Federico (Federigo) Tignoso
Nel canto XIV del Purgatorio, Guido del Duca, a rampogna della Romagna contemporanea, rievoca con malinconia personaggi della Romagna antica, dove fioriva amore e cortesia: tra essi, Federigo Tignoso e sua brigata (v. 106).
Dice Benvenuto che F. fu " vir nobilis et dives de Arimino, cuius domus erat domicilium liberalitatis, nulli honesto clausa; conversabatur laete com omnibus bonis; ideo Dantes describit ipsum a societate sua, quae erat tota laudabilis... Habebat pulcerrimum caput capillorum flavorum; ideo per antiphrasim sic dictus est "; ma sembra che sia esistito a Ravenna e nel suo territorio un casato Tignosi. Comunque, dall'antico ceppo dello stesso casato, di origine forse ravennate, sarebbero usciti anche i Traversari e gli Anastagi, le due illustri famiglie di Ravenna ormai decadute ai tempi di D., che Guido ricorderà nel v. 107 (le rievocherà più tardi anche il Boccaccio). La vita di questo riminese, dice l'Ottimo, " fu in Brettinoro ". Bertinoro, " nobilissimum castellum quasi in centro Romandiolae ", era la patria di Guido del Duca, Arrigo Mainardi e Guido di Carpigna; e nella piazza di Bertinoro era eretta, raccontano gli antichi commentatori e ripete amorosamente Corrado Ricci, la famosa " colonna degli anelli ", il documento più famoso, egli dice, dell' " ospitalità ducentesca romagnola ". Ma di F. non possediamo alcun documento che ci riveli con precisione gli anni in cui visse e ci dia " a sapere qualche cosa de' fatti suoi ", dichiara il Casini, richiamandosi alle infruttuose ricerche del Tonini. Si può anche ritenere (sempre secondo il Casini), rettificando le affermazioni del Brigidi, che da Longiano " bella e fiorente terra riminese " F., vissuto molto probabilmente nella prima metà del sec. XIII, traesse origine (ma non vi fosse nativo) oppure vi avesse possessi e ville.
D. fa di F. e della sua brigata una testimonianza di quell'ideale superiore di cortesia, facente tutt'uno con l'onestade (Cv IV XVI 9-10). Questo ideale è celebrato da uno spirito invidioso, chiuso in terra a ogni senso di carità, ma non certo ignaro di quelle forme di gentilezza della sua terra di Romagna. Sottile e pungente è il contrappasso, e sapientemente elaborati sono i moduli stilistici della rassegna degli antichi Romagnoli, come ricca è la tematica morale, e magistrale la variatio retorica di questo canto ‛ tosco-romagnolo ', che sale infine alla contemplazione delle bellezze etterne. E il ‛ nome ' di F. come gli altri ‛ nomi ' della rassegna, si riempie delle risonanze magnanime, dolorose dell'animo di D., ed è elevato esempio di un vagheggiamento e di un rimpianto: Non ti maravigliar s'io piango, Tosco, / quando rimembro...
Bibl. - A. Brigidi, F.T. e la sua brigata, Roma 1853; T. Casini, D. e la Romagna, in " Giorn. d. " I (1893) 303-313; A. Bassermann, Beiträge zu Motiven und Quellen der ‛ Divina Commedia ', in " Studien zur vergleichenden Literaturgeschichte ", vol. VIII, fasc. 1, Berlino 1908; C. Grabher, Il canto XIV del Purgatorio, in " Siculorum Gymnasium " n.s., X (1957) 151-166; A. Piromalli, Il canto XIV del Purgatorio, in " Convivium " n.s., XXX (1962) 654-669; G. Grana, Il canto XIVdel Purgatorio, Firenze 1967,481-532.