NAPOLI, Federico.
– Nacque a Palermo l’11 febbraio 1819 da Giovanni e da Margherita Estremola.
Dopo aver studiato all’Università di Palermo, dove era ancora fresca la memoria del magistero di Domenico Scinà, fisico e storico, di cui scrisse un sentito ricordo (Elogio di Domenico Scinà, in Atti dell’Accademia di scienze e lettere di Palermo, n.s. I, 1845), vi divenne professore ‘sostituto’ di matematiche sublimi in seguito alla morte del titolare, Gaetano Batà (1783-1842). Subito dopo, nel 1844, diventò titolare per concorso. «Nella nostra Università – scrisse l’astronomo Gaetano Cacciatore (1883, p. 109) – per lunghi anni, consacrando tutta la sua vita alla istruzione, diè prova di bella eleganza nel dire, di chiarezza d’idee e di profondità di studî». Aggiungendo subito dopo che Napoli, educato «ai principî nobili e generosi, ai quali in quei giorni era sospinta la nascente generazione», fece parte di quella schiera che nel 1848 preparò la memorabile riscossa dalla tirannide. Massimo Ganci (1981) cita Napoli come uno dei firmatari dell’atto di convocazione del Parlamento di Sicilia del 24 febbraio 1848. Sconfitta l’esperienza rivoluzionaria del ’48, Napoli fu costretto a battere le vie dell’esilio, trovando «asilo e conforto nell’unica terra Italiana, che generosa accoglieva nel suo seno quanti agognavano alla speranza d’un libero avvenire» (Cacciatore, 1883, p. 109): il Piemonte, verso cui Napoli partì esule nel giugno 1849. Già nel novembre dello stesso anno ottenne il posto di professore effettivo di matematiche speciali nel collegio Nazionale di Genova, oggi convitto Colombo. Il 25 agosto 1860 ricevette la nomina a professore di matematica nel liceo della città. Nel frattempo, nel maggio 1860, aveva fatto richiesta di aprire un corso privato di fisica-matematica in quella Università, dove l’insegnamento non figurava nel piano di studio né dei matematici né degli allievi ingegneri. La domanda, che il rettore trasmise al ministero in data 8 maggio 1860, non fu nemmeno presa in considerazione, probabilmente a causa degli avvenimenti politici che si andavano verificando.
Mentre era in esilio a Genova, si recò a Parigi, dov’era esule il grande arabista Michele Amari, il quale lo accompagnò alla Biblioteca Nazionale e lo aiutò a ottenere la licenza per studiare la collezione di manoscritti del celebre matematico siciliano Francesco Maurolico (1494-1575). Dal rapido riscontro che allora gli fu concesso di farne, gli parve che alcuni di quei manoscritti fossero inediti e fornissero pertanto materia importante per una utile pubblicazione. Si trattava infatti del manoscritto relativo al decimo libro degli Elementi di Euclide e di quello relativo alla Dialectica Maurolyci e al De subjecto et predicato, particolarmente interessanti a suo avviso questi ultimi due per comprendere lo stato degli studi nell’Italia meridionale e particolarmente in Sicilia negli anni di Maurolico. Più tardi, negli anni Settanta, Napoli riuscì ad averli in prestito grazie al supporto dei ministeri dell’Istruzione e degli Esteri. Il loro studio diede luogo a tre delle sue più importanti pubblicazioni: Nota intorno ad alcuni manoscritti di Maurolico della Biblioteca parigina, (in Rivista sicula di scienze, letteratura ed arti, IV [1872], ff. 9-10, pp. 185-192), Intorno alla vita ed ai lavori di Francesco Maurolico (in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, t. IX [1876], pp. 1-21); Scritti inediti di Francesco Maurolico (ibid., pp. 22-156).
Recatosi a Palermo per la vittoria garibaldina, il 2 ottobre 1860 scrisse al ministro della Pubblica Istruzione di non poter rientrare a Genova e chiese e ottenne, anche grazie all’interessamento diretto di Terenzio Mamiani della Rovere, di essere collocato in disponibilità senza stipendio. Due giorni dopo, un decreto pro-dittatoriale a firma Antonio Mordini - Gregorio Ugdulena sdoppiava la cattedra di matematiche sublimi dell’Università di Palermo: la prima, col nome di calcolo differenziale e integrale, venne affidata a Napoli, l’altra, col nome di introduzione al calcolo, all’ingegnere Giuseppe Albeggiani (1818-1892). Con altro decreto pro-dittatoriale, il 5 ottobre 1860 Napoli fu nominato componente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione di Palermo. Iniziava allora un’intelligente collaborazione con Francesco De Sanctis, documentata nella corrispondenza del grande letterato.
Subito dopo, fu nominato segretario generale del Dicastero della Pubblica Istruzione in Sicilia (mentre un altro matematico, Francesco Brioschi, rivestiva la stessa carica nella parte continentale) e fu ancora segretario generale dell’Istruzione dal 6 gennaio 1866 al 15 maggio 1869 sotto i ministeri di Domenico Berti, Cesare Correnti, Michele Coppino ed Emilio Broglio. La sua attività politica proseguì poi alla Camera, essendo stato eletto deputato nel collegio di Corleone nella IX e X legislatura del Regno d’Italia (rispettivamente 1865-67 e 1867-70).
La sua attività amministrativa e politica rivela con grande evidenza idee e riflessioni maturate durante le vicende risorgimentali e poi messe a confronto con le esperienze degli altri paesi europei negli anni dell’esilio. È questo un dato che accomuna tutta quella generazione di intellettuali: Napoli sembra progettare e organizzare con le medesime idee del milanese Brioschi. Si veda per esempio la relazione sull’Istituzione di un nuovo liceo nazionale, presentata al luogotenente già il 19 ottobre 1860 e pubblicata sul primo numero de La voce della Sicilia (28 ottobre 1860, p. 2): «L’istruzione pubblica secondaria in Sicilia bisogna essere creata, perché i pochi stabilimenti di questo genere che al presente esistono danno risultati assai scarsi ed incompleti, sì per la mancanza nei loro ordini e nei metodi d’insegnamento, come anche pel difetto di quegli studi che si rendono più proficui negli usi della vita civile. La riforma delle scuole secondarie, dalle quali dipende tanta parte della civiltà di un paese, è antico desiderio tra noi. Era generalmente sentito il difetto delle nostre scuole, nelle quali l’assoluto predominio degli studi di lettere latine insegnate con metodi che producevano un grande spreco di tempo, dava un campo minore agli studi di lettere italiane; e trascuravansi affatto gli studi delle scienze che diconsi esatte, e delle scienze fisiche che formano parte integrante negl’istituti secondari di quei paesi, che più sono in voce di dotti e di civili. Infatti allorché nel 1848 in seguito agli avvenimenti politici che resero alla Sicilia il governo di se stessa, fu abolita la Compagnia di Gesù e venne creato un liceo nel luogo stesso ove la compagnia teneva le sue scuole, nell’ordinamento di quello istituto vennero compresi in larga misura gli studi scientifici, e l’organico di esso ha potuto quindi servirci utilmente di punto di partenza, per arrivare al progetto che oggi le proponghiamo».
Secondo Cacciatore, poiché la vita politica attiva aveva finito per nuocere alle sue condizioni di salute, Napoli se ne ritirò per dedicarsi agli studi e in particolare – desideroso di far «rilucere le antiche glorie del suo paese» (Cacciatore, 1883, p. 110) – alla storia delle scienze fisiche e matematiche in Sicilia.
A questo periodo risalgono la memoria su Odierna (Della vita e delle opere di Giovan Battista Odierna astronomo fisico e naturalista del secolo XVII: memoria, Palermo 1881), letta all’Accademia di scienze e lettere di Palermo, e la biografia del fisico Macedonio Melloni (1798-1854), destituito nel 1848 malgrado la larga fama europea, pubblicata sulla Rivista contemporanea di scienze, lettere, arti e teatri (IV [1856], pp. 245-270), che testimonia altresì gli stretti rapporti di Napoli con la cultura piemontese. Gli altri contributi di questo periodo riguardano la sua attività di educatore e di regolatore degli studi, che molto ricorda il magistero di Scinà, di cui è nota la grande influenza sulla generazione risorgimentale siciliana, dal botanico Filippo Parlatore al chimico Stanislao Cannizzaro. Esemplari di questo impegno sono i lavori: Quale estensione e quale indirizzo deve avere l’insegnamento delle matematiche in ciascuno degli istituti d’istruzione primaria e secondaria (relazione tenuta al Congresso pedagogico italiano, Palermo, settembre 1876, e pubblicata negli atti relativi, a cura di E. Latino, Palermo 1877), e L’insegnamento della geografia nelle scuole italiane, Palermo 1880.
Morì a Roma nel 1883.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, b. 1456, f. N. F.; G. Cacciatore, Necr., in Annuario della R. Università degli studj di Palermo, a.a. 1882-83, Palermo 1883, pp. 109-110; O.C. Mandalari, Gli esuli meridionali nel giornalismo piemontese dal 1850 al 1860, inRassegna contemporanea, s. 2, VI (1913), p. 16; F. De Sanctis, Epistolario: 1861-1862, a cura di G. Talamo, Torino 1969, ad ind.; M. Ganci, Storia antologica della Autonomia Siciliana, I, Palermo 1981, pp. 22-26; A. Brigaglia, La matematica (1779-1970), in Le scienze chimiche, fisiche e matematiche nell’Ateneo di Palermo, a cura di P. Nastasi, Palermo 1998, pp. 197-250 (in particolare pp. 200 s.).