BENASSAI, Fazio
Nacque a Siena nel 1446 da Bartolomeo di Salimbene, appartenente a quel ramo della famiglia trasferitosi da Lucca a Siena nel corso del sec. XIII e ascritto al Monte dei Nove; sposò nel 1480 Eugenia Forteguerri. Ricoprì numerosi uffici pubblici (Concistoro, 1475-1494; Balia, 1494-1497, 1501; IV regolatori, 1492; Consiglio generale dal 1476), ma la sua maggiore attività si esplicò in qualità di ambasciatore residente della Repubblica presso le corti, di Roma e di Milano. Non appena giunta in Siena la notizia della morte di Innocenzo VIII (25 luglio 1492) fu inviato a Roma con il compito di favorire insieme con Mino Celsi, oratore stabile, la candidatura del cardinale senese Francesco Todeschini Piccolomini. Eletto Alessandro VI, il B. sostituì il Celsi quale residente a Roma. Caduto, quindi, in disgrazia del pontefice, fu richiamato il 31 luglio 1493 e sostituito da Antonio Bichi, amico personale del Borgia.
Le missive inviate dal B. ai governatori della Repubblica durante la sua missione romana costituiscono una relazione fedele della vita della corte pontìflcia e recano importanti notizie, come quella, inviata il 13 apr. 1493, della scoperta dell'America: "In Hispania pare che noviter al Re et per exploratores abbi trovato una insula incognita, usque in odiernum diem, molto affluente de oro" (Lisini, p. 93). Paride de Grassis ha tramandato un curioso aneddoto relativo all'ambasceria del B., narrando come questi dimenticò una volta, nel recitare il testo di un'ambasciata dinanzi ad Alessandro VI, di dirne una parte, e come il pontefice, che ne aveva già letto il testo, rispondesse mostrando di conoscere anche il passo che era stato omesso (Pastor).
Nel 1497, temendo i Senesi che la Repubblica di Firenze, con cui erano in urto per il possesso di Montepulciano, approfittasse della, tregua tra Francia e Spagna per assalirli, inviarono il B. a cercare aiuti a Milano e a Venezia. Nel 1501 lo troviamo residente a Milano: in tal periodo, giovandosi dell'opera del cardinale Sanseverino, dell'Orsini, del duca di Parma e del marchese di Mantova, trattò abilmente con il cardinale di Rohan e con il d'aubigny per impedire il passaggio delle truppe francesi attraverso il territorio senese e riuscì, nel 1502, a concludere un trattato con il re di Francia, che prese sotto la sua protezione la Repubblica di Siena, dietro un vistoso donativo di denaro.
Fonti e Bibl.: Lucca, Bibl. governativa, ms. 1104, pp. 499-546; Archivio di Stato di Siena, Consiglio Generale, 203, c. 52; Balìa, 41, cc. 168, 172, 174; 49, cc. 48, 52; Manoscritti, A. 13, cc. 109-109 v.; A. 48, c. 175; A. 53, c. 301 v; A. 66, cc. 67 v-68; A. 68, c. 67; Particolari, Petrucci, 1502, ag. 5, 8; A. Giustiniani, Dispacci, a cura di P. Villari, I, Firenze 1876, p. 431; Iohannis Burckardi Liber Notarum, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, pp. 402, 403, 441; U. G. Mondolfo, Pandolfo Petrucci, Siena 1899, pp. 19, 88; A. Lisini, Relazioni fra Cesare Borgia e la Repubblica di Siena, in Bullett. senese di storia patria, VII (1900), pp. 87-94; P. Piccolomini, La famiglia di Pio III, in Arch. d. Soc. romana di storia patria, XXVI (1903). p. 6; N. Mengozzi, Il pontefice Paolo II e i Senesi, in Bullett. senese di storia patria, XXI (1914), p. 204; A. Liberati, La scoperta del Perù, ibid., XXXVIII (1931), p. 143; L. v. Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1942, pp. 1122 s.