FEDERICO III re di Danimarca e di Norvegia
Nacque nel 1604, figlio minore di Cristiano IV e di Anna Caterina di Brandeburgo; morì nel 1670. Dopo aver ricevuto una buona educazione, dalla quale ricavò salde conoscenze, e, fatto raro nei membri della sua famiglia, anche un vivo amore per la lettura e per le occupazioni scientifiche, visitò negli anni 1629-30 la Frisia e la Francia. Suo padre cercava di fargli avere importanti cariche ecclesiastiche nella Germania settentrionale, per favorire la sua politica: e così F. nel 1623 fu nominato vescovo di Verden e nel 1634 arcivescovo di Brema. Ma la sua posizione qui era incerta, parte per le sue continue discordie con gli "stati" parte per gli eventi politici della Germania. La guerra della Danimarca con la Svezia del 1643-45 durante la quale egli comandò, ma senza energia, una parte dell'esercito nei ducati di Schleswig e di Holstein, gli tolse anche i principati, ai quali egli rinunziò definitivamente nel 1647.
Nel 1647 suo padre gli affidò un nuovo compito, nominandolo luogotenente dei ducati di Holstein e Schleswig: ed egli, privato dei possessi in Germania, mostrò un interesse sempre più pronunciato per gli affari della Danimarca. Ma se da una parte la salute delicata e la mancanza di prole di suo fratello maggiore parevano aprirgli la strada verso il trono, d'altra parte la sua impopolarita fra i nobili rendeva questa prospettiva molto problematica. Nel 1643 aveva sposato l'orgogliosa e passionale Sofia Amalia di Brunswick-Lüneburg, donna ambiziosa ed energica, proveniente da un paese in cui prevalevano le tendenze assolutistiche, che esercitò un grande influsso sul marito: allora cominciò anch'egli a vagheggiare la dignità regia ereditaria, confermandolo in questo i suoi consiglieri tedeschi, ai quali il potere di un re elettivo danese appariva piccola cosa. La morte di suo fratello nel 1647 e del padre nel 1648 gli aprirono la via del trono. Dopo lunghe trattative con la nobiltà, F. venne eletto re.
Il suo regno fu diviso dagli anni di guerra 1657-60 in due periodi molto diversi. Nel primo, F. si tenne in disparte, lasciando il potere al Rigsdag, pur cercando di allargare l'autorità regia dentro i limiti stabiliti. Nel 1650 egli così ottenne il diritto di successione e il diritto di primogenitura nella sua parte dei ducati di Schleswig e Holstein. Il suo tentativo di abbattere i cognati, il potente intendente di corte Corfitz Uhlfeldt e il luogotenente di Norvegia, Hannibal Sehested, finì nel 1651 con la fuga del primo e le dimissioni del secondo.
La speranza di riacquistare i paesi perduti nel 1645, spinse nel 1657 F. a dichiarare guerra alla Svezia. Il risultato fu, l'anno seguente, la pace umiliante di Roskilde, in cui le provincie di là dal Sund vennero cedute alla Svezia. Nello stesso anno la pace fu nuovamente rotta a opera della Svezia; con l'aiuto degli Olandesi fu respinto l'assalto su Copenaghen, ma alla conclusione della pace nel 1660, le provincie erano perdute. Durante la guerra il potere del re era cresciuto; nel 1658 egli divenne sovrano regnante nella sua parte dello Schleswig e ricevette in possesso ereditario l'isola di Bornholm, sgombrata dagli Svedesi. E finalmente, il contrasto sorto durante la guerra fra i nobili e i borghesi, contrasto manifestatosi nel Rigsdag di Copenaghen nel 1660, diede al re l'occasione di estendere ancora di più il suo potere. Spinto sempre avanti da ufficiali e consiglieri tedeschi e dalla regina, si decise, sostenuto dal clero e dal ceto borghese, ad abbattere la potenza della nobiltà. Il 18 ottobre 1660 gli fu riconsegnata l'obbligazione ch'egli aveva rilasciato ai nobili nel salire al trono e il 15 novembre gli fu prestato omaggio come a un re sovrano. F. incaricò gli stati di preparare una nuova costituzione e introdusse nel 1661 l'assolutismo, che ricevette nel 1665 il suo definitivo compimento nel Königsgesetz (Legge del re).
Si pose rimedio alla disastrosa situazione finanziaria; l'amministrazione centrale fu riorganizzata e nell'amministrazione locale i feudi vennero sostituiti dagli uffici e il feudatario, militare e civile, dal funzionario permanente stipendiato e solamente civile. Il commercio e l'industria vennero protetti dal monopolio. Il timore che aveva F. dell'antica nobiltà lo indusse a trattarla duramente e a dar la preferenza negl'incarichi pubblici a gentiluomini oriundi dalla borghesia o agl'immigrati dalla Germania.
Le inclinazioni scientifiche di F. si erano dimostrate col suo interesse per i problemi religiosi, con l'aiuto concesso alla scienza delle antichità nordiche, col suo fervido studio delle scienze naturali; era un ammiratore di Tycho Brahe, e insieme con il suo medico italiano e chimico Francesco Borsi, si occupava di alchimia. La sua grande collezione di libri diede origine alla biblioteca reale.
F. era di carattere chiuso e dipedente, ma sapeva nascondere i suoi sentimenti con la perfetta padronanza di sé stesso. Parlava poco e scriveva ancora meno, rifletteva a lungo; ma era facilmente influenzabile. La popolarità, che egli aveva acquistato durante l'assedio di Copenaghen, svanì presto, quando egli, da re assoluto, si tenne distante dal suo popolo.