CARBONETTI, Federico
Nacque da Giovanni e da Giuseppina Reali a Monte San Giusto (Macerata) il 21 giugno del 1854. Nel 1876 esordì come baritono, ma ben presto passò al ruolo per lui più congeniale di basso buffo. Nel 1880 interpretò la parte di Trivella nelle Donne curiose di E. Usiglio al teatro Bellini di Napoli, dando inizio a quella serie di successi che accompagneranno ogni sua partecipazione a questa opera che replicherà per ben cinquecento volte nell'arco della sua lunga carriera.
È ben difficile seguire le vertiginose peregrinazioni del C., che, specializzato in un particolare repertorio, appariva raramente nei grandi teatri lirici ed era invece portato a frequentare i teatri di provincia o quelli minori nelle grandi città. Gran parte delle notizie relative alle tappe della sua lunga carriera sono fornite dall'Avvisatore artistico, un periodico che forniva utili informazioni sulla residenza teatrale delle molte centinaia di artisti lirici operanti nella miriade di palcoscenici in attività nella penisola. Sappiamo così che il 7 maggio 1880 il C. prese parte, nelle vesti di Grilloncello, all'operetta Il Menestrello di L. Filiasi, rappresentata alla Società filarmonica di Napoli; nel dicembre dello stesso anno inaugurò, con Le Donne curiose, la stagione all'Eretenio di Vicenza, ove apparve ancora il 15 genn. 1881 in Napoli di carnevale di N. De Giosa e successivamente in Crispino e la comare di Federico e Luigi Ricci. Fu poi al teatro Andreani di Mantova e al teatro Garibaldi di Padova, riportando un clamoroso successo con l'opera legata indissolubilmente al suo nome.
La critica, conquistata al suo talento comico, così si espresse: "...Ma gli onori della serata toccarono principalmente a Carbonetti, Trivella, per lui fu una serie continua di applausi e d'ilarità e davvero l'Usiglio non poteva trovare un migliore interprete di quel personaggio comicamente bizzarro. All'atto terzo, quando il Trivella comparve vestito da donna, il Carbonetti sollevò a tumulto il teatro: il suo canto, le sue moine, i suoi vezzi di fanciulla ingenua condussero il pubblico fino all'entusiasmo" (in Il Teatro illustrato, luglio 1881).
Il C. fu poi al teatro Tosi Borghi di Ferrara e di nuovo a Padova per la prima rappresentazione del melodramma giocoso Il ritorno di Columella agli studi di Padova di V. Fioravanti. Passò poi al teatro Bellini di Napoli per una replica di Napoli di carnevale, lasciandosi andare a certe libertà che la critica non esitò a sottolineare sfavorevolmente.
"...Il Carbonetti appena si presentò sulla scena fu salutato da un lungo applauso. Però a volte, inebriato dal successo, carica le tinte, ingrossa le linee, accentua il colore, passa il segno senza avvedersene e tradisce il canto nel grido, il carattere si spegne nella caricatura, l'opera comica dà un tuffo nell'operetta" (Teatro illustrato, gennaio 1882).
Frattanto, avvicinatosi a un repertorio più ambizioso, il 22 ott. 1882 fu al teatro Argentina di Roma in Linda di Chamounix di G. Donizetti; partecipò poi all'inaugurazione del teatro Alfieri di Torino con le Donne curiose (1º apr. 1883), seguita tra l'altro da Le Fate di Valenza, in cui tra gli altri esecutori mise in evidenza "...una bella presenza... e notevole abilità nel trucco..." (ibid., maggio 1883), e successivamente da I Diamanti della corona di D. Auber. Il 19 novembre dello stesso anno apparve al teatro Costanzi di Roma nel rossiniano Barbiere di Siviglia, e il 9 marzo 1884 partecipò alla riapertura del teatro Municipale di Piacenza con le Donne curiose; di questa rappresentazione, favorevolmente accolta dalla critica, venne sottolineata da F. Accorimboni sul Poligono l'eleganza interpretativa del C., capace di elevarsi... "brillante sulla volgarità dei bassi comici un tanto la dozzina".
Il 15 novembre fu al teatro Niccolini di Firenze ne Il Bacio al portatore di T. Montefiore, apparendo poi a Padova, Roma (teatro Apollo), Bologna (teatro Comunale) e Genova (teatro Paganini). La sua attività non conobbe soste e, dopo una rappresentazione di Papà Martin di A. Cagnoni, al teatro Goldoni di Venezia (9 maggio 1887), fu ad Alessandria, Lugo e Codogno. Frattanto il 26 dic. 1889 fu tra gli interpreti della prima in Italia de I maestri cantori di Norimberga di R. Wagner alla Scala di Milano.
Il C., invitato a sostenere il ruolo di Davide (e non di Beckmesser, come sostenuto erroneamente dallo Schmidl e altri repertori), non fu all'altezza della situazione e la critica senza mezzi termini condannò la sua interpretazione del personaggio wagneriano "che fu reso così mediocremente da togliergli il prestigio calcolato dall'autore" (Teatro illustrato, gennaio 1890). Evidentemente il C., abituato a ruoli meno impegnativi, non riuscì ad adeguarsi alle esigenze di un'interpretazione più contenuta che si allontanava troppo dalle caratterizzazioni a lui congeniali.
Fu successivamente al teatro Brunetti di Bologna e il 9 maggio 1890 partecipò all'inaugurazione del teatro dei Filodrammatici di Milano, ammiratissimo "...in veste muliebre, virago gigantesca..." (ibid., giugno 1890). Dopo varie peregrinazioni in teatri di provincia, il 4 nov. 1896 a Bologna fu tra gli interpreti della Bohème di G. Puccini nella duplice veste di Benoît e Alcindoro; il 17 febbr. 1901 alla Scala di Milano in L'Elisir d'amore di G. Donizetti, riscuotendo ottimi consensi di critica.
Scrive infatti Carlo Gatti, riportando un giudizio tratto dalle memorie del celebre impresario G. Gatti-Casazza: "...Caruso sta benissimo nella parte di Nemorino... manca nel quadro dei personaggi chi rivesta i panni del Dottor Dulcamara, chiave di volta del libretto di Felice Romani. Gatti Casazza propende per il Carbonetti, un basso comico un po' guitto che mette voglia di ridere a ogni nota e a ogni parola quando canta, se si può dire così, con quella sua voce né bella né brutta, né corta né lunga che non si sa dove e come l'appoggi, ma intelligente ed esperto... Toscanini esita un poco prima di impegnare Carbonetti: lo prova lo collauda...".
Ottimo interprete donizettiano, il C. fu un eccellente don Pasquale nell'omonima opera e sovente interpretò il ruolo del sacrestano nella Tosca di Puccini. Nel 1907 al teatro dei Rinnovati di Siena cantò ne Il Bacio di Nixe di P. Fiocca, con cui probabilmente concluse la sua carriera. Fu più volte anche all'estero, esibendosi nei principali teatri europei e americani.
Il C. fu tra gli ultimi buffi uno dei più corretti e non trascese mai a lazzi e trivialità improprie (Schmidl); attore divertente e generalmente misurato, non aveva una gran voce e il timbro era un po' aspro, tuttavia sapeva servirsene con intelligenza e grande abilità. Come altri celebri interpreti del suo tempo si rifece, sia nella scelta del repertorio sia nei modi interpretativi, all'esempio di A. Bottero (Celletti).
Dedicatosi marginalmente anche alla attività di poeta e giornalista, scrisse i libretti d'opera Scusa cuore, considerato "originalissimo e pieno di verve di buona lega" (Schmidl) e En avant,march,alt!, lavoro in due atti di scene di vita militare, musicato da F. Guerrieri e rappresentato per la prima volta al teatro Andreani di Mantova il 28 nov. 1893.
Morì a Faenza il 21 nov. 1916.
Bibl.: Notizie, in La Musica popolare, 17 maggio 1883; L'Avvisatore artistico, 11 marzo 1893 e segg.; G. Cogo, Vita teatrale vicentina, Vicenza 1922, p. 348; R. Celletti, G. C., in Encicl. dello Spett., III, Roma 1956, col. 19; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1963-1964, I, pp. 214 s.; II, pp. 62 s.; Due secc. di vita musicale. Storia del teatro Com. di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 113, 123; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 294 e Suppl., p. 160; La Musica,Diz., I, p. 348.