PIRANDELLO, Fausto Calogero
PIRANDELLO, Fausto Calogero. – Nacque a Roma il 17 giugno 1899, terzogenito del drammaturgo premio Nobel per la letteratura Luigi e di Maria Antonietta Portolano.
Visse l’infanzia e l’adolescenza seguendo i genitori nei continui spostamenti tra Roma, Girgenti (odierna Agrigento), Favara, Soriano nel Cimino e Porto Empedocle, dove trascorse lunghi periodi a casa del nonno materno. Dopo il 1903, in seguito al dissesto economico che interessò le attività di famiglia, crebbe tra le difficoltà di un clima domestico carico di tensioni e continuamente minato dalla salute malferma della madre.
Compiuti gli studi ginnasiali al convitto nazionale di Roma, si iscrisse al liceo classico Torquato Tasso, che frequentò soltanto per due anni. Nel 1916 venne chiamato alle armi, ma alla vigilia della partenza fu operato d’urgenza di appendicite e ottenne un rinvio, che si trasformò poi nell’inidoneità quando gli fu diagnosticata una grave malattia polmonare. Dopo alcuni mesi di ricovero presso l’ospedale di Firenze, nel dicembre del 1918 tornò a Roma e, abbandonati gli studi, decise, incoraggiato dal padre, di dedicarsi alla scultura. Nel 1919, per circa un anno, seguì un corso di disegno tenuto dallo scultore Sigismondo Lipinsky ed entrò in contatto con Ettore Ximenes. Pirandello, tuttavia, interruppe quasi subito l’apprendistato nell’ambito delle discipline plastiche: poiché le precarie condizioni di salute non gli permettevano di tollerare né lo sforzo fisico né le polveri originate dalla lavorazione dei materiali, si indirizzò verso la pittura e si iscrisse all’Accademia del nudo. All’inizio degli anni Venti, durante le abituali visite alla biblioteca del Circolo artistico, conobbe Felice Carena e Armando Spadini, che lo convinsero ad affittare uno studio ad Anticoli Corrado, piccolo borgo arcaico dell’alta valle dell’Aniene, dove conobbe la modella Pompilia d’Aprile, sua futura moglie. Nel 1922 si iscrisse alla Scuola d’arte fondata a Roma da Felice Carena e Attilio Selva. Nel 1925 si presentò per la prima volta in pubblico partecipando alla III Biennale romana. L’anno successivo fu ammesso alla XV Esposizione internazionale d’arte di Venezia con Composizione - paesaggio siciliano (1924-26, ripr. in Gian Ferrari, 2009, p. 27).
La produzione pirandelliana degli anni Venti è caratterizzata principalmente da tre soggetti: il nudo immerso nel paesaggio, presente anche nell’opera esposta a Venezia, la natura morta (Natura morta con le molle, 1928, ripr. in Appella - Giuffré, 1990, p. 30) e i bagnanti (Bagnanti, 1929, Roma, Istituto di studi pirandelliani). A quest’ultimo tema l’autore dedicò un’attenzione particolare nel corso di tutta la sua attività realizzando numerosissime versioni. Rappresentare uomini o donne che si preparano al bagno, che si rivestono oppure che sono immersi nell’acqua significò per lui riallacciarsi alla tradizione pittorica avviata da Paul Cézanne e Pierre-August Renoir, ma anche studiare i differenti atteggiamenti umani e descrivere le più diverse contorsioni anatomiche.
Nell’inverno del 1927 decise di trasferirsi a Parigi insieme a Pompilia d’Aprile, che sposò nel gennaio 1928 e dalla quale ebbe due figli: Pier Luigi (1928) e Antonio (1937). Nella capitale francese Pirandello iniziò a frequentare il gruppo dei pittori italiani: Gino Severini, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Alberto Magnelli, con i quali partecipò attivamente alla vita e al dibattito culturale. Nel marzo 1929 tenne la prima mostra personale presso la parigina galerie Vildrac, cui fece seguito quella allestita in novembre alla galleria Bakum di Vienna. L’anno seguente partecipò alle due mostre organizzate da Margherita Sarfatti e dal comitato del Novecento italiano a Basilea «Ausstellung moderne Italiener» e a Berna «Künstler des neuen Italien». Nel gennaio 1931 rientrò in Italia e si stabilì di nuovo a Roma, dove in maggio tenne la prima personale italiana presso la Galleria di Roma. Nel 1932 partecipò alle mostre sindacali sia della Lombardia che del Lazio; inoltre presentò due dipinti, Figura terzina (1931) e Giornata di scirocco (1931, ripr. in Gian Ferrari, 2009, p. 100), alla XVIII Biennale di Venezia. Alla rassegna lagunare fu presente anche nella successiva edizione (1934) con cinque quadri, di cui uno, Oggetti II, fu acquistato dal ministero dell’Educazione nazionale per essere destinato alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. Nel 1935 ottenne una sala personale alla II Quadriennale d’arte nazionale di Roma e ricevette il terzo premio per l’opera Il bagno (1934-35); nel catalogo della mostra decise di autopresentarsi proponendo una profonda riflessione sullo stato dell’arte.
La partecipazione alla Quadriennale, accompagnata da un ampio consenso di critica, segnò un momento decisivo per l’affermazione pubblica di Pirandello. Da quel momento in poi la sua ricerca fu inserita nel vivo del dibattito artistico internazionale. Nello stesso anno, infatti, alcune sue opere furono richieste per tre importanti mostre all’estero: «L’art italien des XIX et XX siècles» al Musée du Jeu de Paume di Parigi, «Franco-Italien Exhibition» alla Wertheim Gallery di Londra, e «The 1935 International Exhibition of paintings» al Carnegie Institute di Pittsburgh. Nel 1936 fu invitato alla XX Biennale di Venezia e si presentò anche alla VI Mostra del sindacato fascista belle arti del Lazio che si svolse a Roma. La presenza di Pirandello alle annuali mostre sindacali laziali fu costante per tutto il decennio, e nell’edizione del 1937 ricevette il ‘premio acquisto’ istituito dal ministero dell’Educazione nazionale per il dipinto Natura morta con lavagna (1936, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna).
Nel 1939 gli fu di nuovo concessa una sala personale alla III Quadriennale nazionale di Roma e, come nella precedente edizione, Pirandello preferì presentarsi da sé in catalogo pubblicando un testo dal carattere marcatamente introspettivo incentrato sulla sua abitudine di tornare più volte e in momenti diversi su uno stesso quadro; qui ottenne inoltre il terzo premio per l’opera Siccità (1936-37, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna). Nello stesso anno, con Il Soratte da ponente (ripr. in Gian Ferrari, 2009, p. 121) partecipò alla prima edizione del «Premio Bergamo. Mostra nazionale del paesaggio italiano», mentre nel mese di dicembre prese parte alla seconda mostra del gruppo Corrente presso la galleria P. Grande di Milano.
Sin dalle prime opere Pirandello propose tematiche complesse e problematiche, legate all’interpretazione della realtà umana, che sviluppò in visioni a volte drammatiche e tragiche, a volte ironiche ed enigmatiche (Donne con salamandra, 1928-30, ripr. in Matitti, 2009, p. 55). Entro queste opposte polarità svolse con coerenza la sua ricerca, in cui confluirono molte delle idee presenti nelle opere letterarie del padre.
Influenzato dagli espressionisti tedeschi, nei dipinti degli anni Trenta, aventi come soggetti la figura umana, soprattutto i nudi di donna, Pirandello usò una materia pittorica greve, una pennellata densa e grumosa, descrivendo forti scorci prospettici, quasi deformanti, atti a creare una disarmonia fortemente espressiva (La pioggia d’oro, 1933, ripr. in Gian Ferrari, 2009, p. 32).
Nel 1940 presentò tre opere alla XXII Biennale di Venezia, tuttavia rimase fortemente deluso per l’esiguo spazio che gli fu concesso. A Roma, nell’ambito della II Mostra d’arte ispirata allo sport, Pirandello ottenne il primo premio del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) per Atleti in palestra; inoltre, su invito di Cipriano Efisio Oppo, vicepresidente dell’Ente E 42, eseguì quattro bozzetti per la decorazione a mosaico del palazzo dei Ricevimenti (Rinascenza e universalità della Chiesa, ripr. in Appella - Giuffré, 1990, p. 81) e per quello dei Congressi (Primordi di Roma, L’Impero, Rialzamento delle colonne imperiali; ripr. ibid., pp. 49, 81) nell’erigendo quartiere EUR di Roma.
Il 1942 iniziò per Pirandello con l’ampia personale organizzatagli a Milano dalla galleria Gian Ferrari e proseguì con l’invito alla XXIII Biennale di Venezia, dove inviò nove opere. In estate si trasferì con la famiglia ad Anticoli Corrado, rimanendovi in attesa della fine del conflitto mondiale fino al gennaio 1944, quando rientrò a Roma e fu ospitato in una stanza di villa Medici, sede requisita dell’Accademia di Francia.
Nel 1945 conobbe e frequentò assiduamente il critico Lionello Venturi, appena tornato dall’esilio, e all’indomani della Liberazione partecipò a diverse mostre collettive organizzate nella capitale (prima mostra della Libera Associazione arti figurative, mostra dei paesaggi romani, prima mostra dell’Art Club, mostra del gruppo Roma). Il 1947 fu per Pirandello un anno di intensa attività espositiva, sia in Italia sia all’estero, iniziato con la personale alla romana galleria del Secolo, cui fece seguito quella di Palermo (galleria 2 A+C), per poi proseguire con le collettive di Berna («Moderne italienische kunst»), New York («International watercolour exhibition»), Torino (Quadriennale della Promotrice), l’annuale esposizione dell’Art Club (Roma) e la I Mostra del sindacato provinciale del Lazio (Roma). Nel mese di giugno Pirandello fu nominato accademico di S. Luca.
Nel 1948 partecipò sia alla V Quadriennale di Roma sia alla XXIV Biennale di Venezia. L’anno seguente preparò otto illustrazioni per il romanzo La scuola delle mogli di André Gide (Edizioni Arnoldo Mondadori, Milano).
Nel 1950 vinse il premio Taranto con il dipinto Bagnanti in giallo (1948, ripr. in Gian Ferrari, 2009, p. 157), partecipò alla XXV Biennale di Venezia e l’editore romano De Luca pubblicò la prima monografia, curata da Virgilio Guzzi, contenente diciassette pagine di appunti tratti dai taccuini dell’artista.
Nel corso della sua attività Pirandello produsse una considerevole quantità di scritti: dalle rapide annotazioni per fissare idee e ricordi alle riflessioni esistenziali, dagli aforismi alle note critiche, che pubblicò anche su riviste specializzate (Botteghe oscure, La fiera letteraria, Quadrivio, Alfabeto, L’Europa letteraria) o nei cataloghi delle sue mostre. L’autore non tenne mai un vero e proprio diario, nonostante a volte lo citasse come fonte da cui sarebbero stati tratti i suoi testi. Riempì dei taccuini, ma ebbe soprattutto l’abitudine di scrivere su qualsiasi supporto gli capitasse sottomano: fogli sciolti, retro di fotografie, carta da pacchi o persino quella contenuta nei pacchetti di sigarette.
All’inizio del 1951 allestì presso la Fondazione Premi Roma per le arti a palazzo Barberini un’importante mostra antologica e retrospettiva con dipinti datati dal 1928 al 1950. Nello stesso anno ottenne il primo premio alla VI Quadriennale nazionale di Roma.
Nel 1952 fu presente alla Biennale veneziana e alla III Mostra nazionale del premio del Fiorino a Firenze, dove si aggiudicò il premio degli Orafi Fiorentini.
Nel corso del sesto decennio del Novecento Pirandello lavorò a molti quadri che vennero esposti in mostre personali o collettive, in spazi sia pubblici sia privati italiani o esteri. Le più significative tappe dell’attività espositiva di questo periodo furono il conferimento del secondo premio alla I Mostra di pittura nazionale - premio Marzotto (1953); la partecipazione alla International Exhibition of Contemporary Art a Tokyo (1953) e alla V Mostra nazionale del premio del Fiorino di Firenze (1954), dove ottenne il premio Città di Firenze con Natura morta (ripr. in Mascherpa - D’Amico, 1982, p. 103); la personale alla Catherine Viviano Gallery di New York (1955) e la presenza alle mostre itineranti «Italian art of the 20th century», che toccò le principali città dell’Australia (1956-57), e «Peintres et sculpteurs italiens du Futurisme à nos jours», organizzata dalla XXVII Biennale di Venezia in molti musei francesi.
Durante gli anni Cinquanta la presenza di Pirandello fu costante a tutte le edizioni del premio del Fiorino di Firenze, della Quadriennale di Roma e della Biennale di Venezia, dove nel 1956 ottenne nuovamente una sala personale. Sempre nel 1956 il presidente della Repubblica gli conferì la medaglia d’oro come benemerito della cultura e dell’arte.
Nel 1957 alla Mostra nazionale del premio del Fiorino a Firenze l’opera Biscotti e liquore venne premiata e acquistata dalla Galleria nazionale d’arte moderna di palazzo Pitti.
Nel dopoguerra Pirandello, pur indirizzando la sua maniera verso certi esiti della Scuola romana, come si evince per esempio dal tonalismo della serie dei Tetti di Roma (I tetti di Roma, 1944, ripr. in Mascherpa-D’Amico, 1982, p. 63), preferì continuare una personale ricerca incentrata sul senso timbrico del colore, e a livello contenutistico sulla lettura della realtà nei suoi aspetti più quotidiani, sia nel caso delle nature morte – dove gli oggetti rappresentati sembrano quasi raccolti per caso e affastellarsi nello spazio –, sia nella descrizione dei corpi umani: figure di una sofferta espressività, mai idealizzate ma sempre indagate nella loro brutale carnalità. Negli anni Cinquanta si avvicinò alla poetica venturina dell’astratto-concreto, proponendo una sintesi formale d’ascendenza cubo-futurista basata sulle marcate scomposizioni geometrizzanti, giungendo in alcune opere persino alla cancellazione della riconoscibilità naturalistica dei soggetti (Formalità, 1955, ripr. ibid., p. 107; Bagnanti nella luce, 1961, ripr. in Di Genova, 1995, p. 1818).
Nel 1962 ottenne di nuovo una sala personale alla XXXI Biennale di Venezia, con la presentazione in catalogo di Fortunato Bellonzi. Due anni dopo, nel 1964, ricevette il primo premio alla XVII Mostra nazionale di pittura - premio Francesco Paolo Michetti a Francavilla al Mare per l’opera Bagnanti (Chieti, Museo Costantino Barbella). Nel 1965 espose alla IX Quadriennale di Roma e alla Mostra del premio Michetti gli fu concessa una sala personale in quanto vincitore della precedente edizione. Nel 1966, a Firenze, nell’ambito della XVII Mostra internazionale d’arte - premio del Fiorino, venne allestita una sua mostra antologica con la presentazione in catalogo firmata da Virgilio Guzzi. L’anno seguente raccolse un nutrito numero di pastelli e quattro oli alla galleria Il Gabbiano di Roma; inoltre partecipò alla XXV Biennale nazionale della città di Milano e alla LVIII Biennale nazionale d’arte di Verona. Nel 1968 propose una personale alla galleria romana La Nuova Pesa, con la quale collaborò assiduamente nel corso del decennio. Nel 1969 fu la galleria Gian Ferrari di Milano ad allestire ben due mostre di Pirandello. L’artista non trascurò la partecipazione alle mostre istituzionali, tanto da essere presente ad alcune importanti rassegne internazionali riservate alla pittura italiana del Novecento, come, per esempio, «Pittori della seconda generazione del ’900» (1969, Tripoli e Algeri) o «Italian painting 1940-1960» (1970-71, mostra itinerante: Melbourne, Canberra, Sydney, Adelaide).
Nei primi anni Settanta il lavoro e l’attività espositiva di Pirandello subirono un brusco rallentamento a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Nel 1972 inviò alcune litografie alla IV Biennale d’arte grafica di Faenza ed espose a Roma alla X Quadriennale nazionale e in una serie di personali organizzate in spazi privati (galleria La Vetrata, galleria La Borgognona, galleria Querinas).
Morì a Roma il 30 novembre 1975.
Fonti e Bibl.: V. Guzzi, Pirandello, Roma 1950; G. Mascherpa - F. D’Amico, F. P. (catal., Ferrara - Palermo), Cento 1982; G. Appella - G. Giuffré, F. P. 1899-1975 (catal., Macerata), Roma 1990; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ’900, per generazioni. Generazione maestri storici, III, Bologna 1995, pp. 1815-1818; C. Gian Ferrari et al., F. P. (catal.), Milano 1995; C. Gian Ferrari - S. Troisi, F. P. Bagnanti 1928-1972 (catal., Marsala), Milano 1998; Pirandello. Le nature morte (catal., Brescia), a cura di A.F. D’Amico - M. Goldin, Treviso 2007; F. P. Riflessioni sull’arte, a cura di C. Gian Ferrari - F. Matitti, Milano 2008; C. Gian Ferrari, F. P. Catalogo generale, Milano 2009; F. Matitti, F. P. Gli anni di Parigi 1928-1930, Roma 2009; F. P. Forma e materia, dipinti e disegni 1921-1970 (catal., Salemi), a cura di V. Sgarbi, Siena 2009; F. P. Ritorno alla marina, olii e pastelli, 1929-1970 (catal., Porto Empedocle), a cura di C. Firetto et al., Roma 2009; F. P. (catal.), a cura di F. Carli - P. Bertoletti - M. Occhigrossi, Subiaco 2009; F. P. I nudi (catal., Venezia), a cura di V. Sgarbi, Milano 2011.