FEDERICO II, DUCA D'AUSTRIA E DI STIRIA, IL BELLICOSO
Figlio di Leopoldo VI (v.), duca d'Austria, e di Teodora, nipote dell'imperatore bizantino Isacco Angelo II, nacque intorno al 1210. Nel 1226 sposò in prime nozze la figlia ‒ di cui non si conosce il nome ‒ della seconda moglie dell'imperatore bizantino Teodoro Lascari, matrimonio annullato nel 1229; nello stesso anno si unì in matrimonio con Agnese di Andechs-Merania (morta nel 1269), ma anche queste nozze furono annullate nel 1243. Da queste unioni non ebbe figli. Il soprannome di bellicosus risale già al XIII secolo.
Poiché i due fratelli maggiori morirono prima del 1230, F. acquisì il diritto alla successione: nello stesso anno l'imperatore gli infeudò l'Austria e la Stiria, ma fin dal principio il suo dominio si svolse sotto una cattiva stella. Il duca aveva un carattere impetuoso, non eludeva gli scontri e si rese inviso per la durezza del suo comportamento. Una rivolta dei Kuenringer, famiglia influente della regione a nord del Danubio, poté essere stroncata rapidamente, ma ad essa seguirono scontri militari con la Baviera e la Boemia. Più grave fu il conflitto successivo con il re Enrico (VII) e l'imperatore Federico II, che doveva protrarsi per quasi un decennio con alterna intensità. Dapprima l'oggetto del contendere fu il ritardo nel pagamento della dote di Margherita, sorella di F., moglie di re Enrico. Il duca, dopo aver temporeggiato a fronte della richiesta dell'imperatore di presentarsi alla dieta, accettò in seguito di recarvisi facendo riferimento al Privilegium minus del 1156 che aveva previsto una limitazione degli obblighi feudali. L'assemblea ebbe luogo comunque nel maggio 1232 a Pordenone, che faceva parte dei possedimenti dei Babenberg. Neppure il successivo incontro personale con l'imperatore contribuì a migliorare i rapporti. Quando Federico II, per reprimere in Germania la ribellione del figlio Enrico, nel maggio del 1235 attraversò la Carinzia, la Stiria e l'Austria Superiore, incontrò il duca a Neumarkt, dove scoppiò un grave dissidio, perché l'imperatore rifiutò di appoggiare la politica austriaca contro l'Ungheria e la Boemia. Le azioni militari contro questi due paesi non sortirono alcun esito positivo e provocarono una situazione di emergenza finanziaria alla quale il duca cercò di rimediare imponendo tassazioni e confische arbitrarie. Il generale scontento, di cui si fece addirittura portavoce la madre del duca, Teodora, si tradusse in accuse alla corte imperiale. Il processo si concluse alla dieta di Augusta nel giugno 1236 con la sentenza dei principi: bando dall'Impero, perdita delle terre, esecuzione da parte degli avversari di F., che da ogni lato si avventarono sui suoi possedimenti. Anche le città e i ministeriali lo abbandonarono, per cui ben presto egli rimase confinato in un ristretto territorio intorno a Wiener Neustadt.
Dopo il successo ottenuto contro i lombardi, l'imperatore decise di intervenire direttamente in Austria e di riorganizzare il potere. Provenendo dal Friuli attraversò la Stiria, festeggiò il Natale a Graz nel 1236 e da gennaio fino ad aprile del 1237 si trattenne a Vienna. Rilasciò privilegi ai monasteri sotto il controllo dei Babenberg, innalzò Vienna al rango di città imperiale, completò lo statuto cittadino e ampliò i diritti dei ministeriali di Stiria fissati nella Georgenberger Handfeste del 1186. Non appena l'imperatore si ritirò, il duca riuscì con rapidità sorprendente a ricostruire il suo dominio: seppe approfittare degli sforzi del pontefice per formare una coalizione antisveva nella Germania meridio-nale e nel 1238 si accordò con i suoi antichi avversari, il duca di Baviera Ottone III e il re di Boemia Venceslao I. La completa riconquista del potere si compì comunque nella prospettiva di una riconciliazione fra il duca e l'imperatore, che fu favorita nel 1239 dall'arcivescovo di Salisburgo e dal Gran Maestro dell'Ordine teutonico Enrico di Turingia. Il duca dovette però sottostare alla scomunica papale che colpiva tutti i sostenitori degli Svevi. Una riconciliazione generale con la nobiltà, i monasteri, le città e i vescovi completò l'opera di pacificazione. Quando il re ungherese Bela IV, dopo aver subito una rovinosa sconfitta dai mongoli sul fiume Sajo nella primavera del 1241, cercò l'appoggio del duca d'Austria, questi si fece pagare l'aiuto chiedendo la cessione delle contee di confine di Eisenburg, Ödenburg e Wieselburg. La sua posizione era così consolidata che pensò di sfruttare la lotta che infuriava sempre più violenta fra l'imperatore e il papa per trarne vantaggi personali. Da un lato, progettava di creare un vescovato regionale con sede a Vienna, il cui patrono sarebbe stato il pellegrino irlandese Coloman ucciso nel 1014 e sepolto a Melk, e papa Innocenzo IV, per conquistarsi alleati nell'Impero, si mostrò favorevole all'iniziativa. Dall'altro, il duca auspicava che l'imperatore innalzasse a Regno i territori dei Babenberg.
Federico II, rimasto vedovo nel 1241, progettò il suo matrimonio con la nipote di F., Gertrude, unione che in considerazione della mancanza di eredi del duca d'Austria faceva prospettare la possibilità di impadronirsi dell'eredità dei Babenberg e di assicurarsi l'appoggio politico del duca stesso. Dopo trattative preliminari l'affare avrebbe dovuto essere concluso alla dieta di Verona nel giugno 1245. Il duca fece la sua comparsa, ma Gertrude ‒ forse per motivi religiosi, o per attaccamento verso il suo precedente fidanzato, il principe boemo Ladislao ‒ si rifiutò d'intraprendere il viaggio. Di conseguenza il documento già preparato, che avrebbe significato per l'Austria e il suo duca un innalzamento di rango e un netto ampliamento dei suoi diritti, rimase lettera morta. Come anticipo per l'attesa presa di posizione a favore dell'imperatore F. ricevette, oltre a ricchi doni, la conferma del Privilegium minus del 1156, ma le trattative che erano state avviate a Verona non ebbero seguito.
Il duca nel 1246 si batté contro la Boemia, che evidentemente voleva imporre il matrimonio di Gertrude e Ladislao con la forza delle armi, e in seguito contro il re d'Ungheria, che intendeva riconquistare le contee occidentali perdute.
Il 15 giugno 1246, in uno scontro di scarsa importanza sul fiume Leitha, non lontano da Wiener Neustadt, F. perse la vita. Fu sepolto nell'abbazia cistercense di Heiligenkreuz. Con lui si estinse la linea maschile della casata dei Babenberg; le lotte per la successione si protrassero per anni e alla fine ne uscì vittorioso il re di Boemia Ottocaro II Přemysl.
Fonti e Bibl.:Urkundenbuch zur Geschichte der Babenberger in Österreich, a cura di H. Fichtenau et al., I-IV, Wien 1950-1997. A. Ficker, Herzog Friedrich II., der letzte Babenberger, Inns-bruck 1884; H. Hageneder, Die Beziehungen der Babenberger zur Kurie in der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts, "Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung", 75, 1967, pp. 1-29; K. Brunner, Zum Prozeß gegen Herzog Friedrich II. von 1236, ibid., 78, 1970, pp. 260-273; H. Dienst, Die Schlacht an der Leitha 1246, Wien 1972; F. Hausmann, Kaiser Friedrich II. und Österreich, in Probleme um Friedrich II., a cura di J. Flecken-stein, Sigmaringen 1974, pp. 225-308, in partic. pp. 242-308; Id., Österreich unter den letzten Babenbergern, in Das babenbergische Österreich (976 bis 1246), a cura di E. Zöllner, Wien 1976, pp. 54-68; K. Lechner, Die Babenberger, Wien-Köln 1976 (19924), in partic. pp. 275-298; H. Appelt, Das Herzogtum Österreich, in Österreich im Hochmittelalter, a cura della Kommission für die Geschichte Österreichs, Wien 1991, pp. 314-330; H. Dopsch-K. Brunner-M. Weltin, Österreichische Geschichte 1122-1378. Die Länder und das Reich. Der Ostalpenraum im Hochmittelalter, ivi 1999, in partic. pp. 188-203. Neue Deutsche Biographie, V, Berlin 1961, p. 524; Lexikon des Mittelalters, IV, München 1989, coll. 953-954.
Traduzione di Maria Paola Arena