneficenza pubblica e privata, ricoprirono varie cariche di enti o istituzioni a carattere filantropico. Giuseppe, sopravvissuto al fratello morto alla vigilia della prima guerra mondiale, si arruolò, già settuagenario, come infermiere volontario dell'ospedale mobile della C.R.I., e in seguito come vedetta antiaerea alla periferia di Milano.
Non ultimo aspetto della personalità dei Bagatti Valsecchi, e assai caratteristico della mentalità dell'epoca, fu il pionierismo sportivo. Furono tra i precursori dello sport ciclistico, figurando tra i fondatori del "Veloce Club" di Milano nel 1870;presero parte direttamente a numerose competizioni di quel tempo vincendone alcune.
Rivendicarono alla famiglia il titolo baronale (1897) e il predicato di Belvignate (1901), già appartenuti alla famiglia Valsecchi, il cui ultimo discendente, Lattanzio, aveva adottato il padre loro Pietro.
Fausto morì a Milano il 16 febbr. 1914; Giuseppe nella stessa Città il 20 apr. 1934.
Bibl.: Milano 1881, Milano 1881, pp. 176, 177; Mediolanum, I, Milano 1881, 1, p. 292; Milano tecnica, Milano 1885, pp. 354-360; C. Boito, Questioni pratiche di Belle Arti, Milano 1893, p. 399; La casa Bagatti Valsecchi in Milano (via S. Spirito 10), in L'edilizia moderna, 1 (1892),I, p. 7,tav. V; V (1896), 12, p. 95, tav. LVI; VI (1897), 1, p.3, tav. III; VI (1897), 2, pp. 95, tavv. VI, VII, VIII; L. B. [Luca Beltrami], La tomba di famiglia del conte Carlo Borromeo a Oreno, ibid., I (1892), 4, pp. 5 s., tav. XIX; G. M. [Gaetano Moretti], La villa Bagatti Valsecchi in Varedo, ibid., III(1894), 9-10, pp. 65-67, tavv. XXXIX-XL; G. Moretti, La nuova casa Bagatti Valsecchi in Milano (via S. Spirito 7), ibid.,V (1896), 7, pp. 49-51, tavv. XXIX, XXX, XXXI, XXXII; L. Beltrami, La nuova chiesa di Verderio Superiore, Milano 1902; D. Brioschi, Intorno al restauro dì S. Maria della Pace, in L'Edilizia moderna, XII, (1903), 2, pp. 7-11; La nuova chiesa di Verderio Superiore, ibid., XII (1903), 9, pp. 53 s., tavv. XXVI, XXXVII, XXXVIII; A. Melani, Une maison seigneuriale à Milan, in L'art, XXIV (1904), 4, pp. 503-511; Ville e castelli d'Italia, Milano 1907,pp. 159, 167, 316,501, 657; La casa Bagatti Valsecchi al n. 7 della via di S. Spirito in Milano, tavole con introduz. di D. Brioschi, Milano 1908; U. Nebbia, Raccolte d'arte industriale nel palazzo Bagatti Valsecchi a Milano, in Arte italiana decorativa e industriale, XVIII (1909), pp. 85-90, 93-98, tavv. 62, 63, 64, 67, 68, 69; La casa Bagatti Valsecchi in Milano, 110 tavv. con pref. e note di p. Toesca, Milano 1918; C. Maiocchi, La casa italiana - Palazzo Bagatti Valsecchi a Milano, in Lidel, maggio 1919, pp. 34-37; giugno 1919, pp. 32 s.; luglio 1919, pp. 24 s.; L. Venturi, Une maison de la Renaissance italienne, in La Renaissance de l'art français et des industries de luxe, 111 (1920), pp. 389-391; N. Tarchiani, L'architettura italiana dell'Ottocento, Firenze 1937, p. 53; P. Mezzanotte-G. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 133, 370, 517, 896, 899; Enciclopedia Ital., V, p. 844. V. inoltre: necrologi su quotidiani e periodici contemporanei quali Il Corriere della sera, La perseveranza, Il secolo, La Lombardia, La sera, L'Illustrazione Italiana, ecc.