GATTORNO, Federico
Nacque a Genova il 13 genn. 1836 da Francesco e da Adelaide Campanella.
Aveva quindi solo 13 anni quando, nel 1849, Genova insorse contro i Piemontesi e tuttavia ciò non impedì che in seguito circolasse la voce - corroborata dal fatto che lo si riteneva nato nel 1829 - che fosse stato coinvolto nei moti, partecipando all'assalto dell'Arsenale, e che fosse stato perciò arrestato.
Appartenente a una famiglia di armatori e di commercianti che importavano grandi quantità di granaglie dall'Europa orientale, trascorse buona parte della giovinezza a Odessa, a Kiev e a Taganrog, curandovi gli interessi della propria azienda. Nipote per parte di madre di Federico Campanella, uno dei più stretti collaboratori di G. Mazzini e personaggio di spicco della massoneria, il G. fu presto iniziato alle idee repubblicane e ascritto tra i liberi muratori. Raggiunto mentre era in Russia dalla notizia della spedizione dei Mille, si recò immediatamente a Costantinopoli, dove a sue spese noleggiò una nave, arruolò e armò una compagnia di circa 150 emigrati italiani - per lo più uomini che avevano conti in sospeso, e non solo di natura politica, con la giustizia dei rispettivi Stati -, e li condusse ad Ancona; di lì passò in Sicilia, dove giunse però quando già Garibaldi era passato in Calabria. Nel settembre 1860 arrivò a Napoli, dove fu aggregato come ufficiale allo stato maggiore di N. Bixio; il 1° ottobre partecipò alla battaglia del Volturno, durante la quale tenne valorosamente la posizione di Santa Maria Capua Vetere fino alla sconfitta dei Borbonici, guadagnandosi una decorazione.
Nel 1862 il G. prese parte alla spedizione garibaldina e fu arrestato dopo i fatti di Aspromonte, rimanendo in carcere fino all'amnistia del 5 ottobre. Tornò poi a viaggiare all'estero per conto dell'azienda familiare e fu in Russia, in Inghilterra e in Olanda. Nel 1866, con il grado di capitano e inquadrato nel corpo dei carabinieri genovesi di A. Mosto, combatté nella campagna del Trentino, durante la quale si distinse a Monte Suello, a Condino e a Bezzecca ricevendo una nuova decorazione. L'anno seguente fu attivissimo nell'organizzare l'arruolamento di volontari per la spedizione garibaldina nell'Agro romano, cui tuttavia non poté partecipare perché si trovava in carcere, accusato di cospirazione contro la sicurezza dello Stato.
Tornato in libertà, nel giugno 1868 il G. entrò nella Società reduci, appena costituitasi nel capoluogo ligure per iniziativa di S. Canzio, che svolse subito un'intensa attività politica e paramilitare, strettamente sorvegliata dalla polizia. Il 22 giugno 1869 fu arrestato con A. Mosto, S. Canzio e altri, tutti accusati di avere "concertato e conchiuso fra loro, e risoluto di commettere un attentato contro la sacra persona del re" (Mazzini, pp. 190 s.); ma dopo qualche mese di detenzione ad Alessandria e nelle carceri genovesi di S. Andrea furono rilasciati con un non luogo a procedere e la loro scarcerazione si trasformò in una grande manifestazione repubblicana.
Nuovamente arrestato nella primavera del 1870 in seguito a un tentativo rivoluzionario di ispirazione mazziniana che a Genova abortì, il G. tornò libero solo sul finire di quell'anno, in tempo tuttavia per partecipare con il grado di maggiore alla spedizione garibaldina in aiuto della Francia, durante la quale operò in stretta collaborazione con Ricciotti Garibaldi e combatté con valore a Autun e a Digione, tanto che la Repubblica francese lo insignì di una croce della Legion d'onore. Tornato a Genova e sempre attivo nel movimento repubblicano, nel giugno 1875 fu candidato, con S. Canzio e L. Negrotto Cambiaso, per le elezioni amministrative. Nel 1878 subì l'ennesimo arresto - ancora con S. Canzio e A. Mosto - e ne seguirono grandi proteste dei repubblicani genovesi.
Si mosse in particolare Teresita Garibaldi, moglie di S. Canzio, indirizzando i propri strali contro B. Cairoli, allora presidente del Consiglio; infine da Caprera giunse a Genova lo stesso Garibaldi, che si recò trionfalmente a visitare i detenuti nel carcere di S. Andrea e ne ottenne in pratica la liberazione.
Nel 1882, unitamente allo zio F. Campanella, il G. si presentò candidato per le elezioni politiche con il sostegno del Comitato democratico radicale, ma non fu eletto. Tre anni dopo si trasferì a Roma, dove divenne subito uno degli esponenti più attivi dei circoli repubblicani della capitale, che provvide anche a finanziare generosamente. Nel gennaio 1894 fu con C. Meyer, E. Ferrari e A. Fratti firmatario di un appello indirizzato a tutte le componenti della democrazia romana per invitarle a unire i loro sforzi in direzione di un mutamento del sistema politico. Dopo la fondazione a Bologna del Partito repubblicano (novembre 1895) il G. vi aderì, schierandosi con E. Nathan e L.A. Vassallo su posizioni relativamente moderate. Fece poi parte, nel 1896, di un comitato per la costituzione della federazione regionale repubblicana del Lazio, che il 20 settembre di quell'anno convocò a Roma un congresso destinato a riordinare le forze del partito e a delinearne l'azione politica ed economica.
Sul finire del 1896 decise, nonostante la non più verde età, di partire alla volta della Grecia per unirsi al corpo delle camicie rosse che, al comando di Ricciotti Garibaldi, erano accorse in aiuto di quel paese impegnato nella guerra contro i Turchi. In Grecia assunse, con il grado di colonnello, il comando del 3° battaglione garibaldino posto a difesa delle Termopili. Alle elezioni politiche del marzo 1897, che registrarono un notevole successo dei repubblicani, il G. fu portato candidato nel secondo collegio di Roma, dove venne sconfitto, e in quello di Rimini, dove invece risultò eletto e dove gli fu riconfermata la fiducia nelle successive votazioni del 1900, 1904 e 1909. Di quella prima vittoria si rallegrò in modo particolare ritenendola - come scriveva il 1° apr. 1897 all'amico G. Dall'Orso - "nettamente schiettamente e sovranamente repubblicana", mentre i risultati genovesi erano stati negativi per colpa dei repubblicani di quella città i quali - seguitava il G. - "se […] continueranno in tante transazioni all'acqua di rosa finiranno in una democrazia monarchica e più realista del re" (Istituto mazziniano di Genova, Autografi, n. 26752).
Frattanto acquistava rilievo la sua azione in seno al Grande Oriente d'Italia, specie dopo che nel 1896 E. Nathan ebbe sostituito A. Lemmi quale gran maestro, suscitando grandi speranze tra quanti volevano una massoneria meno compromessa con i governi della monarchia e più fedele alle tradizioni anticlericali. Il G., che vi occupava ormai un posto di rilevanza nazionale, fu tra coloro che più si adoperarono in questa direzione. Utilizzando i circoli massonici operò attivamente per consentire, nell'aprile 1899, la nascita del quotidiano L'Italia, che a partire dall'ottobre seguente divenne l'organo ufficiale del Partito repubblicano, e fece parte del comitato per l'erezione del monumento a Giordano Bruno in Campo de' Fiori.
All'interno della sua famiglia l'anticlericalismo del G. era in stridente contrasto con le idee della sorella Rosa, suora in odore di santità e fondatrice della Congregazione delle figlie di S. Anna: ma tra i due non erano mancate forme di collaborazione, tanto che il G. venne anche accusato, nel 1907, d'essere "fattore delle monache di via Merulana", cioè della casa generalizia di quella Congregazione (Fiocchi, I, p. 2).
Alla Camera fu assiduo alle sedute ma poco attivo nei lavori parlamentari: non prendeva quasi mai la parola e si accontentava di lanciare di quando in quando un'apostrofe o una battuta divertente. Negli ultimi anni - "alto, magro, abbronzito, con un gran barbone da anacoreta ed un vocione da apostolo dalle cadenze immutabilmente liguri" (L'Illustrazione italiana, 22 giugno 1913, p. 627) - era soprattutto una figura pittoresca, un patriarca ormai inoffensivo che raccoglieva simpatie un po' in tutti i gruppi politici.
Morì a Roma il 17 giugno 1913.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. stor. del Comune, Lista di leva del 1836; Caffaro, 18 e 19 giugno 1913; Ediz. naz. degli scritti editi di G. Mazzini, LXXXVIII, ad ind.; A.M. Fiocchi, La serva di Dio Rosa Gattorno fondatrice delle figlie di S. Anna, I, Roma 1937, pp. 1 s., 5, 13, 290; II, ibid. 1941, pp. 130 s.; B. Montale, Antonio Mosto. Battaglie e cospirazioni mazziniane (1848-1870), Pisa 1966, pp. 157 s., 161, 167, 173, 176; M. Casella, I repubblicani a Roma alla fine del secolo (1889-1900), in L'associazionismo mazziniano. Atti dell'Incontro di studio, Ostia… 1976, Roma 1982, ad ind.; R. Beccaria, I periodici genovesi dal 1473 al 1899, Genova 1994, pp. 222, 311; T. Sarti, Il parlamento italiano, Roma 1898, s. v.; Enc. militare, IV, p. 30; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce.