UBERTI, Fazio (Bonifazio) degli
Poeta, appartenente all'illustre famiglia fiorentina cui era già appartenuto Farinata, nato, probabilmente a Pisa, ai primi del sec. XIV; morto, pare a Verona, poco dopo il 1368.
Della sua vita non si sa altro che fu ai servigi dei Vísconti, degli Scaligeri e forse dei Carraresi; viaggiò molto; la peste del 1348 fu forse occasione che egli ripudiasse la non esemplare vita sin allora vissuta, del resto ingentilita dall'amore per Ghidola Malaspina maritata a Feltrino di Montefeltro, da lui a lungo cantata con accenti personali e artisticamente persuasivi. Visse disagiatamente, e troppo ligio ai potenti; ma rimase sostanzialmente sempre fedele agl'ideali ghibellini della sua famiglia, i quali ispirano la parte migliore della sua notevolissima lirica politica.
Nettamente inferiore alle liriche è il Dittamondo (dicta mundi), poema in terzine, composto in gran parte dal 1350 al 1360, ritoccato in seguito, e rimasto incompiuto; l'ultimo libro non fu cominciato che verso il 1367. In questa monotona, se anche chiara e talvolta elegante, imitazione dantesca, Fazio raccoglie tutto quel che la scienza del suo tempo gli offriva intorno alla costituzione, alle bellezze e alla storia del mondo. Dopo che Roma ha rievocato le sue glorie passate e lamentato la presente decadenza, il poeta percorre, guidato da Solino - suo scialbo Virgilio - l'Italia, la Grecia, la Germania, la Francia, la Spagna, l'Europa settentrionale, l'Africa allora nota, una piccola parte dell'Asia; il viaggio gli dà occasione di raccontare o ricordare gran quantità di leggende di ogni genere; oltre che Solino, Plinio, Isidoro di Siviglia, Pomponio Mela sono le sue principali fonti.
Bibl.: Fondamentale l'amplissima introd. di R. Renier alla sua ed. delle Liriche di Fazio, Firenze 1883; N. Sapegno, Il Trecento, Milano 1934, pp. 129-131, 497-84 (con bibl.).