SALUZZO, Federico
da. – Figlio secondogenito del marchese Ludovico I e di Isabella di Monferrato, nacque nel 1442.
La sua carriera, che evidenzia i limiti della proiezione politica della sua famiglia all’esterno del marchesato, si avviò nel giugno del 1457 quando – già protonotario apostolico – fu ordinato accolito e suddiacono in una cerimonia solenne svoltasi nella chiesa pievana di S. Maria di Saluzzo. L’anno seguente ottenne alcuni benefici per i quali il padre dovette chiedere che gli fosse concessa la necessaria dispensa ex defectu aetatis. Ebbe poi in commenda, ben presto resa perpetua, la stessa pieve su decisione di papa Pio II e, nel 1462, fu nominato commendatario dell’abbazia cistercense di Staffarda, beneficio che conservò fino alla resignazione nel 1482. Ebbe un’istruzione di livello universitario e si addottorò in utroque iure il 13 agosto 1469 presso l’Università di Ferrara, dove ebbe occasione di aprirsi a nuove esperienze culturali e conobbe, oltre al poeta milanese Piattino Piatti, vari umanisti.
La sua carriera ecclesiastica, sostenuta dal padre, si sviluppò principalmente in quegli anni entro i confini geopolitici del marchesato di Saluzzo. Dopo la metà degli anni Sessanta del secolo XV le sue ambizioni tuttavia crebbero e i suoi orizzonti si allargarono, pur continuando a tenere ben saldo il controllo sui beni monastici ubicati nel Saluzzese e soprattutto sull’ancora rilevante patrimonio fondiario di Staffarda, che, proprio grazie alle sue decisioni come abate commendatario, poté essere controllato e goduto direttamente dai marchesi stessi.
Anche le dipendenze monastiche femminili che Staffarda rivendicava, con riferimento specifico a quelle di Cellanova e in particolare di Pogliola, furono oggetto delle attenzioni non disinteressate di Federico. Il 21 gennaio 1475 nel nominare visitatore e riformatore dei due monasteri frate Giorgio di Piossasco, priore di S. Benigno di Quaranta, lo autorizzò a sequestrarne e trattenerne eventualmente le rendite «ad opus et utilitatem dicti monasterii». Era l’inizio di una ‘opera di correzione’, svolta per le spicce con sottrazione immediata di animali e con ostentata sicurezza, in cui l’attesa sentenza era addirittura anticipata dalla sua esecuzione. Il commento risentito del rappresentante del monastero individua con chiarezza il nodo del problema. Questo, disse, «non est modus inquirendi nec corrigendi, sed [...] locupletandi indebite et iniuste». Federico ricorse alla Sede apostolica «perché gli fosse riconosciuta la giurisdizione, che già Innocenzo IV con bolla del 31 ottobre 1248, aveva conferita agli abati di Staffarda sopra il monastero di Pogliola». Ebbe inizialmente successo, ma le monache «non si acquietarono» finché non ebbero ottenuto da Sisto IV «che il monastero di Pogliola fosse in perpetuo esente da ogni soggezione e da ogni ingerenza degli abati di Staffarda; ciò che fece il papa con bolla del 10 ottobre 1478».
L’ampliamento degli orizzonti di Federico, sin da giovane decano della Chiesa di Saluzzo, fu inizialmente finalizzato all’obiettivo di ottenere grazie all’appoggio sforzesco, il vescovado di Novara, vacante dopo la morte del vescovo Giacomo Filippo Crivelli. Così l’8 agosto 1466 Ludovico I scrisse alla duchessa Bianca Maria Visconti, madre di Galeazzo Maria Sforza, pregandola di impetrare da quest’ultimo tale episcopio e assicurando che il duca avrebbe potuto «disponere del veschoado et del figliolo [Federico] a suo piacere». L’operazione, però, non andò in porto.
Successivamente egli mirò a ottenere il vescovado di Carpentras, nel contado di Avignone. Già dal 1472 Federico era stato nominato amministratore apostolico, e poco prima del maggio 1474 il marchese Ludovico richiese ad alcuni banchieri di Avignone e di Roma, fra cui il banco Medici, un prestito consistente, dell’ammontare di ben 2000 ducati, allo scopo di ottenere per il figlio tale vescovado, L’operazione andò lentamente in porto; nel gennaio del 1475 Federico risulta ormai vescovo di Carpentras, dove tuttavia risiedette in modo saltuario, come evidenzia la sua presenza assidua alla vita ecclesiastica e amministrativa del marchesato di Saluzzo. Allo stato attuale delle ricerche si ha notizia della sua conferma come vescovo di Carpentras soltanto nel 1479.
A Saluzzo comunque egli continuò a essere molto interessato: come risulta da un privilegio concesso da papa Sisto IV il 13 agosto 1481, fu infatti il primo decano della nuova chiesa collegiata della cittadina, in cui era stata trasformata l’antica pievania locale. Sembra inoltre che egli abbia conservato in quegli anni la dignità vescovile, andando tuttavia incontro a un periodo di grave malattia. Diversamente da quanto talora si sostiene, non ottenne però mai la porpora cardinalizia, né fu legato pontificio, incarico che gli sarebbe stato affidato nel 1483 pochi mesi prima di una grave malattia e della morte.
Fonti e Bibl.: Gallia christiana, II, Paris 1656, p. 497 (ove si data al 1476 l’inizio dell’episcopato); D. Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città e ai marchesi di Saluzzo,V, Saluzzo 1831; C. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, II, 1431-1503, Monasterii 1901, pp. 119, 173; C.F.-Savio, Saluzzo e I suoi vescovi (1475-1601), Saluzzo 1911, p. 59; A. Barbero, La dipendenza politica del marchesato di Saluzzo nei confronti delle potenze vicine al tempo di Ludovico I, in Ludovico I marchese di Saluzzo. Un principe tra Francia e Italia (1416-1475), a cura di R. Comba, Cuneo 2003, pp. 191-206; T. Mangione, La badessa Astinenza e la sua lotta per l’autonomia di Pogliola (fine XV secolo), in All’ombra dei signori di Morozzo: esperienze monastiche riformate ai piedi delle Marittime (XI-XV secolo), a cura di R. Comba - G.G. Merlo, Cuneo 2003, p. 477; P. Rosso, Ecclesiastici “di famiglia” e politiche marchionali nella seconda metà del Quattrocento: le differenti carriere di Federico di Saluzzo e di Teodoro Paleologo, in Saluzzo, città e diocesi. Cinquecento anni di storia, Relazioni al Convegno: Saluzzo... 2011, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, CIXL (2013), p. 67.