CARANDINI, Federico
Nato a Modena il 25 genn. 1816 dal marchese Francesco e da Rosa Tampellini, dopo avere studiato nel locale Collegio dei nobili e avere seguito per un anno il corso dell'accademia militare estense, fu alunno dell'ufficio topografico militare. Iscritto nel 1840 nelle milizie ducali, fu nominato nel 1843 sottotenente banderale nel corpo del genio e aiutante di campo del principe ereditario.
Con la rivoluzione del 1848 il C. andò volontario a Milano, ove col grado di capitano agli ordini dello Stato Maggiore generale delle truppe lombarde, ricevette l'incarico di curare i collegamenti militari fra il Veneto e la Lombardia, poi quello di organizzare la raccolta d'informazioni sui movimenti austriaci nel Veronese. Aggregato al quartiere generale del corpo pontificio, partecipò ai moti di Vicenza nel maggio-giugno 1848, e collaborò alle fortificazioni sul monte Berico di cui eseguì i rilievi e i disegni topografici. Dopo lo scioglimento del corpo pontificio, il C. ebbe l'incarico di organizzare un servizio di esploratori, e compì personalmente alcune missioni lungo la linea del Po, a Ferrara e a Brescello. Passato al quartiere generale sardo alle dipendenze del generale Salasco, dopo l'armistizio del 9 ag. 1848 entrò nello Stato Maggiore del generale Olivieri incaricato dell'organizzazione dei corpi lombardi. Inviato nel marzo 1849 a visitare le posizioni di Pontremoli, partecipò nel seguente aprile alla repressione dell'insurrezione genovese. Insegnante nel 1850 nella scuola di topografia a Genova, ricevette nello stesso anno la nomina definitiva a capitano di Stato Maggiore generale delle truppe sarde. Trasferito nel gennaio 1851 alla scuola militare di fanteria in Ivrea per l'insegnamento della geometria e della topografia, vi rimase fino al 1858. Quell'anno sposò Elisa Realis, di umile casato, nonostante l'opposizione del padre che lo diseredò, e senza la prescritta autorizzazione del governo che lo revocò dall'impiego. Scoppiata però la seconda guerra d'indipendenza, nel giugno 1859 fu richiamato, su sua richiesta, in servizio col grado di capitano di Stato Maggiore.
Allorché M. Fanti, divenuto generale in capo dell'esercito della lega, pose ogni cura nell'istituire in Modena una scuola militare, si servì dell'opera e dell'esperienza del C., cui era legato da amicizia; il 15 marzo 1860, in compenso dei servigi resi, il C. fu nominato dal Farini maggiore di fanteria e destinato alla direzione degli studi della scuola. Qui rimase fino al 14 ag. 1862, quando fu scelto a presiedere la Commissione d'inchiesta nel Tribunale militare di Brescia; soppresso nel 1865 l'ufficio, il C. venne collocato in aspettativa con un modesto stipendio.
Morì a Modena il 10 marzo 1877.
Dedicatosi, con la cessazione del servizio, a raccogliere notizie sulle guerre del 1848, '49, '59 e '60, nell'aprile 1867 pubblicò anonimo a Milano un saggio critico dal titolo La guerra in Italia nel 1866. Nel giugno 1872 pubblicò a Verona il volume Manfredo Fanti generale d'armata - Sua vita, nel quale la biografia si ampliava nella esposizione delle vicende risorgimentali, dai moti del 1831 alle guerre del 1859 e '60. Frattanto ricavava qualche profitto economico dai suoi studi, fornendo il racconto dei fatti e spesso anche la critica delle guerre dal '59 al '66 a Luigi Zini, che si era accinto alla continuazione della Storia d'Italia del La Farina. Nel dicembre 1874 usciva a Torino L'assedio di Gaeta, forse la migliore opera del C., che si giovò anche della consulenza dei generali che parteciparono all'impresa, e in primo luogo di quella del Cialdini.
Intanto l'idea di scrivere un'opera che trattasse le guerre per l'unità d'Italia, a partire dalla spedizione dei Mille fino alla caduta di Civitella del Tronto (20 marzo 1861), andava prendendo corpo. Sottoposta una prima stesura ai giudizi ed alle correzioni di Nicola Fabrizi, del Cosenz e di Garibaldi, dopo altri sei anni di rifacimenti, la morte del C. interrompeva la stampa dei due grossi volumi previsti.
Fonti e Bibl.: Cenno necrol. del march. F. C., in Il Panaro (Modena), 1877, n. 69; G. Sforza, Due lettere di F. C., in Archvio emil. del Risorg. naz, II (1908), pp. 267-270; A. Monti, Un italiano: F. Restelli, Firenze 1933, ad Ind.; G. Cavazzuti, F. C. e i suoi scritti storico-milit., Modena 1906; Diz. del Ris. naz., II, ad vocem.