puerperale, febbre
Forma settica, generalizzata o localizzata, di qualsiasi natura, dovuta all’innesto di germi patogeni su lesioni del canale genitale formatesi nel corso del parto. Un travaglio lungo, delle lacerazioni perineali, la rottura precoce delle membrane, un secondamento non completo o emorragie rappresentano altrettante condizioni favorenti.
Nel 1847 I.P. Semmelweis, un ostetrico ungherese operante a Vienna, avendo accertato che le sue puerpere morivano per sepsi post-parto e poiché gli assistenti le visitavano dopo essere stati in sala settoria senza procedere ad alcuna pratica di disinfezione delle mani, diede disposizione a tutto il personale sanitario del suo reparto ospedaliero di lavarsi accuratamente le mani e poi di bagnarle in una soluzione di cloruro di calcio prima di ogni visita o intervento ostetrico. Per la prima volta fu riportata una sensibile riduzione degli indici di mortalità da infezione post-parto. Clinica. Le forme cliniche della febbre p. variano secondo la sede (forme localizzate e forme diffuse) e la natura del germe. La febbre p. comprende forme localizzate al punto d’innesto dei germi (vulvite, vaginite, cervicite, endometrite p.), forme diffuse agli organi pelvici sia per continuità sia per via sanguigna o linfatica (salpingite, parametrite, peritonite pelvica, ecc.) e forme generalizzate (peritonite acuta diffusa e setticemia). Il quadro clinico è caratterizzato da quattro sintomi inequivocabili: febbre alta (sino a 38,5÷39°), polso frequente (100÷120 battiti/min), utero poco involuto e lochiazioni ematiche e maleodoranti. In questi casi è necessario individuare il germe responsabile dell’infezione mediante un esame batteriologico e, in attesa della risposta, iniziare una terapia antibiotica ad ampio spettro. L’inadeguata terapia di questa condizione può condurre allo shock settico che assai spesso provoca la morte della donna.