SACCO, Federico
– Nacque a Fossano (Cuneo) il 5 febbraio 1864 da Giuseppe, medico condotto, e da Faustina Quaglia, di nobile famiglia torinese.
Dopo gli studi secondari a Fossano, Federico Sacco si laureò nel 1884 in scienze naturali all’Università di Torino; fu discepolo di Martino Baretti, collaboratore e amico di Quintino Sella e di Luigi Bellardi, illustre paleontologo piemontese. Già dal 1883, e sino al 1886, fu assistente al Museo di zoologia e anatomia comparata; libero docente in geologia nel 1886, ottenne nel 1898 la cattedra di geologia presso la Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino. Professore ordinario dal 1903 e direttore del Museo di geologia e mineralogia, trascorse tutta la sua carriera a Torino. Nel 1935, collocato a riposo, venne nominato professore emerito al Politecnico di Torino.
Sacco è stato probabilmente uno dei più prolifici e infaticabili geologi e naturalisti della fine del XIX e della prima metà del XX secolo. Autore di più di seicentotrenta pubblicazioni, tra cui decine di volumi che spesso superavano le quattrocento pagine, praticò molte delle discipline connesse alle scienze della Terra, dalla tassonomia dei molluschi dei terreni terziari alla cartografia geologica, dalla glaciologia all’evoluzione della vita sulla Terra. I suoi studi sui ghiacciai alpini, novantaquattro in tutto, illustrati da un ricco apparato fotografico, costituiscono in molti casi testimonianze preziose del recedere dei ghiacci e del mutamento climatico. Alla storia della vita sulla Terra dedicò un lungo saggio, pubblicato anche in francese, in cui descriveva, senza ricorrere a una sola nota o a una singola citazione dai classici dell’evoluzionismo, il procedere dei fenomeni biologici dal livello fisico-chimico al sorgere dell’intelligenza e del sentimento religioso (L’évolution biologique et humaine. Essai synthétique et considerations, Torino-Parigi 1910), cui fece seguire, nel 1937, una ‘commedia biologica’ indirizzata al grande pubblico (Origine ed evoluzione della vita. Biologica commedia in quattro atti e un prologo, Milano).
Fu consulente per il tracciato di diverse linee ferroviarie nel Nord-Ovest del Paese; si interessò ai problemi delle materie prime in Italia, partecipando attivamente alla campagna per favorire misure autarchiche prima e durante il fascismo; richiamò l’attenzione sui problemi dell’approvvigionamento idrico a lungo termine di aree urbane in rapida espansione; fu consulente per le ricerche di idrocarburi nella Valpadana tramite trivellamento di pozzi a grande profondità. Non disdegnò la divulgazione scientifica e fu apprezzato astronomo dilettante. Fu tra i fondatori nel 1911-12 della società Urania, nata da una litigiosa scissione dalla Società astronomica italiana, per cui diresse i Saggi di astronomia popolare. Contribuì con decine di articoli a riviste di escursionismo, di alpinismo, di storia naturale e scienza per il grande pubblico. La sua concezione della geologia abbracciava anche la teoria della formazione dei pianeti, la superficie della Luna e quella di Marte, le origini dell’Universo (Universo. Saggio di sintesi cosmica, Torino 1916). Alpinista e membro molto attivo del Club alpino italiano, collaborò con il Touring Club nella redazione di testi sulle bellezze delle montagne e dei paesaggi italiani (Le Alpi, Milano 1934, con 1000 illustrazioni).
La paleontologia e la geologia del Piemonte furono il fulcro dei suoi interessi e fornirono materia per le prime pubblicazioni. Esordì nel 1884 con una memoria sui molluschi lacustri del Piemonte (Nuove specie fossili di molluschi lacustri e terrestri in Piemonte, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XIX [1884], pp. 337-354) e sul sollevamento alpino-appenninico (L’alta Valle Padana durante l’epoca delle terrazze in relazione col contemporaneo sollevamento della circostante catena Alpino-Appenninica, ibid., pp. 795-816). Nel 1887 riprese l’opera in cinque volumi di Bellardi, I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, completando (1890) il sesto volume lasciato incompiuto alla morte del maestro e dando alle stampe il trentesimo volume nel 1904. I criteri tassonomici seguiti favorivano la moltiplicazione delle specie e dei generi e subgeneri. L’opera riveste ancor oggi un certo interesse per la documentazione che offre di importanti collezioni andate distrutte nel corso dei bombardamenti della seconda guerra mondiale; è stato calcolato che i volumi forniscono 12.299 illustrazioni delle conchiglie fossili descritte (R. Malaroda, Ricordando Federico Sacco, in Bollettino del Club alpino italiano, XCI (1990), pp. 81-83). Parte della Collezione Bellardi e Sacco si è tuttavia salvata ed è conservata presso il Museo di geologia e paleontologia dell’Università di Torino. Nel corso della sua carriera, Sacco pubblicò più di sessanta lavori di paleontologia.
Nel campo della geologia descrittiva, diede contributi cartografici che coprivano l’intera penisola, con incursioni in Etiopia e in Istria, la cui italianità, a suo dire, era comprovata dalla struttura del suolo (Schema geologico dell’Etiopia, in Materie prime d’Italia e dell’Impero, II (1937), pp. 433-437; L’Istria: cenni geologici generali, in Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, 1924, vol. 19). Pubblicò nel 1904 una carta dell’Appennino settentrionale e centrale alla scala 1:500.000; tra il 1922 e il 1942, diede alle stampe trentanove fogli della Carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000, tra cui i fogli Torino, Vercelli, Macerata, Pesaro, rifiutando ogni compenso per il lavoro svolto. Camminatore infaticabile, Sacco aveva percorso a piedi decine di migliaia di chilometri. Nel 1904 dichiarava che le sue osservazioni sul campo si erano estese per 22.000 chilometri, e forse il doppio ne percorse ancora nel corso della sua vita.
Presidente del Regio comitato geologico dal 1927 sino alla sua abolizione nel 1943, fu poi membro del comitato consultivo per la Carta geologica dal 1946 alla morte. I suoi rapporti con l’Ufficio geologico incaricato del rilevamento della Carta alla scala 1:100.000 furono improntati a una spiccata conflittualità. Il personale dell’Ufficio geologico contestava la pericolosa rapidità con cui il professore rilevava le sue carte. Dopo aver ritardato l’uscita di diverse carte invocando la necessità di correggere errori di dettaglio, in una riunione convocata per l’11-12 novembre 1933 il direttore del Servizio geologico Giovanni Aichino affrontò duramente Sacco. Al termine di due giorni di scontro, fu deciso che i docenti universitari membri del comitato dovessero astenersi dal rilevare carte e che le scarse risorse disponibili dovessero essere più utilmente impiegate nel supportare i lavori di campagna degli ingegneri rilevatori. La vicenda, di cui si decise di non fare menzione in pubblico, illustrava la persistente rivalità tra i geologi universitari e il personale dell’Ufficio geologico nella travagliata storia della Carta geologica d’Italia (P. Corsi, Much ado about nothing. The Italian geological survey, 1861-2006, in Earth sciences history, 2007, vol. 26, pp. 97-125, in partic. pp. 114 s.). Sacco continuò a pubblicare le carte già in lavorazione, ma la sua autorità all’interno del Comitato era minata per sempre.
Morì a Torino il 14 ottobre 1948.
Fu membro di diverse accademie italiane, tra cui l’Accademia dei Lincei dal 1925 e della Sociéte géologique de France. Fu presidente della Società geologica italiana nel 1907 e nel 1924. Scarsi furono i necrologi pubblicati alla sua morte, che fu del tutto ignorata dal Bollettino del Servizio geologico, nonostante Sacco fosse stato l’autore del maggior numero di carte geologiche mai pubblicate da un singolo geologo. Negli ultimi due decenni la sua prolifica attività è tornata all’attenzione di scienziati e storici.
Fonti e Bibl.: Il Museo regionale di scienze naturali di Torino conserva 2200 carte topografiche, tra cui 1600 carte di campagna, con annotazioni manoscritte di Sacco.
Elenco delle pubblicazioni di F. S., Torino 1948; G. Cecchini, Notizia biografica: F. S., in Memorie della Società astronomica italiana, XX (1949), pp. 87 s.; L. Peretti, F. S., in Annuario. Politecnico di Torino, Torino 1950, pp. 831-836; M. Gortani, Commemorazione, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei, Rendiconti, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, s. 8, 1957, vol. 22, 2, pp. 226-232; F. S. Murandosi nella sua casa avita in Fossano una lapide per ricordarlo, Fossano 1958; E. Ferrero et al., Catalogo dei tipi e degli esemplari figurati della collezione Bellardi e S., I parte, Torino 1981, II parte, 1984; F. S. geologo e paleontologo (Fossano, 1864-1948). Atti della giornata di studio... 1998, Fossano 1999 (in partic. G. Peyronel, La cartoteca S. e la sua catalogazione, pp. 21-23; F. Campanino, - G. Peyronel - G. Mortara, Bibliografia, ‘revisione approfondita della bibliografia di Sacco’, pp. 73-99).
Si ringraziano Maurizio Comba e la Biblioteca civica di Fossano per il reperimento di informazioni biografiche.