FANTUZZI (Fantuccio), Federico
Nacque a Bologna presumibilmente nei primi anni del sec. XVI da un'antica famiglia senatoria. Secondogenito di Gaspare e di Dorotea Castelli, intraprese la carriera ecclesiastica, divenendo nel 1526 canonico di S. Petronio e nel 1530 della cattedrale.
Addottoratosi il 30 marzo 1541 in utroque iure all'università di Bologna, vi fu lettore di istituzioni dal 1541 al 1550. Sotto Giulio III si trasferì a Roma, ove venne nominato cappellano e familiare del papa, referendario delle due Segnature e, dal maggio 1552, uditore di rota, carica che ritenne a vita resignandola poco prima di morire al nipote ex sorore Iacopo Gritti. Nel 1553 ricoprì la sua prima missione diplomatica presso la Repubblica di Siena che, agli occhi del pontefice, rappresentava un pericolo per l'equilibrio degli Stati italiani a causa della rivolta antispagnola dal 1552 e del suo perdurante atteggiamento filofrancese.
Di simpatie filoimperiali il F. fu tuttavia portavoce della linea conciliativa tra Francia e Impero voluta ed attuata da Giulio III che, col pretesto di una tutela della Repubblica da parte della S. Sede e di altri potentati italiani previo ritiro di Francesi e Spagnoli, mirava in realtà a una spartizione del dominio di Siena tra Cosimo I e suo nipote Fabiano Del Monte, il quale avrebbe dovuto sposare Isabella de' Medici, figlia terzogenita del duca di Firenze.
Nel marzo del 1553 veniva affidata al F. la delicata incombenza di prendere i primi contatti col governo senese, sostenuto dai Francesi, e col cardinale Ippolito d'Este vicario del re di Francia, per concordare la mediazione del pontefice, mentre Onofrio Camaiani era inviato con gli stessi obiettivi presso Cosimo I. Giunto a Siena il 3 aprile, il F. venne ricevuto il giorno seguente dal capitano del Popolo, mentre il 5 aprile incontrò i rappresentanti francesi, Ippolito d'Este e P. de Thermes, ai quali si aggiunsero i plenipotenziari senesi Enea Piccolomini, Girolamo Malvolti, Marcantonio de' Vecchi, Girolamo di Ghino Bandinelli, esponenti della corrente filofrancese. Il 7 aprile il F. si spostò presso Cosimo I, il quale a sua volta, attraverso B. Concini e Francesco di Toledo, era già entrato in contatto con la corte imperiale e con il duca d'Alba.
Dopo il fallimento di queste trattative e l'occupazione di Siena da parte degli Spagnoli nel 1555, il cardinale Carlo Carafa, nipote del neoeletto pontefice Paolo IV, si servì del F. sfruttando spregiudicatamente l'appartenenza di quest'ultimo al partito filoimperiale. Il Carafa, che aveva assunto la direzione della politica papale imprimendole una svolta decisamente antimperiale, trattò, con un fine doppio gioco, l'alleanza sia con i Francesi sia con gli Spagnoli in cambio della cessione dello Stato di Siena alla sua famiglia, nella persona di suo fratello, il conte di Montorio.
Il F., perciò, dopo aver accompagnato il cardinale Scipione Rebiba, inviato a Bruxelles, ma richiamato prima di giungervi, partecipò, dal 24 al 28 novembre 1556 all'Isola Sacra ad Ostia, all'incontro, accuratamente nascosto agli uomini di fiducia di Enrico II, tra il Carafa e il duca d'Alba. Qui il cardinale trattò il riavvicinamento tra S. Sede e Spagna e, soprattutto, l'attribuzione di Siena al conte di Montorio, il quale, in cambio, avrebbe dovuto rimettere nelle mani di Filippo II il ducato di Paliano precedentemente sottratto dal papa ai Colonna. Il mese seguente il Carafa affidò a titolo personale al F. una missione presso Filippo II a Bruxelles per riferire i risultati della trattativa ed ottenere una risposta definitiva, e contemporaneamente inviò Giulio Orsini alla corte di Francia.
Fu questa l'ultima missione diplomatica del F., dopo la quale, il 5 luglio 1558, egli venne nominato vescovo di Cariati e Cerenzia, diocesi che governò sino alla morte, avvenuta a Roma nel 1561.
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