FEDERAL RESERVE
Banca centrale degli Stati Uniti d’America, rappresenta l’istituto di riferimento del Federal reserve system (FRS), sistema delle banche statunitensi istituito con il Federal reserve act del 1913 per ridurre il numero delle banche di emissione, rafforzare il controllo centrale sull’attività bancaria e creare un’unione monetaria. Costituisce una soluzione intermedia tra la banca centrale di tipo europeo e una struttura decentrata con una pluralità di istituti abilitati a emettere moneta.
La F. R. è posseduta da un consorzio di 12 banche centrali regionali (pari al numero dei distretti che compongono il FRS) e 3055 banche private. La sua natura privatistica è stata spesso oggetto di critiche in relazione al possibile condizionamento della lobby bancaria e finanziaria. La F. R. detta la politica monetaria, regolamenta le istituzioni bancarie e persegue l’obiettivo della stabilità dei prezzi soprattutto attraverso le operazioni di mercato aperto, il controllo delle riserve bancarie e dei tassi di interesse, condizionando in tal modo, indirettamente, anche le variabili dell’economia reale (produzione e occupazione). Stabilisce inoltre il volume delle riserve detenute dalle banche fissandone il coefficiente che però può subire variazioni compensative a causa delle oscillazioni del tasso overnight (con scadenza a 24 ore), dipendente dai flussi internazionali di capitali (una carenza di riserve detenute dalle banche provoca un aumento del tasso d’interesse oltre il valore-obiettivo, mentre un eccesso di riserve ne provoca la riduzione).
Le scelte impresse dalla F. R. al sistema hanno un impatto sull’attività economica e sul mercato globale, e le ripercussioni dovute a errori di valutazione e di previsione sono fortissime. Le critiche alla forte discrezionalità delle operazioni hanno fatto sì che, dal primo decennio del 21° sec., la F. R. aumentasse il livello di trasparenza (rendendo noti interventi e obiettivi con ampio preavviso attraverso specifica documentazione) e la gradualità degli interventi. Tuttavia ciò può innescare una reazione delle aspettative che rende spesso difficile il controllo delle variabili da verificare e la gestione degli shock sui mercati. Questo è avvenuto in passato (sotto la direzione di Alan Greenspan, 1987-2006), quando la F. R. ha avviato una politica di forte deregolamentazione bancaria, favorendo la speculazione e il ricorso ai sistemi di finanza derivata (v. derivati finanziari) all’origine della crisi finanziaria apertasi nel 2008. La necessità di contrastare la recessione e di salvare il sistema bancario dal collasso ha spinto da quell’anno la F. R. a intervenire rilanciando il proprio ruolo di prestatore di ultima istanza con un programma di politiche monetarie espansive meno convenzionali anche attraverso l’acquisto di titoli su larga scala (quantitative easing) e l’applicazione del programma TARP (Troubled Assets Relief Program, approvato dal Congresso, ma fortemente contestato), con cui (sotto la presidenza F. R. di Ben Bernanke) il Tesoro ha comprato dagli istituti di credito circa 700 miliardi di dollari di asset ‘tossici’ (a rischio elevatissimo). La politica espansiva realizzata dalla F. R. in risposta alla crisi (appoggiata da politiche fiscali coerenti) ha sicuramente avuto un effetto di sostegno all’economia statunitense e dall’ottobre 2014 la F. R., in ragione del miglioramento del quadro macroeconomico, ha avviato un rallentamento dei programmi di quantitative easing – mentre in Europa la BCE (v.) iniziava a metterli in atto – in vista di un progressivo, ma lento, irrigidimento delle politiche monetarie (è previsto un rialzo graduale del livello dei tassi, fissato allo 0-0,25%, probabilmente dopo la metà del 2015). Ciò è stato possibile grazie anche a un livello di inflazione che si presenta ancora contenuto (pur attentamente monitorato) per il calo dei prezzi energetici verificatosi sul mercato internazionale. Questa politica è sostenuta dalla nuova presidente della F. R. Janet L. Yallen (già vice di Bernanke dall’ottobre 2010), nominata dal presidente Barack Obama il 6 gennaio 2014, prima donna nella storia a ricoprire l’incarico, la quale ha sottolineato che la priorità risulta ancora la carenza di lavoro, fino a quando l’inflazione non rappresenterà un rischio muovendosi oltre il 2%.