CONSOLO, Federico (Federigo)
Nacque da Beniamino e da Regina Piazza ad Ancona l'8 apr. 1841, da una di quelle famiglie della media borghesia ebraica che aveva conservato integra la grande cultura religiosa dell'antica comunità anconetana.
Il padre Beniamino, nato ad Ancona nel 1806 da Leone e da Allegra Tedesco, godeva fama di eccellente ebraicista per aver dato alle stampe alcune volgarizzazioni di antichi testi sacri, tra le quali si ricordano: IDoveri dei cuori opera scritta in Arabo da [Babyä ben Yösëf Ibn Päqüdä] (tradotto dalla traduz. ebraica; Firenze 1847); Volgarizzamento dei Libro di Job (ibid. 1874), I Treni o le Lamentazioni di Geremia, (ibid. 1875), Il Salterio 0Canti nazionali del Popolo d'Israele. Lamentazione di un Italiano in morte del fu grande imperatore... Napoleone III (ibid. 1885). Mori a Firenze il 19 nov. 1887. Anche la madre, che possedeva una solida preparazione musicale e umanistica, si era particolarmente distinta per una pregevole traduzione dal greco dell'Enchiridion diEpitteto.
Il C. aveva appena compiuto cinque anni quando, sotto la guida della madre, iniziò lo studio della musica che poi continuò a Firenze seguendo i corsi tenuti da F. Giorgetti e successivamente a Bruxelles dove si iscrisse al conservatorio reale di musica che a quel tempo era diretto da F.-J. Fétis. Oltre che dallo stesso Fétis, ricevette lezioni di composizione da H. Vieuxtemps ed in epoca successiva da F. Liszt. Nel 1859, in occasione della fine dei corsi e del conseguimento del diploma, che lo aveva visto primo in graduatoria, il Fétis, nel comunicare al padre dei C. il buon esito degli esami finali, scriveva: "... Par son talent d'éxecution, comme par ses connaissances dans le contrepoint, M. F. Consolo est aujourd'hui un artiste destiné à se placer parmi les plus distingué de son époque" (dall'introd. a Cenni sull'origine e sul progresso della musica liturgica). Lasciato il conservatorio si trattenne ancora nella città belga dove, egli ricorda, "più tardi ebbi la fortuna di entrare in amichevoli rapporti con Liszt, il quale per diversi anni mi ammaestrò nella scienza della composizione" (ibid.). Tra il 1965 e il 1886 il violinista si dedicò, attraverso tutta l'Europa, ad una intensa attività concertistica che fu interrotta dall'insorgere di una malattia di origine nervosa la quale gli impedì il controllo dello strumento, ma gli consentì di dedicarsi completamente alla composizione ed a quelle ricerche storicomusicali che egli divulgò con pubblicazioni e conferenze di alto livello scientifico.
Tra le sue composizioni si ricordano: Auxbords du Nil, Milano 1882; Fantasia orientale, partitura a grande orchestra, Firenze 1882; Foi esperance, adagio religieux pour violon avec acc. de piano, ibid. 1885; Berceuse, per violino, ibid. s. d.; Il credente, pensiero religioso per violino con accompagnamento di harmonium e pianoforte, ibid. 1885; Secondo quartetto per due violini, viola e violoncello, ibid. 1889; Andante per due violini, viola e violoncello, estratto dal quinto Quartetto in fa (non identificato e probabilmente disperso), in La Nuova Musica, I (1896); Inno ufficiale della Repubblica di San Marino, del quale non ci è nota la partitura originale, ma una riduzione per pianoforte (Milano 1931, Ricordi) e una strumentazione per piccola banda di C. Gozi (ibid. 1929). Nella recensione di A. Conti di un concerto eseguito dal C. alla Filarmonica fiorentina figura anche l'esecuzione di Pic-Nic, capriccio per violino, apparso in La Rassegna nazionale, XXII (1885), p. 481. Secondo lo Schmidl il C. compose un concerto per violino, uno per pianoforte e "armonizzò molte composizioni dei suoi preferiti autori classici dei violino come Veracini, Lolli, Vivaldi, Tartini, Valentini, Geminiani e altri" (Diz. univ. dei musicisti, p. 364). L'appendice al suo Libro dei canti d'Israele contiene diciotto melodie ebraiche divise in sette canti con accompagnamento di pianoforte, sei preludi per organo, quattro preludi per pianoforte, uno per 2viole. Queste armonizzazioni sono universalmente considerate un vero gioiello musicale. L'imponente impegno del C. nello studio delle forme melodiche del recitativo ebraico del Vecchio Testamento si concretò in ricerche durate molti anni e stimolò inoltre in lui il gusto dell'archeologia musicale ed il conseguente tentativo di restauro di antichissimi frammenti che sovente volgeva in trascrizione moderna. Si ricordano, inoltre, le seguenti pubblicazioni: Libro dei canti d'Israele - Antichi canti liturgici del rito degli ebrei spagnoli, Firenze s. d. [1891]; Appendice al Libro dei canti d'Israele - Melodie religiose degli antichi Israeliti, ibid. 1891; Cenni sull'origine e sul progresso della musica liturgica, con appendice intorno all'origine dell'organo, ibid. 1897; Un poco più di luce sull'interpretazione della parola Sola, ibid. 1904. Delle conferenze dei C. si ha notizia di quella tenuta nel dicembre 1885 presso il Regio Istituto di musica di Firenze e di un'altra del 1887 nel Regio Conservatorio di Milano. Di altre si conservano ancora le pubblicazioni: Del Colorito dei quartetto ad arco (memoria letta il10 giugno 1883 all'Accademia del R. Istit. musicale di Firenze, Firenze 1883); La scuola italiana del violino (memoria letta il 22 febbr. 1885, ibid. 1885); Etudes comparatives sur les accents archéologiques musicaux et des anciennes Mélopées Ecclesiastiques (estratto), Leiden 1903.
Nel Libro dei canti d'Israele, la sua opera di maggior rilievo, il C. cerca di dimostrare che esiste una correlazione tra la modulazione dei canti religiosi che si eseguono nelle sinagoghe durante il rituale del nostro tempo e gli accenti musicali (i taàmin) che sono segnati negli antichi testi dell'Antico Testamento per fissarne la tonalità, la divisione sintattica ed anche il canto. Questa ipotesi, che è prospettata dal C. con dovizia di argomentazioni, non raccolse generali consensi in quanto egli non riuscì a datare il periodo nel quale i taàmin erano stati tracciati e ciò rese perplessi alcuni studiosi come è testimoniato da G. Verdi in una lettera datata 2 febbr. 1891 (cfr. Cenni sull'origine..., p. XIV) e da D. Castelli nella pregevole critica che compare nell'introduzione al libro. Mentre i taàmin sono stati trascritti in notazione moderna anche da alcuni musicisti ebrei di rito tedesco, tra i quali A. Kirkher, S. Naumbourg, O. F. Deusch e F.-J. Fétis, il C. aveva invece indirizzato la sua ricerca sul rituale praticato nella sinagoga di Livorno dove si conserva la tradizione originale del rito spagnolo che si differenzia da quello stile cantilenante proprio del rituale di altre comunità ìsraelitiche italiane. Nel suo libro Cenni sull'origine e sul progresso della musica liturgica il C. si dilunga sulla correlazione, per lui evidente, tra i taàmin ed i neumi dei canto gregoriano ed arriva alla conclusione che la liturgia cristiana non solo deriva da quella ebraica ma ne esalta la musicalità originale. Un poco più di luce sull'interpretazione della parola Sela rappresenta lo scontato gioco intellettualistico a cui gli studiosi ebrei del lessico biblico non riescono a sottrarsi ed il C. vi partecipa con il virtuosismo dell'uomo di grande cultura e con la fantasia del compositore.
Morì a Firenze il 14 dic. 1906.
Bibl.: Critiche e recensioni in: La Nazione, 22 Marzo 1885; in La Rass. nazionale, XXII (1885), pp. 480-485; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, p. 388; E. Piattelli, Canti liturgici ebraici di rito ital., Roma 1967, pp. V ss.; Almanacco italiano, 1908, p. 699; The Jewish Encyclopedia, IV, p. 234; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 364; H. Riemanns Musik Texikon, I, p. 339; Encicl. della musica Ricordi, I, p. 523; La Musica. Diz., I, p. 430.