Frezzi, Federico
, Frate domenicano e vescovo di Foligno, dove nacque verso il 1346, è l'ultimo degli imitatori trecenteschi della Commedia nell'unica opera che di lui ci rimane: Il Quadriregio, cominciata prima del 1394 e giunta a compimento fra il 1400 e il 1403.
È il racconto in terzine, ripartito in quattro libri e settantaquattro capitoli, di un viaggio iniziatico attraverso i quattro regni " d'Amore ", " di Satanasso ", " de' Vizi " e " delle Virtù ", che - anche gli ultimi tre - molto imperfettamente si usa assimilare a quelli dell'oltretomba dantesco. Infatti l'anima pellegrina, superate le insidie d'amore, precipita subito al centro dell'Inferno dei morti e ne risale, con la guida di Minerva, per tornare nell'Inferno simbolico dei vivi (il nostro mondo) signoreggiato da Satana, che lo regge dal " primo clima " (l'equatore); il protagonista lo vince a battaglia, e percorso il regno dei sette vizi capitali ascende al Paradiso terrestre, dove Minerva lo affida a Elia e a Enoch i quali l'introducono nei regni delle virtù cardinali e teologali; nell'ultimo capitolo, scortato dalla Carità, vola in Paradiso, e qui un angelo gli spiega l'architettura dell'universo. Il poema si chiude con la visione di Dio.
È un monotono poema, in cui vengono meno, a parte i valori estetici, la precisione topografica e giudiziaria e la tensione drammatica e dottrinale della Commedia, mentre è cresciuto a dismisura, adibito a una sorta di notiziario universale, l'apparato simbolico, che converte in astratte personificazioni pure i dati della storia e dell'esperienza diretta dell'autore-personaggio. A questo scopo il F. ricorre di continuo (tranne che nel primo libro, ove prevalgono gli echi boccacceschi, petrarcheschi e francesi), con un lavoro di mosaico - ma con una curiosa preferenza per le tessere meno eleganti -, a strutture e contegni dell'Alighieri (il resoconto in prima persona, i dialoghi maieutici con le guide, il contrappasso, gli ‛ esempi ', le profezie, le similitudini e finanche gli appelli al lettore, ad es. in II III 164) e ancor più a immagini ed espressioni isolate e a singoli versi, con uno zelo che sortisce a volte effetti caricaturali, come quando l'accenno dantesco alla discesa di Cristo nell'Inferno si sviluppa con la descrizione della resistenza opposta da Satana, il quale si puntella con la schiena alla porta contesa (II IV 103-123).
Diamo qualche esempio significativo dei molti riscontri possibili (precede il rinvio al Quadriregio): I VIII 153 = Pd XXX 102 (calco lessicale); II VII 28 ss. = If III 82 ss. (Caronte; ma è anche presente il modello virgiliano, come per altre figure mitologiche); II XV 4-9 = If VIII 68-75 (la città di Dite); III VII 4 ss. e IV IV 49-51 = If I 49 ss. e Pg XX 10-12 (la lupa simbolo della cupidigia); III IX 52-54 = If XXVIII 97-99 (consiglio di Curio a Cesare); IV III 160-168 = Pg X 73-93 (esempio di Traiano e la vedova); IV IX 118 ss. = Pg VI 76 ss. (invettiva politica); IV XI 64-66 = Pd X 67-69 (similitudine dell'alone lunare); IV XV 73-75 = Pd XXIV 64-66 (definizione della fede).
Bibl. - F.F., Il Quadriregio, a c. di E. Filippini, Bari 1914. Per le derivazioni dantesche: A.G. Artegiani, Annotazioni sopra alcuni luoghi del ‛ Quadriregio ', Foligno 1725; A. Belloni, Il poema epico e mitologico, Milano s.d., 326; B. Gilardi, Studi e ricerche intorno al " Quadriregio " di F.F., Torino 1911, 49-54; A. Pellizzari, Riflessi danteschi nel Trecento, Napoli 1913, 167-189; R. Morcay, Saint Antonin, Parigi 1914, 38; E. Cavallari, La fortuna di D. nel Trecento, Firenze 1921, 249-259; G. Rorondi, F.F., la vita e l'opera, Todi 1921, 86-114; E. Filippini, Studi frezziani, Foligno 1922, 109-118; V. Zabughin, L'oltretomba classico medievale dantesco nel Rinascimento, I, Firenze 1922, 98-112; N. Sapegno, Il Trecento, Milano 1966 (19341), 130; G. Petrocchi, Cultura e poesia del Trecento, in Storia della letteratura italiana, II, Milano 1965, 600-602.